Inclusione ed esclusione sociale. Le colpe del Covid

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E’ stato presentato, nei giorni scorsi, il 3° Rapporto Censis-Tendercapital “Inclusione ed esclusione sociale: cosa ci lascerà la pandemia” che affronta alcune problematiche scatenate dal Covid 19.

Una tra tutte riguarda l’aumento della povertà, tema ripreso durante la presentazione del rapporto anche dal Presidente dell’AdEPP Alberto Oliveti. Per studio, infatti, ci sono oltre un milione di nuovi poveri nel 2020, con un incremento del +21,9% rispetto al 2019. Di questi, le donne sono 532mila (+22,9%), i giovani 222mila (+23,2%). Sono invece 333mila le famiglie in povertà assoluta in più nel 2020 rispetto al 2019.

Ma non solo. Dall’inizio della pandemia il 58,5 per cento degli italiani dice di aver vissuto situazioni di forte stress psicofisico, il 58,8 per cento di depressione, il 60,9 per cento di ansia e paura indefinita. Un carico di sofferenza psichica socialmente diffuso, che però ha colpito di più giovani e bassi redditi.

“La ricerca  – si legge in una nota – mette in luce come il tema della sostenibilità sociale non sia solo oggetto di dibattito e fonte di idee innovative, ma rappresenti sempre più un concreto programma operativo per l’Italia del dopo-pandemia”.

“Il Rapporto è quindi uno strumento utile anche per capire come avviare interventi in grado di limitare le disparità e le esclusioni sociali, che l’emergenza sanitaria ha accentuato creando nuove sacche di povertà. Paura e pessimismo sull’evoluzione della pandemia nei prossimi dodici mesi caratterizzano le opinioni dei cittadini, in particolare quelle dei gruppi sociali più vulnerabili”.

I dati

Il 24,7 per cento degli italiani si dice confuso, il 39 per cento ottimista e il 36,3 per cento si dichiara pessimista. Il rapporto mostra che ad essere più pessimisti sono i bassi redditi (40,3 per cento), operai ed esecutivi (42,1 per cento) e le donne (42,2 per cento). Paura e pessimismo non solo sono più diffusi nei gruppi sociali vulnerabili, ma inducono anche a una grande cautela nella gestione delle spese. In vista delle prossime festività natalizie, il dato medio sul totale degli italiani indica che il 20,7 per cento spenderà infatti meno per i prodotti alimentari, il 33,1 per cento per regali a familiari e amici, e il 42,4 per cento per viaggi e vacanze.

Ad alto rischio nel protrarsi dell’emergenza sono le persone senza risparmi: il 23,1%, ma è il 33,4% tra i bassi redditi, il 29,5% tra i bassi titoli di studio.

Il rapporto evidenzia inoltre che se l’Italia ha tenuto in pandemia, parte rilevante del merito è dei soggetti di welfare, a cominciare dallo Stato, che ha immesso nell’economia reale circa 60 miliardi di euro, ammortizzando circa due terzi dei quasi 93 miliardi di euro di reddito tra lavoro e capitale persi dalle famiglie. I trasferimenti sociali in denaro sono pari a 426,6 miliardi di euro (+37,2 miliardi e +8,3% reale rispetto al 2019), con un boom guidato dalle indennità di disoccupazione.

C’è poi stata una potente azione re distributrice delle famiglie: 9 milioni di anziani hanno dato sostegno economico alle famiglie di figli e nipoti e 6,8 milioni di giovani hanno ricevuto supporti

E sul digitale?

Il 16,5% degli italiani non è un utente di Internet, l’11,1% possiede una connessione che ha mal funzionato in pandemia, 27 milioni di utenti di device digitali hanno difficoltà a svolgere le attività digitali in casa, tra spazi stretti, parti di casa senza connessione o rete in overbooking per sovraffollamento.

Secondo lo studio, 16,5 milioni di utenti di device digitali hanno difficoltà nell’utilizzarli perché non ne hanno di propri o perché non sono adeguati alle loro esigenze. Inoltre, 12 milioni hanno problemi nell’uso dello smartphone o di WhatsApp oppure nel gestire la mail, mentre 12,4 milioni li hanno in attività come navigare sui social o gestire video incontri.