Lo ha detto il sottosegretario al ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali al webinar “Professioni e previdenza: Il futuro è lo smart working?” promosso dalla Cassa dei ragionieri e degli esperti contabili, in occasione della presentazione del Bilancio Sociale
“E’ necessario programmare investimenti nelle infrastrutture digitali a favore delle aree interne del Paese con accesso a nuovi dispositivi tecnologici per consentire alla più ampia fascia possibile di popolazione di essere inclusa nei percorsi del ‘lavoro agile’ e della ‘didattica a distanza’. E’ una priorità non più rinviabile resa ancor più necessaria dall’emergenza coronavirus nel caso si arrivi, cosa che nessuno auspica, ad un secondo lockdown”.
Lo ha annunciato Francesca Puglisi, sottosegretario al ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, nel corso del webinar promosso dalla Cassa di previdenza dei ragionieri in collaborazione con l’Istituto Nazionale Esperti Contabili, in occasione della presentazione del Bilancio Sociale.
“Non partiamo da zero – ha aggiunto Puglisi. Abbiamo una buona legge 81/2017 che già prevede il ricorso per le aziende allo smart working, il diritto alla disconnessione, il diritto di ricevere lo stesso stipendio di chi lavora in presenza. Ritengo piuttosto che vada modificata la norma che da precedenza alle madri con figli di età inferiore a 14 anni aggiungendo anche i padri. Lo smart working non deve diventare il ghetto delle donne. Questo processo oramai incardinato vedrà la Cassa dei ragionieri avere un ruolo sempre più determinante a supporto dei professionisti per incrementarne le competenze digitali dando un impulso deciso a questo processo di transizione tecnologica”.
Un impegno ribadito anche da Niccolò Invidia, capogruppo del M5s nella Commissione Lavoro della Camera dei Deputati: “Il nostro obiettivo è di inserire nella prossima legge di Bilancio investimenti per incentivare l’uso dello ‘smart working’ soprattutto nel settore privato. Ma l’impegno è anche di rafforzare tutti gli altri strumenti legati all’emergenza Covid a partire dalla Cassa integrazione a favore dei dipendenti delle aziende in difficoltà e bonus agli operatori economici duramente colpiti dai provvedimenti resi necessari per combattere il contagio provocato dal nuovo coronavirus. Dobbiamo ridurre ogni elemento di incertezza che ancora contraddistingue molti professionisti e imprese nel gestire questa forma di lavoro agile che consente di non interrompere i processi produttivi e su questo saremo attenti alle indicazioni che verranno proprio dagli organismi di categoria”.
Per Annamaria Parente, presidente della Commissione Igiene e Sanità del Senato, intervenuta a margine dei lavori,“è necessario tornare allo spirito iniziale che ha contraddistinto il ricorso allo ‘smart working’, vale a dire quella sapiente alternanza tra lavoro in presenza e da casa che è in grado di portare effetti migliorativi sia sugli standard lavorativi che nella qualità della vita dei lavoratori. Integrazione sanitaria e video consulto, ad esempio, sono buone prassi messe in campo dalle Casse di previdenza che tracciano un new deal da seguire per tutti gli altri”.
Il tema dell’innovazione è stato sottolineato anche da Maria Stella Gelmini, presidente del Gruppo Forza Italia alla Camera: “Ho letto con attenzione il Bilancio sociale della Cassa ragionieri e ne ho apprezzato molto sia la spinta sull’equo compenso per i professionisti che quello sulla digitalizzazione. Insieme aggiungerei anche il tema della conciliazione dei tempi che non può essere risolto solo con il ‘lavoro agile’. Le ritengo tre tracce fondamentali sulle quali siamo pronti a dare il nostro contributo legislativo anche dall’opposizione”.
Per Alessandro Amitrano, segretario dell’Ufficio di Presidenza della Camera: “l’innovazione digitale è molto utile ed entusiasmante ma non c’è niente che possa battere il contatto umano. Lo ‘smart working’ è una modalità di organizzazione del lavoro che risponde ad un’esigenza eccezionale ma che puo’ rappresentare un elemento da considerare per il futuro. Occorre però predisporre un Piano strategico per la sua regolamentazione per tutelare i lavoratori e le lavoratrici che se ne avvalgono da eventuali penalizzazioni o nuove forme di sfruttamento. Inoltre e’ prioritario investire sulle infrastrutture digitali per ridurre il digital divide, fornendo più diritti e opportunità innanzitutto a chi ne ha di meno, o non ne ha proprio”.
La presentazione del Bilancio sociale è stata introdotta da Luigi Pagliuca, presidente della Cassa dei ragionieri e degli esperti contabili: “Sono orgoglioso dei professionisti iscritti al nostro ente perché hanno saputo trovare la forza della solidarietà nei confronti dei colleghi più in difficoltà rispondendo all’appello di sostenerli versando i contributi nei tempi stabiliti. E lo hanno fatto pur sapendo che non erano previste penalità in caso di ritardo. Ma il senso di responsabilità ha prevalso e sono fiero di questo. La Cnpr, inoltre, ha dimostrato di avere grandi competenze e ottimi gestori. In un momento in cui i mercati sono piombati nel caos siamo riusciti a far fronte a questa emergenza”.
Maria Vittoria Tonelli, consigliere d’amministrazione e numero uno della Commissione pari opportunità dell’ente previdenziale, ha evidenziato che “già nel secondo semestre del 2019 avevamo iniziato a studiare la possibilità di applicare il ‘lavoro agile’ per ottimizzare la produzione dei nostri dipendenti. La pandemia ha trasformato il nostro ‘progetto pilota’ in una necessità urgente. Il Covid ha avuto riflessi inevitabili anche sulle attività e sugli obiettivi del nostro Bilancio ma complessivamente sono soddisfatta di come abbiamo reagito a questa emergenza sanitaria ed economica”.
Le somme anticipate per l’erogazione delle indennità previste da decreti Covid del governo sono state illustrate da Giuseppe Scolaro, vicepresidente della Cassa ragionieri: “Il sistema previdenziale delle casse di previdenza dei professionisti italiani ha erogato un’anticipazione di circa un miliardo e cento milioni di euro per un totale di 502.291 beneficiari nei mesi di marzo, aprile e maggio 2020. Uno sforzo importante che ha visto gli istituti pensionistici fortemente impegnati soprattutto nelle rendicontazioni ai ministeri. Da intermediari in fase di erogazione ci aspettavamo tempi più celeri ma con la legislazione schizofrenica dovuta all’emergenza le difficoltà sono state tante. Dalla nuova legge di Bilancio ci aspettiamo la defiscalizzazione dell’attività di sussidio delle Casse e l’incentivazione sulle dotazioni tecnologiche e sulle nuove tecnologie legate al lavoro agile al quale oggi si fa ricorso forzato e bisogna capire in futuro come sarà gestito”.
Il tema dell’equo compenso è stato affrontato da Marco Cuchel, presidente dell’Associazione nazionale Commercialisti: “Bisogna dire basta ai bandi gratuiti che spesso vengono utilizzati anche dai ministeri. Va bene il prestigio di certi incarichi, ma non si campa solo di quello. Occorrono norme nuove che specifichino meglio i termini della questione. I professionisti mettono a disposizione la loro competenza e hanno diritto a vedersela riconosciuta”.
Donato Montibello, consigliere d’amministrazione della Cassa ha sottolineato le opportunità e le distorsioni dello ‘smart working’: “La trasformazione digitale porta con sé elementi distorsivi e grandi opportunità. Da un lato la limitazione dei rapporti interpersonali e dell’empatia tra cliente e professionista. Dall’altro la grande opportunità di internazionalizzazione dei rapporti che aprono nuovi scenari e nuove occasioni di lavoro”.
Andrea Benetti, direttore dell’Istituto Nazionale Esperti Contabili, invece, ha adottato un sistema empirico per monitorare il gradimento del lavoro agile: “Ho personalmente contattato i giovani colleghi che hanno giudicato positivamente l’adozione dello ‘smart working’ riscontrando un aumento della produttività da parte dei collaboratori rispetto alle attività in presenza. Concretamente, gli esperti contabili hanno concordato che un luogo di lavoro fisico non è più fondamentale. Un tema delicato è quello della necessità di avere qualcuno che faccia da guida, mentorship, elemento che con lo ‘smart working’ viene meno. Attenzione che per i più giovani può essere un’arma a doppio taglio”.
Un tema ripreso anche da Paolo Longoni, consigliere della Cnpr: “Non bisogna dimenticare che le professioni hanno una componente di lavoro intellettuale fondamentale che nel tempo si è andata depauperando e la professione è andata deviando molto più verso prestazione di servizi. La professione è tanto altro a contenuto individuale. Necessità di confrontarsi di avere contatti con altre menti professionali che non vanno mortificate”.
Secondo Fedele Santomauro, vicepresidente dell’Isnec e CdA della Cassa ragionieri “la pandemia sta cambiando radicalmente le nostre abitudini, ma per i commercialisti e gli esperti contabili il contatto diretto con il cliente resta un aspetto fondamentale del lavoro. È quando emerge da un sondaggio effettuato dalla Cassa, che ha sottoposto un questionario ai suoi iscritti.
E, se la maggior parte dei colleghi negli ultimi mesi ha lavorato in smart working o comunque ha consentito di far lavorare a distanza il personale dipendente e i collaboratori, il 56% degli interpellati ha affermato che dopo l’esperienza vissuta non ha intenzione di cambiare modi e abitudini di svolgere la professione. Allo stesso tempo, il 47% pensa che lo smart working non sia uno strumento utile per aiutare a conciliare lavoro e famiglia ma sia qualcosa di opportuno solo in situazioni di necessità. Questa scarsa predisposizione al lavoro agile non è dovuta ad un pregiudizio ma, come rivela l’indagine, alla necessità di un approccio diretto con contribuenti, imprenditori (in particolare con le micro e piccole aziende), gli altri professionisti, qualcosa che un collegamento a distanza non può dare. Il futuro non è dei più semplici, ma ascoltare i colleghi può far capire quali sono i punti da cui partire: innovazione tecnologica, formazione e competenza. Solo così potremo uscire in maniera adeguata da questi mesi, mai così difficili”.