Isfol, i giovani più penalizzati nel lavoro autonomo

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Lo ha detto, durante il convegno organizzato dall’AdEPP all’interno della Giornata nazionale della Previdenza, il direttore dell’Istituto di riecerca, Paola Nicastro, che ha aggiunto: “Tra il 2009 ed il 2012 la crisi economica ha avuto effetti negativi su tutte le tipologie di lavoro sia in termini di perdita di posti di lavoro si in riferimento agli aspetti economici: i lavoratori autonomi non ne sono quindi risultati immuni. Le fasce di occupati più giovani, tra i 15 ed i 29 anni, sembrerebbero essere più penalizzate tra i lavoratori autonomi che non tra i dipendenti. Un occupato autonomo con età compresa tra i 15 ed i 29 anni guadagna 600 euro di meno di un autonomo di 30-44 anni, mentre la stessa differenza misurata tra i lavoratori dipendenti è intorno ai 400 euro”.

Passando invece a considerare il reddito per titolo di studio emerge una chiara e maggiore capacità del lavoro autonomo di premiare i titoli di studio più elevati. I laureati dipendenti, hanno infatti un reddito mensile netto pari a circa 1.800 euro a fronte dei rispettivi 2.772 euro relativi ai lavoratori autonomi. Sul fronte delle professioni è evidente che il maggior guadagno (sia per gli autonomi, sia per i dipendenti) si rilevi in corrispondenza dello svolgimento di professioni high-skill e dunque in presenza di lavori complessi e di elevata qualificazione.

Sul fronte Job security la dottoressa Nicastro ha sottolineato come “ in base alle caratteristiche del lavoro svolto si evidenzia con decisione che la precarietà del rapporto di lavoro è l’aspetto che più di ogni altro incide sulla variabile di studio: ben il 60,2% dei collaboratori e il 52,9% dei dipendenti con contratto a termine ritengono di poter perdere il lavoro nei 12 mesi seguenti, Al contrario, i lavoratori dipendenti (10,0%) e gli autonomi sono coloro che meno temono una perdita”.

“Più che le caratteristiche individuali sono quelle del lavoro ad incidere sulla “sicurezza economica” percepita – denuncia il direttore dell’Isfol –  In termini prospettici chi maggiormente teme di subire una riduzione della propria retribuzione nel corso del 2011 sono i lavoratori atipici: in particolare poco più della metà dei collaboratori (52,3%) e il 44,6% dei dipendenti a termine. Inoltre, circa un terzo dei lavoratori autonomi (33,7%) teme una riduzione del proprio reddito da lavoro nei dodici mesi successivi all’indagine, Infine per i dipendenti a tempo indeterminato si registrano le percentuali più basse (12,7%). In termini retrospettivi, quando ai lavoratori si chiede di valutare l’andamento delle proprie condizioni economiche nel corso dell’attuale lavoro, la maggior incidenza di giudizi negativi si riscontra per i lavoratori autonomi (41,6%), del lavoro”.