Come stanno i laureati italiani? Ce lo dice Almalaurea

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In Italia i giovani laureati godono di vantaggi occupazionali rispetto ai colleghi diplomati. Lo rivela il XVII Rapporto Almalaurea sulla condizione occupazionale dei laureati, che ha coinvolto 490mila laureati di 65 università italiane.

Sebbene nel 2014 il tasso di disoccupazione nell’Ue è sceso, raggiungendo quota 10,1%, in Italia il numero delle persone senza lavoro è aumentato fino al 12,7%. A pagare il prezzo più alto sono i giovani, soprattutto i cittadini tra i 15 e i 29 anni che non studiano e non lavorano, i cosiddetti Neet. In Italia il numero dei Neet ha raggiunto la soglia del 26,2%, a fronte di una media europea del 15,8%.

Tuttavia, i giovani italiani che riescono a conseguire una laurea godono di vantaggi occupazionali rispetto ai diplomati, sia nell’arco della vita lavorativa che nei periodi di crisi. Tra il 2007 e il 2014, infatti, il tasso di disoccupazione dei neolaurati è cresciuto meno del tasso di disoccupazione dei neodiplomati: + 8,2% per i neolaureati, a fronte di un aumento di 16,9 punti per i neodiplomati.

“Il XVII Rapporto AlmaLaurea registra timidi segnali di inversione di tendenza nel mercato del lavoro che fanno sperare in un 2015 più roseo.  – spiega il Professore Francesco Ferrante, componente del Comitato scientifico Almalaurea –  Tuttavia, come testimoniano i dati relativi ai laureati indagati a cinque anni dal titolo, il lungo periodo di recessione ci consegna un pesante fardello e conferma delle persistenti difficoltà occupazionali di coloro che si sono laureati a cavallo della crisi. Si tratta di una gravosa eredità, che condizionerà le opportunità occupazionali, retributive, di carriera, di questi laureati anche nella fase di ripresa dell’economia e in un orizzonte di medio-lungo termine. Il messaggio quindi, anche in quest’ambito è: prevenire è sempre meglio che curare. La prevenzione richiede politiche macroeconomiche più attive, coordinate su scala europea, un maggiore impegno sul fronte delle politiche industriali e l’adozione di misure volte a valorizzare la conoscenza e a favorire l’incontro tra domanda e offerta di capitale umano”

Il tasso di occupazione, invece, è pari al 75,7% per i laureati e al 62,6% per i diplomati. Nel dettaglio il tasso di occupazione è maggiore per i laureati magistrali (70%), seguiti dai laureati triennali (66%) e dai laureati magistrali a ciclo unico (49%).

Anche il premio salariale dei laureati italiani, cioè il differenziale retributivo rispetto ai diplomati, è aumentato durante la recessione. In base ad un confronto tra le retribuzioni dei diplomati e quelle dei giovani con laurea magistrale, risulta che ad un anno dal termine degli studi il differenziale è passato dal 20,8% nel 2011 al 21,9% nel 2014, a favore dei giovani in possesso di un titolo universitario.

Nello specifico, il guadagno mensile netto ammonta a 1.013 euro per un laureato triennale (circa l’1% in più rispetto al 2012), 1.024 euro per un laureato a ciclo unico (+5%) e 1.065 euro (+2%) per un laureato magistrale. E’ importante sottolineare, però, che tra il 2008 e il 2014 le retribuzioni reali sono diminuite del 22% per i laureati triennali, del 18% per i laureati magistrali e del 17% per i laureati a ciclo unico.

Per quanto riguarda la stabilità lavorativa, il numero dei laureati triennali e magistrali con un lavoro autonomo effettivo o dipendente a tempo indeterminato è diminuito rispetto alla precedente indagine: -2% per i laureati triennali (39%) e -1% per i laureati magistrali (34%). I laureati a ciclo unico con un lavoro stabile, invece, sono aumentati di due punti percentuali, raggiungendo la soglia del 38%.

“Lo scenario presente e futuro, nonostante i miglioramenti registrati, resta tuttavia estremamente incerto. Ancora oggi, e nonostante le difficoltà del nostro Paese, la laurea tutela il giovane sul mercato del lavoro più di quanto non lo faccia il solo diploma – precisa Andrea Cammelli, Fondatore e Direttore di AlmaLaurea dal 1994. –  In un contesto del genere, oltre ad un’efficace politica di orientamento, occorre pertanto che il sistema Paese torni a investire in un settore così strategico come quello dell’istruzione e delle politiche per il Diritto allo Studio. La carenza di risorse destinate al sistema universitario, infatti, costituisce un pesante ostacolo allo sviluppo del capitale umano su cui dovrà sempre più poggiarsi l’economia nazionale”.

Dal Rapporto, inoltre, emerge che l’aver intrapreso un tirocinio formativo o un periodo di studio all’astero accresce le probabilità per i laureati di trovare lavoro ad un anno dal conseguimento del titolo, rispettivamente del 10% e del 20%.

info https://www.almalaurea.it/