Italia. Tutti “catturati” dall’IA

“In un mondo plasmato da un incessante progresso tecnologico, le aziende che non riescono a evolversi potrebbero scomparire dalla mappa. L’intelligenza artificiale (IA) sta investendo il panorama aziendale con intensità estrema, rimodellando settori ed economie a un ritmo senza precedenti. Mentre l’IA avanza in prima linea nell’innovazione tecnologica, alcuni si preparano alle inevitabili sfide che un cambiamento radicale di questa portata porterà, mentre altri cercano con fervore di sbloccare le immense opportunità che promette”. E’ questo l’incipit del nuovo studio targato Ey Italy AI Barometer.

Ricerca che ha coinvolto 4900 professionisti provenienti da 9 Paesi europei, di cui 539 italiani, per indagare e analizzare l’attuale utilizzo che viene fatto dell’intelligenza artificiale nelle imprese.

“Indipendentemente dalle molteplici sfaccettature e manifestazioni della tecnologia AI – si legge nello studio – una cosa è certa: ridefinirà radicalmente il nostro modo di lavorare, di vivere e di interagire. Le aziende devono riflettere attentamente su alcune domande fondamentali: dovrebbero adottare l’AI senza riserve o procedere con cautela? Quali insidie e conseguenze possono aspettarsi? In che modo l’AI influenzerà il mondo del lavoro? E quali quadri normativi devono rispettare le aziende e in che modo?”

Alla domanda se l’uso dell’IA porterà alla perdita di posti di lavoro, le opinioni degli intervistati variano notevolmente nei diversi paesi europei. Nel complesso, poco più di due intervistati su tre (68%) affermano di prevedere che saranno necessari meno dipendenti con l’affermarsi dei sistemi di IA e l’aumento del numero e della portata dei casi d’uso (vedi figura 3). La percentuale è particolarmente elevata in Portogallo (80%), Spagna (78%), Italia (76%) e Belgio (74%). Al contrario, la preoccupazione per la perdita di posti di lavoro a seguito dell’IA è leggermente minore in Svizzera (57%), Germania (59%) e Paesi Bassi (64%).

In Italia, un intervistato su tre (34%) prevede che la nuova tecnologia sostituirà il lavoro umano su larga scala. Idem in Portogallo (31%). Al contrario, tra gli intervistati in Germania ne è convinto solo il14%, in Svizzera il 16% e in Austria il 17%.

Nel Bel Paese, l’adozione è trainata principalmente da strumenti per la produttività individuale, come la scrittura di testi (60%), gli assistenti vocali (47%) e i chatbot (40%).Con qualche ma. Ad esempio, il 59% dei manager ha aumentato l’uso dell’IA, mentre il dato dei dipendenti scende al 39%. I primi hanno inoltre una conoscenza avanzata del contesto aziendale in cui l’IA è inserita (74%), a fronte di un numero minore dei dipendenti (47%).

In molti casi, i dipendenti prendono l’iniziativa e si avvalgono di opportunità di autoapprendimento, sia in ambito privato, professionale o una combinazione dei due, pratica molto diffusa in Italia che tocca il 54%.

Infine, preoccupano la sicurezza e la protezione dei dati (53%), la user experience (40%) e i costi (32,5%). Elementi che non impediscono però agli italiani di investire nella propria formazione sull’IA (64%), la percentuale più alta tra i paesi europei analizzati. La maggior parte di loro si sta formando in modo privato (26%), professionale (22%), o in entrambe le modalità (16%).