Tajani, Casse osservatori delle L.P. Oliveti “Guardare alle grandi sfide”. Kilger, ABV “Il Sistema saprà rispondere”

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Il Presidente del Parlamento Europeo, Antonio Tajani ha aperto la due giorni (il 5 e 6 giugno),  di lavori europei delle Casse di previdenza private aderenti all’AdEPP, intervenendo al seminario ristretto organizzato dall’Associazione dal titolo “Tendenze di medio-lungo periodo del sistema pensionistico italiano: le prospettive per gli Enti di previdenza privata dei professionisti”, organizzato da AdEPP e al quale hanno partecipato oltre ad alcuni presidenti delle Casse l’Onorevole Patriciello, due economisti della Commissione europea (DG EMPL e DG ECFIN) e il prof. Alessandro Rosina dell’Università Cattolica di Milano.

“Sono lieto di salutare le Casse di previdenza dei liberi professionisti italiani con le quali a livello europeo collaboriamo da anni per aiutare il settore delle professioni – ha detto il Presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, intervenendo al seminario  tenutosi il 5 giugno –  Le Casse infatti, come sistemi previdenziali obbligatori, ci consentono di osservare meglio cosa accade nel mondo delle libere professioni.  Sappiamo che a livello europeo abbiamo un quadro eterogeneo dal punto di vista giuridico, ma dal punto di vista economico e sociale vi sono dei trend in comune, dal punto di vista demografico e tecnologico ed economico, che riguardano tutte le professioni in Europa.

“E’ giusta l’attenzione delle Casse ai temi dell’invecchiamento demografico – ha continuato Tajani – gli effetti della riduzione della natalità e gli effetti dei processi migratori e della mobilità del capitale umano. Tutto questo richiede politiche e misure non solo per il lavoro subordinato, ma anche per il lavoro autonomo e professionale. Dal punto di vista lavoristico le nuove tecnologie stanno cambiando il panorama delle professioni. Anche le libere professioni, pur avendo un ordine professionale, non sono immuni dai cambiamenti connessi alla competizione globale con nuovi modelli organizzativi, digitalizzazione, intelligenza artificiale, lavori in piattaforma, et. Molta attività professionale viene e verrà organizzata in maniera nuova: non sarà lavoro autonomo, ma lavoro societario, oppure attraverso software e quindi reddito da capitale. Il lavoro in piattaforma e altre forme di organizzazione costituiscono importanti sfide anche per le professioni”.

E per il Presidente Tajani “Ci sono settori come i giornalisti, gli agenti di commercio, ragionieri ma anche avvocati e medici nel prossimo futuro che sono interessati da profondi cambiamenti lavoristici. Abbiamo trasformazioni e distruzione di lavoro. Dovremo cogliere la pars costruens di questi processi. Dobbiamo sostenere con i Fondi europei e con le politiche europee i cambiamenti demografici, le casse italiane già lo fanno con il loro welfare integrato, costituendo una buona pratica. Il welfare non potrà essere solo a carico del bilancio pubblico e quindi è utile che corpi intermedi come le casse si facciano carico di platee che solo le Casse conoscono bene nei loro bisogni. Tutto questo ha effetti sui redditi di oggi ma anche sulle pensioni di domani. Se l’Europa vuole essere più sociale, come sta cercando di fare con il Pillar of social rights e altri strumenti, dovrà seguire anche il lavoro autonomo e professionale che come tutti i lavori non sarà il lavoro per tutta la vita ma che costituisce un settore di competizione europea e internazionale”.

“Il parlamento europeo e la Commissione europea  – ha concluso il Presidente del Parlamento Europeo – dovranno fare molto di più anche per questi settori altrimenti ne pagheremo le conseguenze in termini di Pil e di disagio sociale”.

Il seminario ha favorito il confronto diretto tra i presidenti delle Casse e gli esperti della Commissione europea che lavorano ai due rapporti che individuano indicatori utilizzati dalla Commissione e Stati membri per le stime sulla sostenibilità dei sistemi pensionistici (da qui al 2070) Ageing Report 2018 e Pension Adequacy Report 2018.

“Siamo fondi pensione che, con le dovute differenze (noi a ripartizione pay-as-you-go e i tedeschi a capitalizzazione), non possono non guardare alle grandi sfide sociali ed economiche, presenti e future – ha detto il Presidente AdEPP, Alberto Oliveti, nel suo intervento durante la Conferenza Europea  “Distruptive Effects of Demography and Digitization on Social Security of Liberal Professionals” tenutasi presso la sede del Comitato delle Regioni il 6 giugno, che ha visto la partecipazione dell’Ocse, della Commissione europea, di Parlamentari dei gruppi PPE e S&D, dell’Eurofou[frame src=”IMAGE_SRC” width=”IMAGE_WIDTH” height=”IMAGE_HEIGHT” lightbox=”on” title=”IMAGE_TITLE” align=”left” ]
nd, di prestigiose Università ed Enti di ricerca, tra cui l’INAPP rappresentato dal Presidente Stefano Sacchi. – 
I fondi pensione dei professionisti italiani, proprio in quanto sistemi a contribuzione obbligatoria, fondano la propria sostenibilità sulla continuità contributiva degli iscritti, dunque dipendono dalla durata della vita lavorativa, dalle platee professionali e dalla loro capacità di produrre reddito. Era necessaria, secondo AdEPP e ABV, una riflessione che raccogliesse in un unico contenitore sia la sfida demografica sia quella della digitalizzazione per l’impatto diretto e indiretto che possono avere anche sui sistemi pensionistici dei liberi professionisti. Siamo in un periodo di grandi trasformazioni a livello sociale ed economico, non solo nel Vecchio Continente. Lo evidenziano i più recenti rapporti delle organizzazioni e istituzioni internazionali presenti anche oggi. Le diverse dinamiche in atto, tra cui la globalizzazione, la digitalizzazione, i mutati andamenti demografici, unite a uno sviluppo tecnologico a tratti frenetico, stanno modificando profondamente il mercato del lavoro e le vite lavorative delle persone, compresi i liberi professionisti”.

Per il Presidente AdEPP i dati parlano chiaro.  “Secondo le proiezioni del Rapporto ESDE 2017 della Commissione europea (Sviluppi Occupazionali e Sociali in Europa), di cui si dirà nella Sessione 1, entro il 2060 la popolazione in età da lavoro (20-64 anni) diminuirà del 13%, con un tasso medio annuale del – 0,3% mentre il numero degli over 65 aumenterà in media dell’1% l’anno. Gli stessi sistemi di welfare, che hanno il compito fondamentale di garantire l’equità tra le generazioni, potrebbero aver bisogno di progressivi aggiustamenti per garantire tale equità nel tempo. Il Rapporto sull’invecchiamento 2018 con le proiezioni economiche e finanziarie 2016-2070 (Ageing Report 2018), appena pubblicato dalla Commissione europea , ci dice che nei prossimi 50 anni il nostro continente sarà interessato da un invecchiamento progressivo che inciderà fortemente sui costi fiscali legati a pensioni, assistenza sanitaria e cure di lungo periodo – ha sottolineato Olvieti – Secondo il Rapporto (che utilizza le proiezioni Eurostat più recenti) è prevista una diminuzione di circa 6 milioni di abitanti in totale nell’UE risultante da alcuni marcati aumenti in alcuni paesi (in Gran Bretagna +15,4mln e Francia +10,2 milioni -superando qui i 77 milioni) e forti diminuzioni in altri Stati membri, tra i quali la Germania (-3,2 milioni da 82,5 a 79,2 milioni) e l’Italia che perderà quasi 6 milioni di abitanti nel periodo (da 60,8 milioni a 54,9 milioni)”.

Cosa propongono le Casse, quali i loro obiettivi in Europa?

“I liberi professionisti  – ha ribadito Oliveti – rappresentano una delle principali categorie di lavoratori in Europa con oltre 11 milioni di posti di lavoro e più di 500 miliardi di fatturato, per un contributo al Pil dell’Unione pari a circa il 9%. Secondo l’Istituto nazionale di statistica i liberi professionisti rappresentano il 6% dei lavoratori italiani. Nel Rapporto AdEPP 2017 gli iscritti ai Fondi pensione dei professionisti italiani nel 2017 sono 1,4 milioni (in crescita del 22% rispetto al 2006 con entrate contributive aumentate dell’81% pari a 9.8 mld di euro nel 2016). Diminuiscono i giovani sul totale degli iscritti anche se aumentano le professioniste, l’età media è passata da 44 a 47 anni, le donne e i giovani hanno redditi meno elevati: per le prime 40% in meno rispetto ai colleghi uomini, i giovani fino a 40 anni guadagnano in media 20.500 euro all’anno) e in generale il reddito dei professionisti è diminuito del 3% circa in dieci anni. Il potere di acquisto è sceso del 18%.  Sostenere il lavoro dei liberi professionisti, uomini e donne, giovani e anziani, è prioritario perchè vuol dire garantire una previdenza sostenibile e l’adeguatezza dei regimi. Sostenibilità e adeguatezza dei sistemi pensionistici, ricordando le parole chiave del Libro Bianco (2012), “dipendono dalla misura in cui in esse si integrano contributi, imposte e risparmio effettuati dalle persone occupate. Modalità di finanziamento, condizioni di ammissibilità e condizioni del mercato del lavoro devono essere calibrate in modo da ottenere un equilibrio tra contributi e diritti acquisiti e tra numero di dipendenti in attività che versano contributi e numero di pensionati beneficiari”.

“Per i sistemi pensionistici, dunque, non si tratta solo di adeguare l’età del pensionamento alla crescente aspettativa di vita della popolazione. Né solo di prevedere incentivi fiscali al posticipo del pensionamento, come proposto recentemente dalla Commissione europea nel “Rapporto sull’adeguatezza delle Pensioni 2018” pubblicato il 30 aprile. Le sfide della previdenza non si possono affrontare solo con riforme previdenziali. Lo dimostra l’esperienza delle Casse di previdenza dei professionisti che negli ultimi anni hanno sì aumentato l’età pensionabile, adottato il sistema contributivo, modificato i coefficienti di calcolo con l’inserimento di modifiche automatiche legate all’aspettativa di vita…….Ma hanno anche attivato sistemi di welfare integrativo sussidiario a sostegno dei propri iscritti che possono intervenire su richiesta del professionista a colmare i deficit formativi e di aggiornamento a sostegno delle transizioni professionali, integrare l’assicurazione sanitaria, ampliare l’attività a nuovi settori e ridurre gli effetti dei cosiddetti break event of life che incidono sulla capacità reddituale del singolo (problemi di salute, non autosufficienza, mobilità, maternità, paternità, crisi, cambiamenti normativi e tecnologici)”.

E sul rapporto tra liberi professionisti iscritti italiani agli ordini e le libere professioni in genere,il Presidente AdEPP ha precisato “Pur riconoscendo le ragioni che sono alla base del Mercato unico europeo e comprendendo la necessità di aprire a un regime di concorrenza anche nel settore del lavoro professionale, rimane la convinzione che le professioni ordinistiche debbano essere tutelate perché agiscono in quegli ambiti che toccano direttamente le tutele costituzionali dei cittadini – salute, giustizia, lavoro. Deve essere difesa la qualità e specificità di queste professioni rispetto a quelle che pur agendo in ambiti analoghi non incidono su questi diritti fondamentali.  Le politiche del Single market, la mobilità dei professionisti italiani in Europa, la tutela del futuro dei giovani professionisti, il diritto dei cittadini a rivolgersi a professionisti preparati e che adottino la trasparenza nell’offerta delle proprie prestazioni sono per AdEPP uno stimolo a cercare il dialogo costante con le istituzioni nazionali e comunitarie”.

“È necessario che alla forte propulsione europea dei professionisti – scaturita dall’Action plan for professionals del 2012 – si affianchi la riflessione su come far si che non siano i meccanismi del “solo mercato” a stabilire la qualità dell’offerta del lavoro professionale. È uno dei rischi che vediamo nella “collaborative economy” o “sharing economy” – e nelle piattaforme di servizi che caratterizzano tali modelli economici – estesa anche alle prestazioni di tipo specialistico di alcune professioni ordinistiche, per es. quelle legali. Sono modelli che i professionisti italiani devono seguire? O meglio, possono permettersi di non seguirli? Come devono evolvere le professioni in un “mercato 4.0”? Quali modelli di welfare devono essere studiati oggi per i professionisti di domani?”

“Il ruolo assunto dall’Adepp, in questi ultimi anni, sulle politiche europee in favore dei liberi professionisti è rilevante  – ha detto il Presidente Oliveti – sia per le relazioni istituzionali instaurate a livello nazionale e internazionale sia per la produzione e l’accompagnamento di modifiche normative di rilievo in materia.  Le attività svolte a livello di relazioni istituzionali e di lobbying hanno consentito di aumentare l’attenzione delle istituzioni europee, nazionali e regionali sul mondo dei liberi professionisti, sui loro bisogni e sui cambiamenti in corso. Dopo aver contribuito a elaborare le “Action lines for bolstering the business for liberal professions”, i documenti di programmazione, la norma contenuta nella legge di stabilità per il 2016 e, da ultimo, dopo aver ottenuto la nota di chiarimento dell’Agenzia per la coesione territoriale sull’equiparazione dei liberi professionisti alle PMI per l’accesso ai Fondi SIE – appare necessario sviluppare un’attività di rappresentanza istituzionale qualificata per settore e sul territorio, nonché definire un’offerta standardizzata e specializzata di servizi per i singoli iscritti. Questa conferenza europea serve a far conoscere alle istituzioni, un mondo ancora poco conosciuto, se non attraverso stereotipi. Eppure l’economia dei servizi professionali è importante per i singoli Paesi di per sé, ma anche per il supporto competitivo alle imprese. Il settore dei servizi professionali non può essere quindi affrontato ancora secondo logiche tradizionali, destruens di liberalizzazione, ma come un settore economico sul quale investire e sul quale basare la competitività dell’Europa. Le Casse di previdenza sono osservatori unici per spiegare cosa sta accadendo e cosa accadrà in questo mondo.  Un contributo strategico”.

Il Presidente dell’ABV, l’Associazione che rappresenta gli Enti di previdenza tedeschi, Hartmut Kilger nell’aprire i lavori della Conferenza ha ribadito come la parola “Disruptive” sia diventata negli ultimi anni quasi una moda che forse non rispecchia la realtà. Citando la sua lunga esperienza di avvocato, Kilger ha affermato che “45 anni fa avesse avuto la possibilità di vedere il mondo odierno avrebbe effettivamente potuto parlare di una “distruzione”. E pur tuttavia il lavoro dell’avvocato non è stato distrutto, spiazzato dall’evoluzione del mondo del lavoro e della società. Al contrario: si è evoluto e con successo anche rafforzato. Secondo Kilger se si fa tesoro dell’esperienza, non si deve temere una minacciosa “distruzione”, piuttosto cercare di conoscerne le peculiarità per volgerle in positivo. Nel convincimento che il sistema delle libere professioni sia un sistema in grado di rispondere alle sfide future.

La Conferenza –  ha proseguito il Presidente ABV – mette insieme due dimensioni: gli sviluppi demografiche e gli effetti dalla digitalizzazione. La prima area ci tocca anche in modo sostenibile in Germania: da un lato, riguarda massicciamente quella parte delle pensioni di vecchiaia in Germania, che ha una legge di ripartizione, e che ha anche un effetto su di noi (casse dei professionisti). Tuttavia, facciamo affidamento sulla formazione del capitale.
Ma anche questo non è toccato dai dati demografici: i mercati dei capitali dipendono anche dalla stratificazione numerica e dall’età dei partecipanti al mercato. La seconda area, la digitalizzazione, riguarda sia il nostro sistema sia i nostri membri (contributori e pensionati) allo stesso modo. Da un lato, la digitalizzazione, come già tutti sperimentiamo, penetra in profondità nei mercati del lavoro. Qui si pone la domanda in quali forme si sta sviluppando la professione liberale – e se e in che modo tutti i professionisti saranno in grado di sostenere le spese finanziarie necessarie ad attrezzarsi. Altrettanto importante è l’intrusione (della digitalizzazione) nei nostri stessi sistemi: già facciamo sforzi finanziari enormi per adeguare il nostro modo di lavorare al digitale. Tuttavia, la digitalizzazione non è solo incline alla dispersione dei dati, ma anche alla perequazione cieca, rafforzata dalla regola degli algoritmi opachi. Ma noi dobbiamo assicurare le persone. Il loro futuro deve essere la cosa più importante per noi. Abbiamo organizzato questa Conferenza proprio per farci queste domande. Mi auguro che riusciamo ad avanzare nella consapevolezza che il presunto sconvolgimento (disruption) può significare solo fronteggiare un buon Progresso.

Questo dunque l’obiettivo della Conferenza che si è tenuta il 6 giugno al Comitato delle Regioni.

“Nel corso della Conferenza – ha detto Oliveti concludendo i lavori –  è emerso un problema di classificazione europea che rende difficile parlare di professionisti in termini puntuali. AdEPP e ABV hanno provato a realizzare un confronto, il primo nella storia delle Casse che ha provato a effettuare un approfondimento sugli attuali contesti e cercando da buoni gestori della previdenza di pensare al prossimo futuro. Tra i principali risultati conseguiti dalla Conferenza proprio l’aver favorito la reciproca conoscenza dei sistemi tedesco e italiano tra i membri delle due Associazioni (AdEPP e ABV). Abbiamo visto il modello tedesco e quello italiano. Sono molto simili, uno quello italiano pay as you go e quello tedesco a capitalizzazione. Certamente la caratteristica comune più importante è che le casse sono pilastro obbligatorio e le platee degli iscritti sono definite dall’appartenenza ad ordini o associazioni riconosciute. Le Casse italiane e tedesche, tuttavia, condividono il fatto che esiste oggi non solo un rischio demografico ma un rischio legato al mercato del lavoro”.
“Per i presidenti e amministratori di fondi pensione il nostro presente è il futuro. Soprattutto se giunge prima, velocemente e con cambiamenti radicali. Al criterio legale, che fa riferimento a professioni rilevatarie (con grandi differenze nazionali), occorre aggiungere un criterio economico, professionale per intercettare nuove professioni, le nuove modalità di svolgere le vecchie professioni e le trasformazioni. Per conoscere cosa sta accadendo e, quindi elaborare politiche e misure adeguate le casse richiedono un Rapporto di iniziativa del Parlamento europeo su questo settore. Il Pilastro dei diritti sociali dovrebbe occuparsi sempre più della portabilità, della totalizzazione dei contributi e i nuovi Fondi europei di cui si discuteranno i regolamenti nei prossimi mesi, dovrebbero sostenere sempre più lo start up e l’autoimpiego anche per i professionisti. In Italia, questo si sta facendo già, come corpi intermedi, ma non sempre è possibile”.
“La consulenza di base potrà essere sostituita dalle nuove tecnologie, occorre per questo accompagnare i settori verso una nuova forma o modalità di svolgere l’attività professionale. Alta qualificazione e aggiornamento continuo sono le due ricette per aiutare le professioni ad affrontare le sfide del futuro dell’innovazione continua. ll Life long learning: è un must anche per le libere professioni. Il modello di studio professionale sta cambiando e dovrà ancora cambiare cambiare: studi aggregati, multidisciplinari, internazionali e digitali. Tutto ciò per essere più competitivi, ma come si classificheranno dal punto di vista economico, contributivo e giuridico, questi nuovi modelli di studio professionale?”
I due Presidenti hanno espresso l’auspicio di continuare a lavorare insieme con questo obiettivo affinché il protocollo di collaborazione sottoscritto alcuni mesi fa rifletta sempre più la buona comprensione tra le nostre associazioni che sono anche utili per i nostri membri.
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http://www.eunews.it/2018/06/06/le-professioni-europee-bene-pubblico-tutelare-la-flessibilita/105811