“Siamo indubbiamente una storia trentennale di successo”

di Alberto Oliveti, Presidente AdEPP e Enpam

In tutti questi anni il Sistema ha saputo non solo gestire i cambiamenti, a volte addirittura prevedendoli, ma fare scelte che, pur affrontando eventi epocali, non tradissero mai i principi fondanti.

Siamo indubbiamente una storia trentennale di successo. E non sono solo i numeri a dirlo. Se per un attimo lasciamo da parte il trend di crescita assolutamente straordinario del nostro patrimonio, e ripercorriamo gli anni che hanno caratterizzato la politica sociale/economica del nostro Paese, possiamo affermare con certezza che le Casse pur tenendo aperta la finestra sull’Italia sono riuscite ad evitare che spifferi o tempeste portassero via quanto costruito. Nessuna Cassa del lavoro autonomo è mai fallita, tutte le Casse hanno tenuto fede al proprio compito.

Partiamo proprio dal 1995. Arriva la Riforma Dini.

Oltre all’ormai impostato sistema a tre pilastri e al riordino delle gestioni, viene introdotto il metodo di calcolo contributivo, che lega la pensione ai contributi versati nel corso della vita lavorativa invece che alle retribuzioni finali. Obiettivo per lo Stato, garantire la sostenibilità del sistema previdenziale nel lungo termine e iniziare a promuovere la previdenza complementare.

L’Istat sottolinea che “l’economia dell’Italia è caratterizzata da luci ed ombre”. Diminuiscono le nascite e aumenta l’invecchiamento della popolazione”.

In questo contesto le Casse vengono trasformate in fondazioni o associazioni di diritto privato con autonomia gestionale, organizzativa, amministrativa e contabile. Sono soggette alla vigilanza di diversi Ministeri e al controllo generale della Corte dei conti. Non possono ricevere garanzie o finanziamenti statali devono quindi operare senza mai fare appello alla collettività generale e senza gravare sulla finanza pubblica.

Però, devono garantire la sostenibilità con una riserva legale quinquennale rispetto alle pensioni pagate e tale sostenibilità si proietterà inizialmente a 15 anni e, in seguito con la Riforma Fornero a 30 con proiezione a 50; debbono risanare i conti, sostenere gli iscritti e porre le basi per l’adeguatezza delle future pensioni. Iniziano così a mettere in campo azioni di welfare assistenziale e lavorativo che possano tutelare le fasce più deboli.

2009.

L’Italia affronta una forte crisi economica globale iniziata nel 2007, caratterizzata da un calo del PIL (-5,5%), una significativa perdita di posti di lavoro, aumenta la povertà, soprattutto tra i giovani e nel Mezzogiorno. L’invecchiamento della popolazione e il calo delle nascite iniziano ad essere messe sotto la lente d’ingrandimento di istituti di ricerca e analisti.

Le Casse vengono inserite nell’elenco Istat delle amministrazioni pubbliche e nel conto economico consolidato dello Stato. Un’inclusione che non avrebbe dovuto comportare l’attrazione delle Casse nel mondo della pubblica amministrazione ma avere solo finalità statistiche. Eppure piombano sulle spalle delle Casse norme che poco hanno a che vedere con il sistema privato vedi la disciplina del pubblico impiego, la spending review, l’applicazione del codice dei contratti pubblici o l’obbligo per le Casse di adottare un sistema di contabilità diverso da quello civilistico. Ultima in ordine di tempo la “riforma Accrual”.

Ma non è l’unica stortura contro cui combattere. Le Casse subiscono un regime di doppia tassazione e quello che doveva essere un controllo nel rispetto dell’autonomia degli Enti sancita dalle leggi dello Stato si traduce a volte in pesanti ingerenze.

Noi accettiamo tutti i punti di riflessione e gli stimoli che ci vengono dati anche dagli organi di controllo, vedi l’ultima indagine della Bicamerale di controllo sulle attività previdenziali delle Casse, l’impressione però è che, anche in questo caso, si sia visto il bicchiere un terzo vuoto. Crediamo che vigilare significhi garantire che si faccia in autonomia quel percorso verso la finalità propria, istituzionale, la previdenza, l’assistenza definito dalle regole iniziali di sistema.

E arriviamo ai giorni nostri.

Il Mondo affronta guerre e conflitti che si ripercuotono drammaticamente sull’economia globale e sulla volatilità dei mercati. Secondo l’ultima analisi dell’Ocse di giugno, assisteremo ad un ulteriore rallentamento della crescita a causa dell’inasprimento delle condizioni finanziarie, alla debole fiducia dei consumatori e delle imprese e all’escalation delle pressioni commerciali, in particolare legate ai dazi imposti dagli Stati Uniti.

Aggiungo, ad analisi spesso contraddittorie. Mentre gli Stati Uniti promuovono l’industria delle criptovalute e la creazione di una riserva nazionale di asset digitali, la Consob e le altre autorità europee avvertono: “Sulle criptovalute poche tutele e rischi elevati”.

Il debito pubblico italiano supera i 3 mila miliardi di euro.

Elementi che a mio avviso non potranno che rendere ancora più complicata una gestione degli investimenti che possa tenere fede a due obiettivi principali: redditività e gestione del rischio.

Da una parte il Governo ci chiede di investire di più nel sistema Paese, (cosa che già facciamo,) nelle Piccole e medie imprese, dall’altra gli organi vigilanti ci richiamano alla prudenza della gestione dei soldi dei nostri iscritti.

Fondamentale sarà l’accurata valutazione e pesatura degli scenari avversi in un approccio diversificativo aperto anche a nuove proiezioni di mercato.

I numeri ci dicono che le scelte che abbiamo fatto, in tutti questi anni, rivendicando autonomia nel rispetto delle regole e capacità gestionale, sono state giuste. Dalla fine del 2011 a fine 2024 il patrimonio delle Casse è passato da 55 miliardi a 125 miliardi.

Attualmente si parla di un apposito regolamento sugli investimenti che secondo la Costituzione può essere emanato solo per ragioni di necessità e/o di urgenza. Sull’urgenza vorrei sottolineare che il famoso Decreto di cui si parla, chiamato appunto emanando, fu ipotizzato 15 anni fa. Per quanto riguarda la necessità, visti i dati non credo che ce ne sia.

Probabilmente ci può essere l’esigenza di omogenizzare le varie attività delle singole Casse. L’Adepp in questo ha fatto la sua parte, approvando un Codice di autoregolamentazione sugli investimenti recepito da tutte le Casse di previdenza, pensiamo che possa farla ancora. Allo stesso tempo i risultati raggiunti in questi 30 anni credo che parlino da soli.

Investiamo sempre con una certa accuratezza perché non siamo investitori speculativi. L’attenzione delle Casse non è rivolta solo alla gestione e conservazione del patrimonio, ma guarda anche all’attività caratteristica, per sostenere i professionisti iscritti, i cui redditi impattano sui contributi che versano. Un’attenzione che si traduce in politiche di welfare attivo a supporto sia dell’attività professionale, sia della vita familiare.

Anche per questo, chiediamo con forza, nell’interesse dei nostri iscritti ma anche nell’interesse del Paese, di poter continuare a lavorare in autonomia.

Le sfide che abbiamo di fronte richiedono grande consapevolezza e studio. L’inverno demografico e l’invecchiamento della popolazione, le trasformazioni del lavoro e il ruolo dell’Intelligenza artificiale, i gap di genere e territoriali, l’abbandono della professione soprattutto da parte delle professioniste che non riescono a conciliare il lavoro con la cura della propria famiglia e di quella di nascita, sono solo alcune delle problematiche che impattano anche sulle nostre platee di riferimento e quindi sulle scelte politiche che ogni Cassa deve mettere in campo. Farlo in autonomia le metterebbe nella condizione migliore per raggiungere gli obiettivi.

Oggi parlare di sostenibilità a 50 anni credo che non abbia francamente valore.

Penso che dovremmo ritrovare dei sistemi di regolazione e di riferimento del nostro percorso più adatti ai tempi che viviamo.

Sostenibilità, adeguatezza, professionalità, protezione, inclusione sono parte della nostra storia e del nostro percorso e devono necessariamente essere un tutt’uno con i cambiamenti. La transizione energetica e l’innovazione digitale, ad esempio, non sono solo elementi della nostra quotidianità ma strumenti utili e necessari per traghettare il Paese e i nostri iscritti verso un futuro a misura d’uomo. Non dobbiamo dimenticare la responsabilità che abbiamo verso queste e verso le future generazioni.

Se vogliamo contribuire alla costruzione di una società più giusta, di un lavoro più equo, di una vecchiaia più serena, dobbiamo essere messi nelle condizioni di poter portare avanti con serenità e rispetto le nostre scelte.

Lo abbiamo fatto in questi anni, abbiamo dimostrato di essere capaci di portare a temine quanto ci veniva richiesto, abbiamo trasformato un gap iniziale in valore, abbiamo garantito ai nostri iscritti un sistema di welfare state abbandonato o mai realizzato dagli stessi Stati membri europei, che oggi guardano con grande interesse alle nostre misure di sostegno.

Abbiamo ribadito con forza le nostre convinzioni ma non ci siamo mai sottratti al dialogo.

Abbiamo sempre aperto la nostra mente e le nostre porte a chi poteva darci strumenti più innovativi, idee e analisi utili per ampliare la nostra conoscenza.

Lo faremo anche in questa edizione degli Stati Generali. Sul palco si alterneranno esponenti del Governo, politici, economisti e rappresentanti del mondo della finanza. Ascolteremo con attenzione l’intervento dell’Onorevole Professore Giulio Tremonti e, dopo una giornata di confronto e studio, riporteremo al nostro interno quanto analizzato per continuare a riflettere e interrogarci su quali altre sinergie poter mettere a sistema per dare risposte ampie e lungimiranti.

Ho usato spesso parole come lungimirante, previdente. 10 anni fa coniai l’acronimo WISE, saggio, individuando nel welfare, investimenti, servizi, Europa le aree di intervento di AdEPP. Oggi credo che oltre la saggezza senza una visione e una comunione di intenti non si possa tracciare un cammino giusto.

Credo che dovremo aprirci alla Previdenza complementare, alla sanità integrativa e sul fronte investimenti essere noi stessi il benchmark delle nostre attività. Abbiamo le professionalità, le capacità e la volontà per farlo insieme.