Isfol . Ecco i nuovi scenari del futuro, del lavoro e delle conoscenze

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Quali sono i contesti più dinamici dove i processi di apprendimento riescono a coniugare al meglio innovazione, creatività, collaborazione e spirito di iniziativa? Quali sono le esperienze più virtuose?

Queste le tematiche che sono state affrontate oggi nel seminario “Spazi di apprendimento emergenti. Il divenire formativo nei contesti di coworking, FabLab e università”, organizzato dall’Isfol. Ed è proprio l’Istituto di ricerca che ha portato le proprie linee di studio negli ambienti considerati i più innovativi coinvolgendo docenti universitari, responsabili di coworking e FabLab, studenti, coworker e maker chiedendo a loro come stia cambiando l’apprendimento all’interno di nuovi contesti lavorativi e formativi. Esperienze attraverso le quali analizzare nuove pratiche di apprendimento collaborativo, l’utilizzo di strumenti e strategie utili a migliorare contesti e percorsi formativi, superando criticità e individuando prospettive di sviluppo. L’ampliamento delle relazioni di scambio economico e sociale, la diffusione delle tecnologie digitali, l’implementazione di forme alternative di comunicazione e l’intensificarsi di networking con nuove mobilità,infatti, secondo gli studiosi “spingono sempre più gli individui a dotarsi di nuovi punti di vista utili a gestire il cambiamento, senza subirlo. Un cambiamento che sollecita gli individui ad acquisire conoscenze, competenze, strumenti e metodologie propri di una nuova cultura dell’apprendimento, diversa dalla formazione fino ad oggi intesa, maggiormente in grado di valorizzare creatività, proattività e imprenditorialità”.

Che cosa emerge quindi dal paper (che troverete in allegato) curato da Domenico Barricelli? Innanzitutto la necessità di acquisire abilità diverse, utili a sostenere percorsi imprenditoriali e di inserimento lavorativo, dove sono richieste sempre più capacità di problem solving, autonomia, spirito d’iniziativa, competenze collaborative/cooperative e dove è centrale la responsabilità del soggetto nel progettare il proprio percorso di apprendimento”.

Sessantuno pagine da leggere attentamente a cominciare dal primo capitolo “ Scenari del futuro (e del presente): nuove visioni del lavoro, delle organizzazioni e della conoscenza” dove si legge I policy maker, dovranno, per parte loro, rispondere al cambiamento assumendo un ruolo di leadership dando priorità allo sviluppo di programmi di investimento su educazione, istruzione e conoscenza. Sono noti, grazie alle frequenti rilevazioni statistiche internazionali, i differenziali negli investimenti in conoscenza, istruzione e formazione tra i diversi continenti e Paesi (dove l’Italia evidenza tutto il suo ritardo strutturale). Queste indagini sottolineano con forza la necessità di incrementare (soprattutto per i Paesi meno performanti) gli investimenti educativi proprio per non compromettere la loro capacità di preparare i cittadini ad un futuro migliore, inclusivo e sostenibile. I governi, per tali ragioni, dovrebbero prendere in seria considerazione anche le crescenti esperienze provenienti dal basso, dalla società civile, e dalle diverse community. Realtà impegnate – al di là dei circuiti strutturati, formalizzati, codificati, istituzionalizzati – a soddisfare esigenze conoscitive, informative, professionali attraverso un costante rinnovamento di conoscenze, saperi, abilità considerate ormai elementi di sopravvivenza nell’attuale scenario socio-economico”.