Camporese: “Intendiamo perseguire autonomamente la realizzazione del fondo per il Paese e gli iscritti”.

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L’Assemblea dei Presidenti degli Enti previdenziali privati e privatizzati, riunita a Roma, esprime sconcerto e forte allarme per le notizie diffuse sull’ipotesi di un aumento della tassazione sulle rendite finanziarie derivanti dall’investimento del denaro degli iscritti.

Esiste un fraintendimento che necessita di essere chiarito al più presto attraverso un confronto franco e trasparente con il Governo. Chiediamo un nuovo incontro con il Ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, che possa riaprire il tema per il bene comune.

Collocarci al 26%, dopo che una precedente norma di legge aveva stabilito una tassazione del 20% in attesa di una ulteriore armonizzazione del sistema di primo e secondo pilastro, costituirebbe un unicum in Europa e un danno irreparabile per le future prestazioni pensionistiche, in particolare dei giovani professionisti.

L’aumento della tassazione, inoltre, sottrarrebbe risorse oggi indispensabili per permettere agli Enti di continuare ad assicurare quel welfare integrato ed allargato resosi necessario per far fronte ad una delle peggiori crisi che abbia mai investito il Sistema. Un sostegno che ha superato i 540 milioni di euro, che ha registrato un 65% in più in termini nominali di azioni di welfare messi in campo dalle Casse di previdenza.

Azioni necessarie per dare risposte ad una categoria ignorata anche dai provvedimenti governativi a sostegno dei lavoratori. I liberi professionisti, pur subendo una profonda crisi economica, pur guadagnando redditi molto inferiori ai lavoratori dipendenti, sono stati esclusi nell’erogazione del bonus fiscale pari a 80 euro. Se con la spending rieview e l’aumento della tassazione si finanziano anche gli 80 euro destinati ai dipendenti si danneggiano due volte i liberi professionisti in un momento drammatico per il Paese considerandoli degli invisibili nel tessuto produttivo italiano

Equiparare l’investimento previdenziale a quello di qualsiasi operatore speculativo di mercato significa travisare la missione istituzionale e costituzionale della previdenza obbligatoria, penalizzando la contribuzione versata alle Casse rispetto a quanto previsto per quella corrisposta all’Inps.

Nonostante le leggi di privatizzazione sanciscano l’autonomia gestionale, organizzativa ed amministrativa degli Enti, siamo sottoposti a norme che ci costringono a versare i risparmi della nostra gestione nelle casse dello Stato con il paradosso di essere trattati da una parte come investitori privati e tassati quindi al pari di fondi speculativi e dall’altra come fondi di previdenza obbligatoria e quindi equiparati alle Pubbliche Amministrazioni.

Si tratta di una evidente e stridente contraddizione che viola il patto che il legislatore ha voluto vent’anni fa: diventi privato, ti fai carico delle passività accumulate quando eri pubblico, gestisci in autonomia una finalità sociale fondamentale, strettamente vigilato dai Ministeri competenti, dalla Covip, dalla Corte dei Conti e dalla Commissione Bicamerale sugli Enti previdenziali.

Non esistono motivazioni plausibili e spiegabili a due milioni di professionisti italiani. Non esistono giustificazioni di fronte a colleghi tedeschi o francesi che vedono i rendimenti dei loro versamenti non tassati affatto in un mercato unico europeo nel quale, oggi, ci presentiamo con una zavorra pesantissima.

Porremo con forza queste domande a Bruxelles, agli europarlamentari italiani, alla Commissione e al parlamento Europeo. L’iter parlamentare di approvazione del Disegno di Legge di Stabilità potrà permettere di correggere questo grave atto di ingiustizia.   Restiamo della convinzione che il progetto, da noi ideato tempo fa, sulla costituzione di un fondo di investimento possa essere utile sia per i nostri iscritti sia per il bene del Paese. Intendiamo perseguire autonomamente la realizzazione di un fondo che soddisfi i criteri di trasparenza, efficienza e redditività. Speriamo che si possano verificare le condizioni  affinché si riapra la discussione sul progetto che vedeva il Ministero dell’Economia come facilitatore.