Inarcassa, no a condono, sanatoria o rottamazione. L’intervista a Italia Oggi del Presidente Santoro

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di Simona D’Alessio

A fine 2018 Inarcassa (l’Ente pensionistico di ingegneri ed architetti) «supererà gli 800 milioni di euro di crediti da incassare, comprese le rateazioni»: una quota degli adempimenti previdenziali è «inesigibile», una parte «la stiamo recuperando, anche grazie all’Agenzia delle Entrate». E, nel frattempo, subite due bocciature dei ministeri dell’economia e del lavoro ad altrettante riforme orientate ad «alleviare» il sistema sanzionatorio, la Cassa attende il pronunciamento del Tar (cui ha fatto ricorso a febbraio) sull’ultimo provvedimento adottato dal Comitato nazionale dei delegati, rigettando, intanto, ogni ipotesi di «condono, sanatoria, o rottamazione». Parola del presidente Giuseppe Santoro che, in un colloquio con ItaliaOggi, ricorda come la prima delibera varata nel febbraio 2016 (improntata alla «gradualità», che prevedeva una percentuale che penalizzasse «in modo più che proporzionale il ritardo reiterato», che andava dallo 0,5% per i primi 12 mesi al 60% fino al 49° mese di ritardo, ndr) «ci è stata bocciata due mesi dopo dai dicasteri vigilanti con la motivazione che avremmo messo a rischio i saldi di finanza pubblica, abbassando le sanzioni», mentre nel marzo 2017 l’impianto era stato rivisto («abbiamo cercato di dimostrare che era possibile procedere all’abbassamento delle sanzioni, senza vessazioni», dunque «ci siamo posti in una soglia fra Agenzia delle Entrate e Gestione separata Inps», su una percentuale di circa il 30%) ma anche stavolta, nel dicembre del 2017, il testo non ha passato il vaglio.

«Circa 120.000 professionisti» sugli oltre 168.000 iscritti «sono in regola con i versamenti, circa 20.000 hanno morosità di due-tre annualità, i restanti hanno problemi più seri», riferisce il vertice dell’Ente, annunciando che, pochi giorni fa, ha risposto al ministero del lavoro che chiedeva di valutare le conseguenze sulla stabilità della Cassa dell’eventuale accoglimento della petizione di circa 50 professionisti che invocano l’applicazione di «una modalità straordinaria di estinzione del debito residuo», mediante un «saldo e stralcio» del dovuto. La replica di Santoro è netta: «Se la valutazione dei ministeri sulla riduzione delle sanzioni nel futuro fu quella che avrebbero avuto «conseguenze negative per i saldi di finanza pubblica», sembrerebbe logico supporre» che «un’estinzione dei debiti residui», così come ideata dall’esecutivo gialloverde, «possa produrre gli stessi effetti». E, perciò, non sarà questa la strada che Inarcassa seguirà per affrontare il «nodo» delle (considerevoli) inadempienze contributive.

A novembre sarà presentato il bilancio preventivo per il 2019 dell’Ente, a conclusione, sottolinea, di un anno «economicamente difficilissimo», caratterizzato dalla volatilità dei mercati finanziari: il patrimonio «supererà 10,3 miliardi», mentre «l’avanzo stimato per il 2018 ammonterà a 411 milioni» e, ad oggi, «circa il 40%» delle risorse sono investite in Italia. Intanto, sul tavolo dei ministeri vigilanti ci sono due provvedimenti di cui si auspica un veloce «placet»: il primo riguarda il regolamento elettorale («abbiamo calcolato un risparmio di almeno un milione, passando dal voto cartaceo a quello telematico»). E il secondo concerne gli aiuti agli iscritti colpiti da calamità naturali: «Abbiamo attuato la politica di erogare prestiti, anche fino a 200.000 euro ma senza interessi, che sono a nostro carico. Il 98% di tutti i contributi ci viene restituito», segnale che, conclude Santoro, «i soldi hanno permesso a chi ne aveva davvero bisogno di rimettersi in carreggiata».