Con l’avanzare della trasformazione digitale, l’IA sta assumendo un ruolo rilevante nelle decisioni politiche, economiche e sociali, sollevando preoccupazioni riguardo alle tendenze repressive e autoritarie. Un’analisi approfondita recentemente pubblicata dal Centro studi del Parlamento europeo esplora i principali attori, casi e tecniche dell’autoritarismo algoritmico, insieme al quadro legale, regolamentare e diplomatico relativo ai pregiudizi e agli abusi deliberati basati sull’IA.
L’autoritarismo algoritmico
L’uso dell’IA nelle agende politiche repressive e autoritarie è al centro dell’attenzione del PE in linea con l’impegno a tutelare i diritti umani nel contesto della trasformazione digitale. L’IA, infatti, come tecnologia di uso generale sta alterando il modo in cui il potere viene esercitato e mantenuto, influenzando le leve sociali e psicologiche che lo sostengono. Questo cambiamento ha un impatto diretto sulla governance globale, creando nuove tensioni sul rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, poiché sempre più Paesi si affidano alle tecnologie emergenti per amplificare il controllo sulla collettività e sui dati. Lo studio esamina come l’IA sia utilizzata per forme di controllo visibili e invisibili, monitorando, influenzando e sopprimendo l’opposizione o il dissenso e gestendo i flussi di informazione con alta efficienza e, al contempo, scarsa trasparenza. Queste tecniche includono reti di sorveglianza estese, manipolazione elettorale e gestione dell’informazione online, con un impatto significativo sui diritti individuali e sul funzionamento delle società democratiche.
Tra le raccomandazioni politiche strategiche per le iniziative del Parlamento europeo, l’analisi sottolinea la necessità di misure proattive per contrastare le ingerenze algoritmiche nel controllo delle opinioni e delle collettività, tra le quali lo sviluppo di partenariati tecnici per fornire assistenza ai governi democratici; la promozione della crescita del settore industriale dell’IA secondo il modello disegnato dall’AI Act europeo; l’influenza sulla convergenza della regolamentazione internazionale; l’implementazione di sanzioni e controlli sulle esportazioni per limitare l’abuso di tecnologie di intelligenza artificiale.
L’analisi sottolinea come l’UE possa svolgere un ruolo cruciale nella definizione degli standard globali per la governance delle tecnologie di IA. Ciò implica non solo l’implementazione di quadri legali completi a livello dell’Unione, ma anche un impegno attivo nei forum internazionali per modellare il discorso globale sull’IA. L’UE può sfruttare la sua esperienza regolamentare, come il GDPR, per promuovere accordi internazionali che incarnino valori democratici e la protezione dei diritti umani. Inoltre, deve essere considerata la natura duale di molte applicazioni dell’IA che possono offrire benefici significativi per la società ma anche essere utilizzate in modo criminoso contro le democrazie. Raffinare i controlli sulle esportazioni e sviluppare una comprensione a tutto tondo di come le tecnologie dell’IA possano essere utilizzate dai regimi autoritari è essenziale.
Nelle conclusioni, lo studio ribadisce che la parabola dell’IA nel contesto dei regimi autoritari è destinata a crescere in complessità e sofisticazione. L’Unione europea ha il compito di promuovere tecnologie contro gli abusi di IA ed ecosistemi trasparenti, aumentando gli investimenti nella ricerca e sviluppo per un uso etico dell’IA. Può inoltre fissare e implementare standard interni elevati, e contribuire a disegnare l’etica globale dell’IA affinché questi progressi tecnologici si sviluppino in armonia con i valori fondamentali della democrazia e della dignità umana.
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