Riformare la LTC nell’UE

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Il Centro studi del Parlamento europeo ha pubblicato la scorsa settimana un approfondimento dedicato all’assistenza a lungo termine (LTC).

La long term care comprende servizi e supporto personale, sociale e medico per aiutare le persone con (o a rischio di) una significativa perdita delle capacità necessarie a vivere nel modo più indipendente possibile. Questa assistenza viene fornita per periodi prolungati da familiari, amici o altri membri della comunità (i cosiddetti caregiver informali) o da professionisti dell’assistenza (caregiver formali).

Con il progressivo invecchiamento della popolazione e il cambiamento dei modelli familiari, è andata via via aumentando la domanda di assistenza a lungo termine per gli adulti. In un rapporto del 2021, la Commissione europea ha previsto che il numero di persone potenzialmente bisognose di cure per lunghi periodi passerà da 30,8 milioni nel 2019 a 38,1 milioni nel 2050 e che la spesa destinata a queste cure aumenterà dall’1,7% al 2,5% del prodotto interno lordo (PIL) nello stesso periodo, diventando una delle aree di spesa sociale in più rapida crescita.

Deve essere considerato, al contempo, il valore economico del tempo speso per l’assistenza informale che è stato stimato tra il 2,4 e il 2,7% del PIL dell’UE-27, più di quanto la maggior parte dei Paesi dell’UE spenda per l’assistenza formale.

Le persone con esigenze di LTC devono affrontare problemi quali: il costo, la disponibilità e l’accesso ai servizi di LTC e la loro qualità, siano essi forniti a domicilio, in comunità o in strutture residenziali. Poiché la copertura della protezione sociale per questo tipo di assistenza tende a essere limitata e per molte famiglie i servizi di assistenza domiciliare formale non sono economicamente accessibili o non sono disponibili, la maggior parte di assistenza di lungo periodo è fornita in modo informale dalle famiglie e dalle comunità locali.

Deve essere considerato, tuttavia, che non si tratta di un problema nazionale o europeo, quanto piuttosto di emergenza globale.

La responsabilità per l’erogazione dei servizi di cura di lungo periodo è solitamente condivisa tra autorità nazionali, regionali e locali, nonché tra servizi sociali e sanitari del settore pubblico e privato. In un contesto di bassi salari, condizioni di lavoro inadeguate e mancanza di riconoscimento sociale, formazione adeguata o avanzamento di carriera, la sfida principale per i fornitori di assistenza è la carenza di manodopera qualificata e di personale specializzato.

Ciò è ancora più evidente quando si tratta di assistenza che deve declinarsi e adattarsi a esigenze specifiche, ad esempio delle persone con disabilità.

L’occupazione nel settore della cura di lungo periodo è in crescita ed è prevalentemente femminile (se non esclusivamente), spesso di origine migrante. Il carico di lavoro è elevato, così come il turnover del personale, fatto che mina la qualità dell’assistenza fornita.

La pandemia ha aumentato non solo i rischi fisici per gli operatori, ma anche quelli psicologici, come il burnout, mentre la privatizzazione accelerata di alcuni servizi ha posto maggiore enfasi sull’efficienza e sul profitto.

Circa 6,4 milioni di persone lavorano nel settore della long term care nell’UE, quasi il 90% delle quali sono donne. Tale forza lavoro sta progressivamente invecchiando. I dati dell’Autorità europea del lavoro del 2022 (ELA) confermano la “grave carenza” di personale infermieristico e di assistenti sanitari nella maggior parte dei Paesi dell’UE. La possibilità di ottenere stipendi più alti e migliori condizioni di lavoro crea concorrenza: tra pubblico e privato, tra settori (sanitario e sociale) nonché tra regioni e Stati membri, poiché il movimento dei lavoratori transfrontalieri può portare a una carenza, quando non addirittura mancanza, di lavoratori qualificati nel settore sanitario.

L’azione della Commissione europea in questo ambito si fonda sul Pilastro europeo dei diritti sociali (il principio 18 del Pilastro stabilisce che ciascuno ha diritto a un servizio di lungo periodo di qualità e sostenibile a livello finanziario) e sul piano di attuazione del Pilastro che impegna gli Stati membri a lavorare per questo obiettivo, in particolare, gli 11 paesi che sono ancora in ritardo in questo settore (compresa l’Italia). Dall’altro lato, la Commissione ha proposto a settembre 2022 la European Care Strategy e due raccomandazioni del Consiglio sull’accesso a servizi di alta qualità nella cura di lungo periodo (non ancora concluso l’iter negoziale tra co-legislatori).

Sebbene gli approcci di mercato all’assistenza di lungo periodo non abbiano portato ai miglioramenti sperati e l’utilizzo di lavoratori migranti per colmare le lacune nell’offerta di assistenza si sia rivelato insostenibile durante la pandemia COVID-19, è opportuno riportare alcuni spunti emersi dal dibattito in corso a livello internazionale.

Nel 2022, l’OMS ha pubblicato 10 raccomandazioni su come migliorare la situazione del personale sanitario e di assistenza in Europa. In un rapporto del giugno 2023 incentrato sulla long term care, l’OCSE riassume le sue raccomandazioni chiave in una sola parola: rispetto (Respect). Le singole lettere stanno per: Riconoscimento economico e sociale dei lavoratori dell’assistenza; applicazione di una regolamentazione efficace (enforcing effective regulation); finanziamento sostenibile del settore LTC (sustainability); retribuzione migliore (paying); dotazione di nuove tecnologie ai lavoratori (equipment); contrattazione collettiva per migliorare le condizioni di lavoro (collective bargaining); formazione dei lavoratori LTC al fine di trattenerli nell’occupazione (training).

 

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