Lotta al ricatto economico. E’ nato il nuovo strumento Ue

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il Parlamento ha approvato martedì, in via definitiva, un nuovo strumento commerciale per consentire all’UE di reagire, in linea con il diritto internazionale e come ultima risorsa, nel caso in cui l’UE o uno Stato membro dovessero subire un ricatto economico da un Paese extra-UE con l’obiettivo di influenzare una particolare scelta o posizione politica.

Lo strumento anti-coercizione (ACI) mira a proteggere la sovranità dell’UE e degli Stati membri in un contesto geopolitico in cui le potenze straniere utilizzano sempre più spesso il commercio e gli investimenti come armi.

Per Bernd LANGE (S&D, DE), relatore e presidente della commissione per il commercio internazionale, ha dichiarato: “Questo strumento consente di reagire rapidamente contro le misure coercitive, contro le pressioni di altri Paesi. Abbiamo introdotto tempistiche e definizioni chiare su cosa debba considerarsi una misura coercitiva e come reagire ad essa. Ora abbiamo la possibilità di utilizzare un’ampia gamma di contromisure. Se da un lato questo strumento anti-coercizione dovrebbe fungere da deterrente, dall’altro saremo in grado di intervenire, se necessario, per difendere la sovranità dell’Unione.

Cos’è la coercizione?

Secondo il regolamento adottato, si parla di coercizione economica quando un paese non appartenente all’Unione europea tenta di fare pressione sull’UE o su uno Stato membro affinché compia una scelta specifica applicando, o minacciando di applicare, misure commerciali o di investimento. Sebbene questo tipo di coercizione comprometta l’autonomia strategica dell’UE, non è contemplata dall’accordo dell’Organizzazione mondiale del commercio (OMC). Il meccanismo di risoluzione delle controversie dell’OMC non è infatti attivabile per casi specifici di coercizione economica, a meno che non riguardino anche aspetti che violano le regole dell’OMC.

Le nuove regole prevedono che la Commissione abbia quattro mesi di tempo per indagare. Basandosi sui risultati ottenuti, il Consiglio disporrà di otto-dieci settimane per decidere (a maggioranza qualificata) se sussista coercizione. Anche se l’obiettivo principale sarà quello di avviare un dialogo per convincere le autorità del paese non UE a cessare la coercizione, se questo dovesse fallire, l’UE avrà a disposizione un’ampia gamma di contromisure. Se viene accertata la coercizione, e gli Stati membri sono d’accordo, la Commissione avrà sei mesi di tempo per formulare la contromisura adeguata, aggiornando regolarmente Parlamento e Consiglio.

Potenziali contromisure

I deputati hanno potenziato l’aspetto deterrente dello strumento includendo un elenco completo delle possibili contromisure a disposizione dell’UE, tra cui restrizioni agli scambi di beni e servizi, ai diritti di proprietà intellettuale e agli investimenti esteri diretti. Sarà inoltre possibile imporre limitazioni all’accesso al mercato degli appalti pubblici dell’UE, al mercato dei capitali e all’autorizzazione di prodotti ai sensi delle norme chimiche e sanitarie.

Riparare il pregiudizio

In base alle nuove regole, l’UE potrà chiedere una “riparazione” al paese terzo che esercita la coercizione e la Commissione potrà applicare misure per far valere tali riparazioni.

Prossime tappe

Dopo l’adozione formale da parte del Consiglio, prevista per ottobre, il regolamento entrerà in vigore 20 giorni dopo la pubblicazione nella Gazzetta ufficiale UE.

Contesto

La Commissione ha proposto il meccanismo nel dicembre 2021, sulla base di una richiesta del Parlamento europeo e in risposta alle pressioni economiche esercitate dagli Stati Uniti durante l’amministrazione Trump e ai numerosi scontri tra l’UE e la Cina. Questo nuovo strumento si affianca a una serie di strumenti di difesa commerciale adottati negli ultimi anni. A maggio, sulla scia dell’iniziativa dell’UE, i leader del G7 hanno annunciato il lancio di una piattaforma di coordinamento contro la coercizione economica.