Paternità “assistita”

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Quasi tutte le Casse garantiscono prestazioni alle neo-mamme e ai figli. Ma da qualche tempo gli Enti di previdenza non si occupano solo di maternità ma di genitorialità e dulcis in fundo di paternità.

In ordine cronologico, l’ultima a scendere in campo è l’Enpam che “In caso di nascita di figli darà un sussidio non più solo alle mamme, ma anche ai padri. E se entrambi i genitori sono camici bianchi il bonus verrà moltiplicato per due”.

L’importo base è di 2mila euro per ogni figlio di medico oppure di odontoiatra (che diventano 4mila per chi contribuisce da libero professionista da almeno tre anni). Il contributo di neo-natalità è destinato alle spese dei primi dodici mesi di vita, come quelle di baby sitting e di asilo nido.

“Lo avevamo promesso e lo abbiamo fatto – ha commentato il presidente dell’Enpam Alberto Oliveti –. Del resto, la crisi della natalità è una vera problematica per la previdenza del futuro, ed è nostro dovere dare un segnale. Con ogni probabilità non sarà un aiuto economico a cambiare scelte di vita, ma di certo un bonus permetterà ai professionisti di poter conciliare meglio lavoro e famiglia, e di vivere più tranquilli l’esperienza della genitorialità”.

L’Ente presieduto da Felice Damiano Torricelli ha deciso di erogare  mille euro, un contributo che “Vuole essere un modo per liberare una parte delle energie delle donne, attribuendo anche al partner la possibilità di prendersi cura del piccolo, soprattutto nel primo periodo, grazie al contributo economico stanziato”

Il provvedimento è pensato per facilitare la presa in carico congiunta del bambino neo arrivato da parte dei due genitori, consentendo anche una maggiore libertà di scelta alle famiglie circa la suddivisione dell’impegno di accudimento.

Ma non solo. In Enpap “Il Contributo per la paternità e la genitorialità assicura agli iscritti che stanno per diventare genitori, anche nel caso di coppie omosessuali, l’assegno all’ingresso in famiglia di ogni figlio”.

Di contributo una tantum parla l’Enpab, l’Ente dei biologi. La prestazione consiste nell’erogazione all’iscritto di un contributo di paternità una tantum pari ad euro 2.000,00 (duemila/00) per la nascita, l’adozione o l’affidamento del figlio/a. Il contributo di paternità non è cumulabile con l’indennità di maternità erogata da altro Ente pubblico, privato e/o da ENPAB a favore della madre del nato, adottato o affidato o allo stesso richiedente nei casi di cui all’art. 70, comma 3 ter, del D.lgs. 151/2001.

Punta sulla formazione post parto, per ora (il Cda sta vedendo come incrementarlo), sia per le mamme sia per i papà l’Enpacl, la Cassa dei consulenti del lavoro, che ha previsto “appositi finanziamenti delle attività di sviluppo e sostegno all’esercizio della professione attraverso apposite facilitazioni per l’aggiornamento, il miglioramento e il perfezionamento della preparazione professionale, in particolare nel periodo di minor presenza presso lo studio”.

Allo scopo, l’Ente finanzia appositi corsi di aggiornamento professionale effettuati con modalità di e-learning, riconosciuti ai fini del vigente “Regolamento recante le disposizioni sulla formazione continua” e validi per il riconoscimento dei relativi crediti formativi.

Ad Inarcassa l’indennità spetta ai padri iscritti  per la nascita del figlio o per l’ingresso in famiglia del minore adottato affidato (è escluso l’aborto) e copre i tre mesi successivi all’evento, per il periodo in cui la madre non ne abbia diritto (non ci può essere sovrapposizione di trattamenti di tutela).

L’indennità di paternità è pari ai tre dodicesimi del 60% del reddito professionale percepito e denunciato ai fini IRPEF dal professionista iscritto nel secondo anno anteriore a quello dell’evento.

Stesso sostegno è previsto dalla Cassa dei dottori commercialisti. L’iscritto padre del bambino potrà ususfruire dell’indennità di maternità/paternità (pari a 5/12 dell’80% del reddito netto professionale dichiarato nell’anno precedente a quello dell’evento, e comunque non superiore a 28.054 euro) per il periodo in cui sarebbe spettata alla madre libera professionista o per la parte residua, in caso di morte o di grave infermità della madre ovvero di abbandono, nonché in caso di affidamento esclusivo del bambino al padre.

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