Stabilità, è legge

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Dopo un tour de force, arriva il sì del Senato in terza lettura. La manovra economica per il 2014 (che comprende il ddl stabilità e il ddl bilancio) diventa legge. Su 277 votanti, i sì sono stati 167, i no 110. L’assemblea di palazzo Madama ha poi votato il ddl di Bilancio. I sì sono stati in questo secondo caso 158, un solo contrario e un astenuto. Il pacchetto manovra diventa dunque legge. Tra le misure previste, la nuova tassazione della prima casa in formato service tax, un primo mini taglio dell’Irpef sul lavoro, un nuovo Fondo per la riduzione della pressione fiscale e un contributo di solidarietà sulle pensioni superiori ai 90mila euro annui, con un blocco più soft dell’indicizzazione.

Uno sguardo ai numeri. L’impatto della manovra per il 2014 contenuta nel Disegno di legge prevede oneri complessivi per quasi 14,7 miliardi coperti per 12,2 miliardi da interventi contenuti nel provvedimento  mentre 2,5 miliardi comportano un peggioramento del rapporto deficit/Pil. Nel 2015 e nel 2016 l’impatto sull’indebitamento netto è invece positivo rispettivamente di circa 3,5 miliardi e 7,3 miliardi (il totale degli oneri scende a 11 miliardi nel 2015 e 12,5 miliardi nel 2016 mentre le coperture salgono rispettivamente a 14,5 e quasi 20 miliardi).

Nel  2014, sempre stando ai numeri,  risultano maggiori entrate nette per circa 2,1 miliardi (derivanti dal saldo tra 6,1 di minori entrate e 8,2 di maggiori entrate); sempre nello stesso anno sono previsti circa 4 miliardi di minori spese mentre le maggiori spese ammontano a quasi il doppio, 7,6 miliardi.

E sulle pensioni? La vecchia Finanziaria nel ripristinare l’indicizzazione dei trattamenti ha rivoluzionato, ed ad un primo sguardo non sembra in meglio, il meccanismo. I pensionati dovranno fare i conti con aumenti minimi e con la prospettiva di dover lasciare sul piatto un consistente contributo di solidarietà (per le pensioni più alte). E non sembra andare meglio per i futuri pensionati, chi si ritirerà dal lavoro con l’anno nuovo,  in particolar modo le donne, colpa dell’innalzamento dei requisiti per ottenere la rendita di vecchiaia.