Da Inarcassa all’Enpab, dalla Cassa dei dottori commercialisti all’Epap, dall’Ente dei biologi a Cassa Forense, gli Enti di previdenza privati hanno deciso di adottare lo smart working applicando così quanto “suggerito” dal Governo stesso o di mettere in atto azioni e strumenti atti a garantire comunque il “dialogo” con i propri iscritti. Aiutati anche dalla lungimiranza dimostrata prima dell’emergenza Coronavirus. Molti, infatti, da tempo hanno adottato anche un “rapporto a distanza” con i propri iscritti grazie all’uso delle nuove tecnologie e dei social. “Modernità” che mai come ora risulta essere vincente.
“In attesa della normalità perduta – sottolinea infatti il Presidente dell’Ente di previdenza degli psicologi Felice Damiano Torricelli – pur distanti abbiamo modi per stare vicini. La tecnologia ci aiuta” anche se, sottolinea il Presidente “l’aiuto più potente, di fronte allo stress del cambiamento delle nostre routine e dei limiti imposti, è la consapevolezza di star facendo qualcosa di fondamentale per il bene della collettività, oltre che nostro”.
“In ottemperanza al Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri del 9 marzo 2020 – si legge sul sito dell’Ente presieduto da Giuseppe Santoro – Inarcassa rende noto di aver attivato forme di lavoro in smart working, al fine di contenere la rapida diffusione del Covid-19. L’obiettivo è quello di garantire al meglio i servizi essenziali in favore degli Associati, tutelando al tempo stesso il personale dedicato a tali attività. Tuttavia, si potrebbero riscontrare dei disagi che, per quanto possibile, verranno affrontati tempestivamente”. Invitiamo gli Associati a rivolgersi ai consueti canali di contatto solo in caso di effettiva necessità riguardo alla propria posizione personale. Tutti gli aggiornamenti relativi ai prossimi provvedimenti saranno diffusi, appena noti, attraverso il sito istituzionale e i profili social della Cassa”.
E se l’Enpab in un primo annuncio spiega che “Vista l’emergenza covid19, la direzione del personale ha disposto di urgenza una turnazione delle risorse umane che prevede, laddove possibile, una formula lavorativa alternata tra lavoro in sede e smart working e l’assenza giustificata” nei giorni scorsi ha optato per la chiusura totale almeno fino al 23 marzo anche se “Saranno assicurate da remoto esclusivamente le attività non sospendibili e le erogazioni di prestazioni istituzionali”.
“Nonostante la forzata chiusura degli uffici dedicati al ricevimento del pubblico – scrive il Presidente di Cassa Forense, Nunzio Luciano – abbiamo rafforzato i presidi informativi di call center, via chat, mail e, da ultimo, whatsapp, previa registrazione da parte dell’iscritto sul sito della Cassa” e aggiunge “Il Consiglio di Amministrazione dell’Ente, nella seduta del 5 marzo u.s., tenuto conto del D.L. 2/3/2020, n. 9, ha deliberato la sospensione dei termini dei versamenti e degli adempimenti previdenziali forensi scadenti nel periodo compreso tra il 23 febbraio e il 30 aprile 2020 per gli iscritti residenti e/o esercenti nei Comuni ricompresi nella cosiddetta “zona rossa Covid-19. Inoltre, in considerazione dell’evolversi della situazione, il Consiglio di Amministrazione si è riservato l’adozione di ulteriori provvedimenti con riferimento all’intero territorio nazionale e alle prossime scadenze previdenziali e contributive”.
“Il servizio di accoglienza presso la sede Enpam di Piazza Vittorio Emanuele II a Roma è momentaneamente sospeso – si legge sul sito della Cassa di previdenza dei medici e degli odontoiatri – La misura è stata disposta a titolo precauzionale per limitare gli spostamenti, in attesa di ulteriori approfondimenti sulla situazione Covid-19. Tutti i servizi di accoglienza, informazione e consulenza restano garantiti a distanza. Gli iscritti Enpam possono contattare il numero 06 48294829. Nel caso di linee occupate è possibile inviare i propri dati e il proprio numero di telefono all’indirizzo [email protected] per essere ricontattati”.