Smart City Index 2016. Non tutto è negativo ma….l’Italia divisa in due

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Realizzato dalla società di consulenza EY col patrocinio di Agenzia per l’Italia Digitale e il supporto di Ericsson, Indra e TIM, il rapporto ci parla di un’Italia che marcia a due velocità. Centosedici città capoluogo sotto la lente di ingrandimento per classificarne lo sviluppo di reti e infrastrutture intelligenti, misurando la loro capacità di innovare e offrire servizi di qualità ai propri cittadini. Un’analisi che come una torta a strati prende prima in esame lo stato delle infrastrutture di rete, poi i “sensori” che rilevano le informazioni, e poi ancora le delivery platform che le elaborano, permettendo di erogare applicazioni e servizi a valore aggiunto per i cittadini da parte di soggetti pubblici e privati.

Una classifica che tira in ballo la capacità delle istituzioni di investire in servizi per i cittadini, l’esistenza di infrastrutture capaci di assorbire il cambiamento e l’abilità nel fornire alla comunità delle piattaforme integrate ed efficaci per l’erogazione dei servizi. Tra questi le infrastrutture per la diffusione della Banda Larga, i servizi digitali (infomobilità, scuola, sanità, turismo, @government), lo sviluppo sostenibile delle città (ambiente, reti energetiche, mobilità alternativa).

Anche quest’anno il podio resta saldamente nelle mani delle grandi città del Nord Italia: subito dopo Bologna,  la città più innovativa è Milano, che grazie all’opportunità ben sfruttata di Expo 2015 strappa il secondo posto a Torino, che quest’anno scende di un gradino. Roma perde terreno e scivola dal 4° al 9° posto. Purtroppo, come detto, il Sud mostra un ritardo strutturale: bisogna aspettare la 32esima posizione per incontrare la prima metropoli del Sud, Napoli, mentre Lecce è la prima città media, al 52° posto. La maglia nera resta in Sicilia con i principali capoluoghi che, come nel 2014, si attestano in fondo della classifica. Cagliari al 33° posto guadagna 11 posti rispetto allo scorso anno, anche grazie alla forte informatizzazione delle scuole, con l’81% delle aule connesse nella Regione.

E le città considerate “medie”? “Queste, che in Italia sono circa 100 e ospitano quasi 7 milioni di abitanti – ha spiegato durante la presentazione del report Andrea Paliani, Partner di EY –  sono fonte di best practice e di modelli esportabili; nella classifica totale, infatti, assistiamo allo sviluppo di 23 città medie e scopriamo un grande potenziale di crescita nei servizi”. Tra le piccole città brilla Mantova, che si colloca al 4° posto della classifica ed effettua un balzo notevole rispetto al 2014, in cui era 35esima. La città lombarda, insieme ad altre fa parte del gruppo di città che il rapporto definisce “SMART e vivibili”, dove la smartness si unisce (e diventa moltiplicatore positivo) di una già elevata qualità della vita. Seppur in fondo alla classifica, le città del “benessere analogico” mostrano alta vivibilità anche in presenza di bassa diffusione delle innovazioni: tra queste Fermo, nelle Marche, e Lanusei, Tempio ed Olbia in Sardegna.

Non ci resta che concludere con le punte di eccellenza. Pordenone supera l’80% di rifiuti raccolti e differenziati e la Puglia rappresenta la regione italiana con la maggiore produzione di energie rinnovabili. Inoltre l’ascesa digitale crea un nuovo paradigma tecnologico, grazie alla crescente diffusione delle IoT (Internet of Things), contribuendo così alla trasformazione dei consumatori italiani in prosumer e alla diffusione dell’economia della condivisione e della collaborazione: il 70% dei comuni capoluogo offre un servizio di sharing mobility e i dati sulla “Collaborative Economy” vedono l’Italia il 3° paese al mondo per case su AIRBNB.