“Con il Rapporto sul mismatch, frutto della collaborazione tra CNEL e Unioncamere, si mette a disposizione del Paese” cosi il presidente del CNEL Renato Brunetta che sottolinea “uno strumento strategico per affrontare in modo concreto il disallineamento tra domanda e offerta di lavoro partendo dalla consapevolezza delle evoluzioni – positive o negative – delle dinamiche dei fabbisogni occupazionali. Per non restare indietro nella competizione globale, il nostro Paese deve incrementare gli investimenti nei servizi ad alta intensità di conoscenza. Serve una svolta strutturale, soprattutto sul fronte dell’istruzione e della formazione per accrescere competenze scientifiche e tecnologiche”.
Per Andrea Prete, presidente di Unioncamere “Il mismatching è un problema molto critico in questa fase per l’economia italiana e non solo per essa. La sua soluzione richiede, oltre alle migliori tecniche di incrocio tra domanda e offerta sul mercato del lavoro, una vasta azione di orientamento dei percorsi di formazione, di valorizzazione dell’istruzione tecnica e di miglior diffusione delle occasioni di lavoro create dalle imprese. Per questo il coinvolgimento delle forze sociali è fondamentale”.
Le evidenze principali del Rapporto
- Primo semestre 2025: crescita trainata da micro e piccole imprese, frenata nei servizi ad alta conoscenza
A trainare l’occupazione è il settore dei servizi, che assorbe oltre il 72% delle entrate complessive previste (2,94 milioni di contratti). I comparti più tradizionali, turismo, alloggio, ristorazione e commercio registrano una forte crescita rispetto al primo semestre 2024, al contrario, una contrazione significativa risulta nei comparti più innovativi: ICT (-13,4% rispetto all’anno precedente) e servizi avanzati di supporto alle imprese (-8,8%). Le micro e piccole imprese si confermano motore della crescita occupazionale.
- Professioni richieste e difficoltà di reperimento: l’Italia soffre la carenza di competenze specialistiche
La domanda di lavoro si sta spostando verso le professioni legate ai servizi, soprattutto a bassa o media qualificazione. Permane la richiesta di operai specializzati ma con una crescita più contenuta rispetto al 2024. Le imprese fanno fatica a reperire personale (nel 48% dei casi a livello nazionale), in particolare nei settori metalmeccanico ed elettronico (59,7%) e nei servizi informatici e delle telecomunicazioni (49,5%). Le maggiori criticità riguardano ruoli tecnico-scientifici altamente specializzati.
- Previsioni 2025–2029: 3,28 milioni di lavoratori richiesti
Secondo le stime, nei prossimi cinque anni le imprese italiane e la Pubblica Amministrazione avranno necessità di assumere tra 3,3 e 3,7 milioni di persone di cui il 74% nei servizi. Il fabbisogno più elevato lo registrano i servizi alle persone (757-826mila) che da soli superano la richiesta dell’intero settore industriale in senso stretto. I servizi avanzati di supporto alle imprese superano il 10% della domanda di lavoro nel settore dei servizi, mentre quelli a più alta intensità di conoscenza (ICT) restano marginali (circa il 3%).
- Istruzione e orientamento: leve strategiche per ridurre il mismatch
Almeno il 37% dei fabbisogni riguarderà laureati, soprattutto in ambito STEM e diplomati da istituti ad alta specializzazione tecnologica. Quasi la metà dei posti di lavoro stimati saranno occupati da diplomati degli istituti tecnico-professionali.