
Un’analisi statistica recentemente pubblicata dalla Commissione europea rivela sfide e opportunità connesse alla diversità demografica, alle disuguaglianze sociali e alle vulnerabilità economiche della popolazione dell’UE. Dai tassi di occupazione alle disparità esistenti nell’accesso all’istruzione e nell’inclusione sociale, i dati Eurostat mostrano un quadro complesso che richiede interventi mirati (dati riferiti al 2023 e in alcuni casi al 2022).
La struttura della popolazione
La popolazione europea è composta per il 49% da uomini e il 51% da donne. Tra gli uomini, il 8% ha meno di 14 anni, il 32% rientra nella fascia d’età lavorativa (15-64 anni) e il 9% ha più di 65 anni. La composizione della parte femminile è caratterizzata, invece, da una maggiore presenza di Per le donne nella terza età (9%), mentre il 7% ha meno di 14 anni e il 32% tra i 15 e i 64 anni. Un altro dato significativo riguarda la provenienza dei residenti con l’87% nati in un Paese dell’UE e il 13% nati al di fuori dell’Unione.
Disabilità e accesso ai servizi
Il 23% della popolazione presenta una disabilità. Tra questi, l’1% ha meno di 15 anni, il 12% è in età lavorativa e l’11% ha più di 65 anni. La restante parte della popolazione (77%) non presenta disabilità. Tuttavia, la disabilità incide notevolmente sull’accesso ai servizi sanitari e alle cure mediche creando una disparità inaccettabile nell’UE: l’8,2% delle persone con disabilità riporta difficoltà nell’accedere a cure ed esami diagnostici, rispetto al 2,5% della popolazione senza disabilità. Quanto alla salute in generale, le donne presentano un indice di mortalità inferiore del 50% rispetto a quello degli uomini (197 contro 401), la minore differenza si registra nei Paesi Bassi (172 contro 242).
Disuguaglianze di genere e istruzione
Quanto alle disparità di genere, le studentesse universitarie pur superando in generale i colleghi uomini nei risultati, con un rapporto di 133 donne laureate per ogni 100 uomini, tuttavia nelle discipline STEM (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica) non riescono ancora a raggiungere i livelli degli studenti. Infatti, nelle STEM la presenza femminile scende drasticamente a 49 femmine ogni 100 maschi. Tra i paesi che presentano la più alta percentuale di studentesse STEM troviamo la Polonia, la Grecia e la Romania, mentre Belgio, Spagna e Germania mostrano il più basso divario tra i generi.
Una fotografia diversa e che dovrebbe preoccupare è quella dei giovani NEET, il gruppo di popolazione tra i 15 e i 29 anni, tra i quali aumenta l’incidenza delle disparità sopra richiamate. In particolare, sono NEET soprattutto le giovani (13% contro il 10% dei maschi, con una probabilità di essere NEET 24 volte superiore), i nati al di fuori dell’Unione europea sono il 18%, con una probabilità di essere NEET superiore del 75% ai nativi UE, e infine i giovani con disabilità (28% di essi è NEET con una probabilità di divenire NEET di 160 volte superiore a quella dei giovani senza disabilità.
Il mercato del lavoro
Le disuguaglianze nel mercato del lavoro restano marcate. Le persone con disabilità hanno un tasso di occupazione inferiore di 21,4 punti percentuali rispetto a chi non ha disabilità. Le donne nate all’estero lavorano meno rispetto agli uomini nati all’estero (-18,7 punti percentuali) e rispetto alle donne native (-15,6 punti percentuali). Il divario tra uomini e donne nell’occupazione, in generale, è di 10,2 punti percentuali. Anche il lavoro part-time riflette queste disparità: solo il 5% degli uomini con figli lavora part-time, contro il 32% delle donne con figli (e il 20% delle donne senza figli).
Povertà e rischio di esclusione sociale
Il rischio di povertà o esclusione sociale colpisce il 29% delle persone con disabilità, rispetto al 18% della popolazione senza disabilità (+57%). I cittadini nativi dell’UE hanno un rischio di povertà pari al 19%, mentre per i nati all’estero questo sale al 36% (+90%). Particolarmente vulnerabili sono i figli di genitori nati all’estero, infatti, il 33% di essi è a rischio di povertà, rispetto al 15% dei figli di genitori nati in uno Stato membro dell’UE (+122%).
Ostilità online e discriminazione
Il 37% degli utenti Internet nell’UE ha segnalato di essersi imbattuto in messaggi ostili o di denigrazione di particolari gruppi di popolazione. Le ragioni di discriminazione sono soprattutto collegate all’origine razziale o etnica (19,5%), all’orientamento sessuale (19,1%), al credo religioso (16,8%), al sesso (13,1%), alla disabilità (9,1%).
Un continente in trasformazione
Questi dati mostrano un’Europa in trasformazione, dove persistono profonde disuguaglianze sociali ma dove esistono opportunità di crescita. Investire nell’inclusione sociale, nell’equità di genere e nel miglioramento delle condizioni lavorative e sanitarie è essenziale per garantire un futuro sostenibile e coeso per tutti i cittadini europei.
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