Pari Opportunità: Italia e Grecia fanalini di coda in Europa

323

“Non è certo una quota rosa che determina il valore di una donna bensì una meritocrazia che deve caratterizzare i processi aziendali tenendo conto della natura della persona e del suo profondo desiderio di tornare al lavoro. E’ necessario allora agire su due binari: quello aziendale con politiche di reinserimento che tengano conto della carriera delle donne e dei tempi e dei modi con i quali si è disposte a riprendere l’attività lavorativa al termine della maternità. Dall’altra parte bisogna incentivare politiche legislative dello Stato, e in questo noi parlamentari donne dobbiamo essere in prima linea, tutelanti e agevolanti per le famiglie italiane, che tengano conto dei ruoli sempre più interessanti e sempre più energici delle donne nel nostro tessuto economico e sociale”. Queste le parole di Martina Semenzato (capogruppo di “Noi Moderati” in Commissione Ambiente alla Camera dei Deputati), nel corso del webinar “L’occupazione cresce ma le donne in Italia restano indietro, nonostante agevolazioni e quote rosa. Quali proposte per restare al passo con l’Europa?” promosso dalla Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili, presieduta da Luigi Pagliuca.

“Non a caso nell’ultima legge di Bilancio – ha proseguito Semenzato –  abbiamo posto l’accento sul congedo di paternità grazie al quale, nel momento di crescita del bambino, anche il padre si riappropria del suo ruolo genitoriale così come la donna deve essere aiutata a riappropriarsi della sua dimensione lavorativa”.

Sul tema delle quote rosa è intervenuto anche Francesco Emilio Borrelli (deputato di Europa Verde e componente della Commissione Finanze a Montecitorio): “Credo che la previsione delle quote rosa sia stato un provvedimento assolutamente non risolutivo per ciò che riguarda il riconoscimento di pari opportunità sia in termini occupazionali che in termini di rappresentanza politica e negli assetti manageriali del Paese. Bisogna investire seriamente in formazione e sulla possibilità di essere donne lavoratrici e mamme al tempo stesso. Nel Mezzogiorno, ad esempio, gli asili nido sono quasi un miraggio e molto spesso nelle aziende se una donna è incinta viene licenziata. Eppure le donne sono senza dubbio una risorsa straordinaria e stanno dimostrando di essere anche più brave degli uomini in molte circostanze. Pensiamo a quanto accade oggi in Italia con Giorgia Meloni a capo del governo e a capo del maggior partito di opposizione un’altra donna: Elly Schlein. Entrambe hanno vinto non perché donne ma perché sono state le più brave. Questa è la strada che da sempre portiamo avanti con Europa Verde. Abbiamo due co-portavoce, un uomo e una donna, in tutti i livelli organizzativi del partito”.

Secondo Laura Cavandoli (parlamentare della Lega in Commissione Finanze alla Camera): “Il gender gap si sente davvero tanto in Italia. Il dato dell’occupazione femminile al 49% ne è una testimonianza. Senza contare l’ulteriore divario tra nord e sud del Paese con quest’ultimo che fa registrare percentuali ancora più basse. C’è da investire tanto, prima di tutto in formazione per offrire alle donne la possibilità di creare da sole il proprio futuro. Le forze femminili devono essere incanalate nella direzione di risultati lavorativi soddisfacenti. Altro tema è quello del ‘salary gap’ con i dati di Alma laurea che certificano come le donne guadagnino in media 300 euro al mese in meno rispetto agli uomini. Queste differenze devono essere azzerate nel minor tempo possibile. La formazione – ha aggiunto Cavandoli –  deve consentire di lavorare per avere piena soddisfazione personale. Servono anche servizi efficienti a sostegno delle donne madri, che sono anche care-giver familiari, i cui parametri devono essere migliorati assolutamente. Il tema dell’assistenza agli anziani, ad esempio, lo stiamo affrontando con un apposito decreto Anziani che è passato al Senato e che presto andrà alla Camera. Un segnale concreto del governo in favore delle donne affinché riescano a riscattarsi”.

Di politiche a sostegno delle donne ha parlato Mariangela Matera (deputata di Fratelli d’Italia in Commissione Finanze a Montecitorio): “Tanto è stato fatto nel corso degli anni per la parità di genere ma tanto c’è ancora da fare nella consapevolezza che non ci può essere una ripresa economica senza la fattiva partecipazione delle donne. Una società che guarda al futuro non può non guardare alle donne come madri, lavoratrici e come persone attive nella vita politica e istituzionale. Dobbiamo favorire la continuità di carriera per le donne che rientrano al lavoro dopo la maternità provvedendo anche al loro benessere psicofisico. Come? Incentivando tempi e modi di lavoro più vicini alle donne che hanno figli, favorendo flessibilità degli orari e congedi, così come lo smart working e aumentando gli asili nido e la partecipazione alle spese per la prima infanzia. Necessarie anche misure a sostegno degli anziani – ha continuato Matera – che, al pari dei figli, sono seguiti spesso dalle donne. Solo capendo questi bisogni si possono fare passi in avanti concreti per le pari opportunità. Il governo si sta muovendo in questa direzione, senza parlare di quote rose come diritto acquisito ma preferendo il criterio della meritocrazia”.

Il punto di vista dei commercialisti è stato espresso da Antonio Moltelo (commercialista dell’Odcec Nola): “Di recente sono stati pubblicati i dati del World Economic Forum  sul global gender e non sono affatto lusinghieri  per l’Italia visto che su 146 paesi è relegata  al 60mo posto per ciò che riguarda il divario di genere. I parametri analizzati sono la salute, la partecipazione alla vita politica e i ruoli ricoperti nelle principali realtà pubbliche e private del settore economico e di quello istituzionale. L’occupazione femminile nel 2022 ha fatto registrare ancora una volta dati al di sotto della media europea. Anche se ci sono stati segnali di crescita per l’occupazione nel nostro Paese, questi dati purtroppo testimoniano che le donne restano sempre più di un passo indietro nonostante le diverse agevolazioni introdotte dagli ultimi governi che non sembrano aver sortito gli effetti desiderati”.

Le conclusioni sono state affidate a Paolo Longoni (consigliere d’amministrazione della Cnpr): “Il dato relativo all’occupazione nel 2022 ha fatto registrare 334mila nuovi posti di lavoro in Italia, ma solo 38mila sono stati aggiudicati alle donne. Italia e Grecia sono i paesi europei con la forbice discriminatoria di genere più elevata. Per contrastare questo fenomeno, servono misure di lungo termine che siano in grado di risolvere questo problema. Non esiste una ricetta magica; occorre insistere nella formazione e nel welfare familiare per consentire alle donne di migliorare le loro possibilità di accedere al lavoro. Oltre al gender gap, infine, dobbiamo tener conto anche del salary gap, fenomeno che va affrontato con misure corrette e coerenti con la volontà di abbattere ogni forma di discriminazione tra uomo e donna”.