Pacchetto Primavera della Commissione Europea. Pensioni e Politiche Sociali

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Il 23 maggio la Commissione europea ha presentato il cosiddetto Pacchetto di Primavera 2018 di cui fanno parte le Raccomandazioni specifiche che disegnano gli orientamenti indirizzati agli Stati membri per le riforme economiche per i prossimi 12-18 mesi.

Nel corso della conferenza stampa il Vicepresidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis, responsabile per l’Euro, il dialogo sociale, la stabilità finanziaria, i servizi finanziari e l’Unione dei mercati dei capitali, ha dichiarato: “L’Europa sta vivendo la crescita più forte degli ultimi dieci anni, destinata a continuare quest’anno e l’anno prossimo”. A fronte dei nuovi rischi che stanno emergendo, anche al di fuori dell’UE, come la volatilità dei mercati finanziari e il protezionismo commerciale, il Vicepresidente consiglia di “sfruttare l’attuale congiuntura favorevole per rafforzare la resilienza delle nostre economie, creando riserve di bilancio, che darebbero ai paesi maggiori margini di manovra nei prossimi periodi di rallentamento economico”. Sono inoltre necessarie “anche riforme strutturali per promuovere la produttività, gli investimenti, l’innovazione e la crescita inclusiva.”

Marianne Thyssen, Commissaria responsabile per l’Occupazione, gli affari sociali, le competenze e la mobilità dei lavoratori, ha dichiarato: “Le raccomandazioni di quest’anno sono più che mai incentrate su occupazione, istruzione e questioni sociali. Ciò dimostra la determinazione della Commissione a focalizzare l’attenzione sull’attuazione del pilastro europeo dei diritti sociali in tutti gli Stati membri e a migliorare le condizioni di vita e di lavoro di tutti i cittadini europei.”

Si tratta di uno dei momenti più importanti del ciclo annuale di coordinamento delle politiche che si apre a novembre con la fissazione da parte della Commisisone delle priorità per l’anno successivo e prosegue con la fase di “analisi”, nel mese di febbraio (pubblicazione dei Country Report sulle politiche economiche e sociali), e quella di “presentazione” dei PNR degli Stati membri (programmi nazionali di riforma e stabilità) a cavallo di marzo/aprile. Una volta valutati i piani/programmi dei governi dell’UE, la Commissione presenta a ciascun paese le raccomandazioni specifiche con le modalità per stimolare la crescita e l’occupazione. Questi orientamenti (raccomandazioni) che possono essere realisticamente conseguiti nel breve e medio termine nel rispetto delimiti imposti dal patto di stabilità e crescita e mantenendo in ordine i conti pubblici.

In tema di contenimento del debito pubblico e di disavanzo eccessivo, il Commissario agli affari economici, finanziari, fiscalità e dogane, Pierre Moscovici, ha sottolineato che: “Per la prima volta dalla creazione della moneta unica, tutti i paesi della zona euro registrano un disavanzo al di sotto del 3% del PIL nel 2018. Ci sono voluti anni di politiche di bilancio responsabili per portare i paesi dell’UE a questo punto, e dobbiamo garantire che la responsabilità continui a essere la regola del gioco anche in futuro (…). Prevenire è meglio che curare e il momento per prevenire l’insorgere di problemi gravi è adesso che l’economia è forte.”

Le raccomandazioni saranno discusse tra i governi in seno al Consiglio, quindi approvate dai leader dell’UE in occasione del vertice nel mese di giugno e adottate formalmente dai ministri nazionali delle finanze a luglio. Il ciclo si concluderà a ottobre, quando i governi nazionali presenteranno i documenti programmatici di bilancio tenendo conto delle raccomandazioni dell’UE adottate dal Consiglio in estate.

 

Lo Stato dell’economia europea

Nel corso della Conferenza stampa di presentazione delle Raccomandazioni la Commissione ha sottolineato che l’economia europea sta crescendo al ritmo più rapido degli ultimi dieci anni, con livelli di occupazione record, investimenti in ripresa e migliori finanze pubbliche. Secondo le previsioni di primavera 2018 della Commissione, la crescita nei prossimi due anni, pur restando solida, subirà un leggero rallentamento. Le attuali condizioni favorevoli dovrebbero essere valorizzate per rendere le economie e le società europee più forti e più resilienti. Le raccomandazioni specifiche per paese proposte oggi si basano sui progressi già compiuti negli ultimi anni e mirano a valorizzare le buone prospettive economiche per orientare gli Stati membri nell’adozione di ulteriori iniziative.

Secondo la Commissione il miglioramento del contesto economico rappresenta l’occasione di concentrarsi su una nuova serie di priorità, per attuare gli interventi necessari in ambito nazionale, tenendo in considerazione la stretta interdipendenza delle economie dell’UE, in particolare di quelle della zona euro. In particolare, la Commissione ha invitato gli Stati membri a perseguire riforme strutturali che migliorino il contesto imprenditoriale e le condizioni per gli investimenti, soprattutto riformando il mercato dei prodotti e dei servizi, sostenendo l’innovazione, migliorando l’accesso delle piccole e medie imprese ai finanziamenti e contrastando la corruzione.

L’Italia è tra i paesi che ancora registrano squilibri eccessivi (con Cipro e Croazia). Altri otto paesi presentano squilibri di minore entità (Bulgaria, Francia, Germania, Irlanda, Spagna, Paesi Bassi, Portogallo e Svezia). La Commissione prevede di effetture un monitoraggio dedicato in tutti questi Stati membri, al fine di seguire da vicino gli interventi nel contesto della procedura per gli squilibri macroeconomici (il monitoraggio sarà tanto più approfondito quanto più significativi saranno i problemi rilevati e la gravita degli squilibri.

 

Le Raccomandazioni specifiche per l’Italia 2018

Per quanto concerne le Raccomandazioni specifiche indirizzate all’Italia individuano alcuni ambiti di azione economica e politica in cui, secondo la Commissione, il nostro paese deve apportare misure correttive e di riforma a partire dalla Legge di Bilancio del 2019.

Si tratta della riduzione del debito pubblico, della diminuzione del costo del lavoro (tassazione), della riduzione della quota delle pensioni di vecchiaia nella spesa pubblica per avere risorse da dedicare alle spese sociali (Raccomandazione specifica n. 1).

Come pure della riduzione dei tempi della giustizia civile, del miglioramento della rete anticorruzione, del contrasto ai fenomeni che limitano la competitività, compreso nei servizi. (Raccomandazione specifica n.2).

Anche in ambito finanziario, al fine di ridurre gli stock di non-performing loans e favorire l’accesso al credito per le imprese l’Italia dovrà fare di più. Infatti, tra i fattori strutturali che ostacolano gli investimenti ci sono: l’ambiente poco favorevole alle imprese, la carenza di finanziamenti connessa a mercati di capitali sottosviluppati, la scarsità di lavoratori con alte qualifiche derivante sia dal brain drain sia dalla scarsa diffusione della formazione continua. (Raccomandazione specifica n.3)

In ambito sociale è necessario introdurre misure per migliorare il capitale umano e le competenze al fine di migliorare l’occupablità e intercettare la domanda di lavoro da parte del mercato. Per ottenere tali risultati l’Italia deve rafforzare ulteriormente la riforma delle politiche attive del lavoro e incoraggiare la partecipazione delle donne al mcercato del lavoro con una strategia complesssiva che va dalla semplificazione e razionalizzazione delle misure di supporto alla famiglia all’aumento dell’offerta di servizi di cura per i figli.

Secondo la Commissione l’Italia non fa abbastanza per la ricerca, l’innovazione, la diffusione delle competenze digitali che devono ricevere risorse economiche più ingenti (dal 2007 questi settori hanno visto solo diminuire le risorse loro destinate). Anche le infrastrutture e le reti di trasporti devono essere consolidate mediante investimenti orientati al risultato. Mancano inoltre laureati (siamo il penultimo paese dell’UE per numero di laureati). (Raccomandazione specifica n. 4)

Riguardo ai temi delle pensioni e dei servizi professionali si segnala che il Considerandum 11 dove si esamina la situazione della spesa italiana per le pensioni di vecchiaia (pari a circa il 15% del PIL), tra le più alte dell’UE. Se le riforme pensionistiche degli ultimi 6-7 anni hanno frenato le passività implicite all’invecchiamento della popolazione, migliorando la sostenibilità a lungo termine (anche grazie all’adeguamento dell’eta pensionabile all’aspettativa di vita), le leggi di bilancio del 2017 e del 2018 contengono disposizioni che hanno parziamente annullato quelle riforme. Si legge nel Considerandum: “L’Italia ha una percentuale di popolazione con più di 65 anni più alta rispetto alla media dell’UE. Si prevede che questa aumenterà ulteriormente nel tempo, peggiorando il tasso di dipendenza degli anziani in Italia. Pertanto, si prevede che le spese pensionistiche aumenteranno nel medio termine. L’elevata quota di spesa pubblica dedicata alle pensioni di vecchiaia comporta una riduzione delle risorse pubbliche per la spesa sociale, compresa la lotta alla povertà, e per le voci di spesa che rafforzano la crescita come l’istruzione, la cui percentuale di spesa è in calo dall’inizio degli anni 2000. Pur rispettando i principi di equità e proporzionalità, si potrebbero ottenere risparmi sostanziali intervenendo sulle pensioni più elevate non interamente coperte da contribuzione.” (Considerandum 11)

Il Considerandum 17, invece, analizza la situazione degli ostacoli alla libera concorrenza che impediscono la crescita economica del Paese. Tra i settori in cui sarebbero ancora presenti tali ostacoli troviamo i servizi professionali “(…) Sono ancora presenti ostacoli alla concorrenza in alcuni settori, come i servizi professionali, i trasporti pubblici locali, le ferrovie e il commercio”.

 

In allegato le Raccomandazioni della Commissione Europea