UE. Un fondo per sostenere i lavoratori licenziati per colpa dei cambiamenti in atto

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Il Parlamento Europeo ha approvato, nei giorni scorsi, la riforma del Fondo UE di adeguamento alla globalizzazione per sostenere anche i lavoratori licenziati a causa dei cambiamenti tecnologici o ambientali.

I deputati hanno cambiato il nome del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione (FEAG) in Fondo europeo per la transizione (FET) e ne hanno ampliato il campo di applicazione per poter affrontare gli effetti negativi non solo della globalizzazione, ma anche delle transizioni tecnologiche, come la digitalizzazione e l’automazione, nonché della transizione verso un’economia efficiente sotto il profilo delle risorse.

Il Parlamento ha anche abbassato la soglia per poter accedere ai finanziamenti, portandola a 200 o più licenziamenti, requisito necessario per un’impresa UE per presentare una domanda al FET. Il testo legislativo, che chiude la prima lettura del Parlamento, è stato adottato con 570 voti favorevoli, 103 voti contrari e 14 astensioni.

Nel 2006, le Istituzioni europee, come forma d’aiuto per quei lavoratori che perdono l’impiego per motivi legati alla globalizzazione o alle crisi economiche e finanziarie, e i cui licenziamenti hanno un impatto fortemente negativo sulle economie regionali o locali,  avevano creato il Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione (FEG).

Il FEG è un fondo di solidarietà d’emergenza che cofinanzia i progetti che aiutano i lavoratori in esubero a trovare un nuovo lavoro o a fondare la propria impresa. I fondi rilasciati dal FEG sono gestiti dalle autorità nazionali e regionali. Il fondo non cofinanzia altre sovvenzioni sociali come le pensioni o le indennità per la disoccupazione.