Aiuti ai professionisti. Più voci scendono in campo

871

Da Bankitalia al Senato,cominciano a farsi sentire le voci che chiedono che anche i liberi professionisti iscritti alle Casse di previdenza vengano inclusi negli aiuti previsti per i lavoratori autonomi e le partite Iva. Ma non solo. Si chiede che le Casse di previdenza siano messe nelle condizioni di poter aiutare i propri iscritti senza che queste debbano subire, come sottolinea il senatore Nannicini, “ vincoli burocratico-contabili”. E l’ABI emana una nota nella quale “ricorda” che tra i destinatari della moratoria straordinaria per prestiti e finanziamenti ci sono anche i professionisti.

Dopo la levata di scudi dell’AdEPP e i tavoli di confronto continui con i Ministri interessati, scende in campo la Banca d’Italia che, nella memoria presentata al Senato, sottolinea che “L’esclusione degli iscritti alle Casse professionali potrebbe comportare disparità di trattamento, in quei casi in cui le Casse stesse non dispongano di ammortizzatori sociali adeguati”. Per la banca centrale italiana, inoltre, i 600 euro previsti per i lavoratori indipendenti stanziati nel decreto Cura Italia sono una misura “una tantum, non proporzionale al reddito e indipendente da un eventuale calo dell’attività” e “in caso di riproposizione dello strumento, e ove le misure di blocco dell’attività economica dovessero divenire più graduate e selettive, sarebbe importante parametrare gli aiuti al venir meno delle occasioni di lavoro e di reddito per territorio e settore d’attività, tenendo altresì conto dell’imponibile fiscale dei diversi soggetti negli anni precedenti. Non è, inoltre, chiaro se possano richiedere il sostegno anche lavoratori autonomi di fatto inattivi anche prima dell’emergenza sanitaria”.

E restiamo a Palazzo Madama dove il senatore del Pd, Tommaso Nannicini, relatore del Decreto “Cura Italia” per la Commissione lavoro, annuncia un suo emendamento. In un’intervista esclusiva a Italia Oggi, infatti, Nannicini spiega che “Se c’è qualcosa che mette in discussione la sostenibilità delle Casse, non è uno stress test a 50 anni, realizzato su proiezioni discutibili bensì il fatto che se non aiutiamo i professionisti di fronte ad un tale choc sistemico a sopravvivere, tra un po’ le Casse non avranno iscritti. Il mio emendamento, che dovrà, poi, esser votato dalla commissione Bilancio, è semplice: si usi una porzione dei rendimenti dell’ultimo quinquennio, dal 15% al 20% degli Istituti disciplinati dai decreti legislativi 509/1994 e 103/1996, per interventi socio-assistenziali emergenziali”

L’esponente del Pd, nell’articolo, parla anche di una riscrittura integrale dell’articolo 44 del Decreto 18/2020 che stabilisca l’assegnazione “ai soli professionisti associati agli Enti di previdenza dei 300 milioni” appostati finora a beneficio di una vasta platea di lavoratori dipendenti e autonomi, unita a un cambio di paradigma dei ministeri vigilanti del Lavoro e dell’Economia, perché “non è più possibile, in una condizione straordinaria come questa”, che le delibere con cui le Casse decidono iniziative assistenziali d’urgenza “vengano approvate dopo mesi”.

“La moratoria straordinaria dei prestiti e delle linee di credito concesse da banche e intermediari finanziari a micro, piccole e medie imprese si estende anche ai liberi professionisti e lavoratori autonomi”. Dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del dl 17 marzo 2020, n. 18, che ha introdotto una serie di misure a sostegno della liquidità delle imprese danneggiate dall’emergenza epidemiologica determinata dal diffondersi del COVID- 19 nel nostro Paese, con una circolare del 24 marzo, l’Associazione bancaria italiana (Abi) conferma l’orientamento del governo e riconosce i professionisti e i lavoratori autonomi titolari di partita Iva tra i soggetti beneficiari alle misure previste dal decreto

Le misure di sostegno

– Le aperture di crediti sino a revoca e i prestiti accordati per anticipi su crediti in essere alla data del 29 febbraio 2020 o quelli in essere alla data di pubblicazione del decreto (17 marzo 2020), se superiori, non possono essere revocati neanche in parte (sia per la parte utilizzata sia per quella non ancora utilizzata), fino al 30 settembre 2020;

– Il rimborso dei prestiti non rateali che scadono prima del 30 settembre 2020 è posticipato, senza alcuna formalità, al 30 settembre 2020, alle medesime condizioni. Eventuali elementi accessori al contratto di finanziamento sono prorogati coerentemente senza formalità. Come precisato dalla relazione illustrativa al decreto, la restituzione dei predetti prestiti avviene con modalità che non risultino in ulteriori oneri né per gli intermediari né per le imprese;

– Il pagamento delle rate o dei canoni di leasing relativi ai mutui e altri finanziamenti a rimborso rateale, anche perfezionati tramite il rilascio di cambiali agrarie, in scadenza prima del 30 settembre 2020 è sospeso sino al 30 settembre 2020. Sono comprese nella sospensioni anche le rate che scadono il 30 settembre. Il piano di rimborso delle rate o dei canoni oggetto di sospensione è dilazionato, unitamente agli elementi accessori e senza alcuna formalità, secondo modalità che assicurino l’assenza di nuovi o maggiori oneri sia per gli intermediari sia per le imprese. È facoltà delle imprese richiedere la sospensione del pagamento dell’intera rata o soltanto dei rimborsi in conto capitale.