Bce: mercati deboli e basso indice di fiducia

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È quanto si legge nel Rapporto annuale 2012 della Banca centrale Europea nella parte relativa alle azioni intraprese dall’Eurotower per contrastare la crisi finanziaria, compreso il piano anti-spread (Omt) varato a inizio settembre scorso e non ancora utilizzato da alcun Paese dell’area. La soluzione, si legge nel rapporto, “potrà venire solo dai Governi che devono assicurare la sostenibilità del debito pubblico, rendere più competitive le proprie economie, rafforzare la resistenza delle banche e continuare a migliorare il quadro istituzionale dell’Unione Monetaria”.

E sul piano antispread Omt di inizio settembre “questi hanno contribuito a ridurre le tensioni sui mercati finanziari, i rischi di ridenominazione e l’incertezza nella seconda metà del 2012, migliorando le condizioni generali di finanziamento, come visto, ad esempio, nel calo dei rendimenti dei titoli di Stato dei Paesi sotto stress, così come per le nuove emissioni di banche, società e emittenti sovrani che per un certo periodo di tempo avevano perso l’accesso ai mercati”.

Per il Governatore Mario Draghi: “l’elemento chiave della fragilità ha continuato ad essere il potenziale peggioramento della spirale negativa tra fattori di rischio sistemico, che derivano dagli squilibri e le vulnerabilità degli ambiti macroeconomico, di bilancio e finanziari”.

E nel mirino finisce il credito bancario che, secondo il vice presidente Victor Costancio, resta chiuso a imprese e famiglie. Ed infine il rapporto fra debito e Pil per l’area aggregata dell’euro continuerà a salire nel 2013, con un aumento di 2 punti percentuali al 95,1%, “con un parametro superiore al 100% del Pil in cinque Paesi – Belgio, Irlanda, Grecia, Italia e Portogallo”. Unica buona notizia: il deficit aggregato dell’area rispetto al Pil dovrebbe scendere di 0,7 punti percentuali al 2,8% con un miglioramento complessivo delle entrate dello 0,5% del PilE sulla crescita o meglio sulla mancata crescita? Per la Bce, questa è stata fortemente influenzata dalla debolezza degli investimenti e dei consumi privati con la domanda interna che ha segnato il primo calo dal 2009. Investimenti e consumi, a loro volta, sono stati appesantiti dai bassi indici di fiducia delle imprese e dei consumatori, da prezzi del petrolio elevati, da condizioni di accesso al credito bancario difficili e dalle tensioni sul mercato del debito sovrano dovute ai timori sulla sostenibilità dei conti pubblici in diversi Paesi dell’Eurozona.