160 Piani regionali e 14 nazionali approvati, l’Italia vola ma…

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La corsa ormai è all’ultimo respiro. La programmazione 2007-2013 rischia di chiudersi per il nostro Paese con un meno 8,8 miliardi di euro, tanto infatti ammontano i soldi non usati dei fondi europei a disposizione.

E se l’impegno del nostro Governo per i fondi 2014-2020 è di tutt’altra natura, quei soldi non spesi pesano come un macigno. Non è un caso che la direttrice dell’Agenzia per la Coesione, Ludovica Agrò, in una intervista rilasciata al quotidiano L’Unità sottolineava come la gestione dei programmi europei fosse al centro delle politiche del nuovo Esecutivo e come questo avesse chiesto di vincere, almeno in parte, la corsa contro il tempo per non lasciare sul tavolo opportunità ignorate.

Secondo gli ultimi dati ufficiali di settembre, la spesa fino ad ora effettuata sfiora l’82% di circa 46,6 miliardi messa a disposizione del nostro Paese 8 anni fa e le previsioni dicono che l’asticella si potrà alzare fino ad un massimo del 90%. Anche perché mancano ancora all’appello i programmi regionali Fesr, il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale, Campania, Calabria e Sicilia, a questo va aggiunto il ritardo del programma nazionale sui Trasporti.

Gli esperti finanziari sono al lavoro per tentare di raggiungere il migliore obiettivo possibile, i più ottimista azzardano addirittura il 100% e i dati di fine novembre ce lo confermeranno o meno, ma intanto per evitare la prossima debacle, il Governo ha messo in campo una nuova cabina di regia per i programmi 2014-2020 che ha in dotazione 64miliardi di euro, di cui 44 di fondi europei, oltre 20 miliardi di cofinanziamento nazionale. Una scelta che si sta rivelando giusta visto che quasi tutti i programmi sono stati approvati, 39 regionali e 11 nazionali, senza contare che nella nuova Legge di Stabilità sono previste politiche nazionali per il Mezzogiorno. Si parla di crediti di imposta per investimenti ed incentivi per gli ammortamenti più forti rispetto al resto del Paese.

Nel frattempo i dati ci dicono anche che, oggi, i ritmi di spesa sono in linea con la media europea e, grazie all’Agenzia per la coesione, si è sbloccato l’impasse che aveva relegato l’Italia al quart’ultimo posto.