La Commissione europea pubblica le Previsioni economiche di primavera 2020

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Le previsioni di crescita per l’UE e l’area dell’euro della Primavera 2020 sono state riviste al ribasso per circa nove punti percentuali, rispetto alle previsioni economiche dell’autunno 2019.

Paolo Gentiloni, Commissario europeo all’economia, nel presentare i dati ha affermato “L’Europa sta vivendo uno shock economico senza precedenti dalla Grande Depressione. Profondità della recessione e forza della ripresa saranno disomogenee tra i vari paesi (…) e ha aggiunto “Tale divergenza costituisce una minaccia per il mercato unico e l’area dell’euro, ma può essere mitigata attraverso un’azione europea decisa e congiunta”. E, infatti, già nell’introduzione al volume si legge “Una recessione profonda e infinita, un recupero incerto. Uscita dal lockdown: quanto sarà veloce la riemersione dell’economia europea?”

La pandemia da Covid-19, e le necessarie misure di contenimento, hanno cambiato profondamente la vita delle persone e l’economia, influenzando la domanda globale, le filiere di approvvigionamento, l’offerta di lavoro, la produzione industriale, i prezzi delle materie prime, i flussi commerciali con l’estero e di capitale. Lo shock simmetrico dell’economia europea, determinato dalla contemporanea diffusione della pandemia a livello globale, ha colpito tutti gli Stati membri, con un declino atteso del PIL dell’UE nel 2020 di 7,5 punti (dal -4,15 per cento della Polonia al -9,75 della Grecia) e un rimbalzo medio nel 2021 pari a circa 6 punti percentuali con esiti marcatamente diversi in base sia all’evoluzione della pandemia sia alla struttura dell’economia e alla capacità di mettere in atto politiche di stabilizzazione proprie di ciascun paese membro.

Anche per l’Italia è prevista una contrazione profonda del PIL, in discesa di 9,5 punti nel 2020 seguita da un rimbalzo tecnico e un recupero parziale, nel 2021, di circa 6 punti e mezzo (comunque insufficienti a tornare ai livelli pre-pandemia). Le misure di blocco attuate hanno causato una brusca interruzione dei consumi privati ma, secondo le previsioni della Commissione, la spesa al consumo rimbalzerà bruscamente nella seconda metà del 2020. Le misure di sostegno al reddito e la bassa inflazione dovrebbero sostenere le spese delle famiglie, tuttavia sarà solo un sostegno parziale a causa della lenta uscita dalle misure di contenimento.

Secondo gli esperti della DG ECFIN, le imprese saranno portate a ridurre la spesa in investimenti, in una situazione di crollo domanda, drenaggio di flussi di cassa ed elevata incertezza, e laddove le misure politiche del governo sono impostate a garantire liquidità per limitare i fallimenti.

La spesa in conto capitale dovrebbe guadagnare terreno nella seconda metà del 2020 e riprendersi ulteriormente nel 2021, aiutata anche dagli investimenti pubblici. I mercati di esportazione del nostro paese si ridurranno drasticamente nel 2020, con un sostanziale calo delle esportazioni e la forte contrazione dei flussi turistici. Nel 2021, le esportazioni dovrebbero riprendere in linea con il commercio globale.

I livelli elevati e crescenti del debito pubblico e un possibile aumento dello stock di crediti deteriorati del settore bancario possono influire sulle condizioni di finanziamento. Un cambiamento nel comportamento dei consumatori che implica maggiori risparmi precauzionali e un prolungato crollo del mercato del lavoro potrebbe ulteriormente smorzare la domanda interna e danneggiare il tessuto economico italiano, frenando la crescita potenziale e interrompendo la ripresa prevista.

La pandemia comporterà un freno alla dinamica evolutiva dei mercati del lavoro nell’UE osservata nell’ultimo decennio. L’occupazione diminuirà del 4,4 per cento nel 2020 a livello di UE27 per risalire di 3,3 p.p. nel 2021; nell’euro zona la perdita di occupazione sarà del 4,7 per cento quest’anno, con una ripresa attesa del 3,9 per cento nel 2021. In Italia, l’occupazione diminuirà di 7,5 p.p. nel 2020 per risalire nel 2021 di 5,5 punti percentuali (uno degli squilibri più gravi dell’UE). Si prevede che il tasso di disoccupazione nell’area dell’euro salirà dal 7,5 per cento del 2019 al 9,5 per cento nel 2020 prima di scendere all’8,5 per cento nel 2021. Nell’UE27, il tasso di disoccupazione salirà dal 6,7 per cento nel 2019 al 9 per cento nel 2020, per poi scendere all’8 per cento circa nel 2021. In Italia, il tasso di disoccupazione passerà dal 10 per cento del 2019 all’11,8 per cento nel 2020 per scendere di 1,1 p.p. nel 2021 attestandosi al 10,7 per cento.

Il rapporto debito pubblico/PIL è anch’esso destinato a crescere: nella zona euro dovrebbe passare dall’86 per cento del 2019 al 102,75 per cento del 2020, per poi calare al 98,75 per cento nel 2021, mentre nell’UE aumenterà dal 79,4 per cento del 2019 al 95 per cento circa di quest’anno, per scendere al 92 per cento del prossimo anno. In Italia, nel 2020 è atteso un aumento del rapporto debito pubblico/PIL dal 134,8 per cento al 158,9 per cento, con una diminuzione nel 2021 di circa 5 punti fino al 153,6 per cento. Le entrate del governo dovrebbero diminuire significativamente a causa del calo dell’attività economica. Il calo più marcato è previsto nei ricavi delle imposte sulle società alla luce della caduta dei profitti. La riduzione dei salari comporterà una riduzione dei contributi previdenziali e dei rendimenti delle imposte sul reddito delle persone fisiche, mentre i ricavi delle imposte indirette rifletteranno il calo dei consumi privati. La spesa pubblica dovrebbe aumentare considerevolmente a causa del costo degli stabilizzatori automatici e delle misure di risposta alla crisi da Covid-19. Il pacchetto fiscale adottato nel marzo 2020 al fine di rafforzare l’assistenza sanitaria e la protezione civile, estendere i regimi di integrazione salariale e sostenere i lavoratori autonomi e le imprese comporterà un aumento della spesa pubblica di circa 1,2 p.p. di PIL.

Data l’interdipendenza delle economie dell’UE, le dinamiche della ripresa in ciascuno Stato membro influenzeranno anche la forza della ripresa degli altri Stati membri. Mentre i programmi di lavoro a breve termine, i sussidi salariali e il sostegno alle imprese dovrebbero contribuire a limitare le perdite di posti di lavoro, vi è il rischio che la crisi possa portare a gravi distorsioni nel mercato unico e a profonde divergenze economiche, finanziarie e sociali tra gli Stati membri della zona euro, e che la pandemia possa innescare cambiamenti più drastici e permanenti nell’atteggiamento nei confronti delle catene del valore globali e della cooperazione internazionale, che peserebbero sull’economia europea nei prossimi anni.

In allegato l’European Economic Forecast