Pensioni d’oro, si al prelievo. La Corte ha deciso

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La Corte costituzionale ha respinto le questioni di costituzionalità sollevate,  da sei ordinanze di rimessione da diverse sezioni giurisdizionali regionali (Veneto, Calabria, Umbria, Campania),  in relazione al contributo, che scade nel dicembre 2016, sulle pensioni di importo più elevato: il prelievo è stato, quindi, ritenuto legittimo escludendo  la “natura tributaria” del prelievo di solidarietà alle pensioni “d’oro” del 2014, adottato dal Governo Letta tra i suoi interventi di carattere economico, ritenendolo “un contributo di solidarietà interno al circuito previdenziale, giustificato in via del tutto eccezionale dalla crisi contingente e grave del sistema”. Dietro i ricorsi c’erano ex professori universitari, ufficiali delle forze armate, dirigenti dello Stato, dirigenti di enti pubblici o privati, avvocati dello Stato e tanti magistrati.

Ed infatti il comunicato stampa(in allegato)  uscito dal Palazzo della Consulta sottolinea che la Corte “ha anche ritenuto che tale contributo rispetti il principio di progressività e, pur comportando innegabilmente un sacrificio sui pensionati colpiti, sia comunque sostenibile in quanto applicato solo sulle pensioni più elevate, da 14 a oltre 30 volte superiori alle pensioni minime”.

Nessuna tassa ma una scelta per garantire un migliore equilibrio tra gli stessi pensionati e nessuna “natura tributaria perchè si tratta di un contributo di solidarietà interno al circuito previdenziale, giustificato in via del tutto eccezionale dalla crisi contingente e grave del sistema.

E i pensionati soggetti al prelievo? Nessun problema. La Corte, presieduta da Paolo Grossi, «ha ritenuto che tale contributo rispetti il principio di progressività e, pur comportando innegabilmente un sacrificio sui pensionati colpiti, sia comunque sostenibile in quanto applicato solo sulle pensioni più elevate, da 14 a oltre 30 volte superiori alle pensioni minime».

Un meccanismo inserito nella finanziaria 2014 varata dal governo Letta. Il prelievo vale per un triennio, scade a dicembre e per ora non è stato rinnovato. A “impugnare” queste misure con 6 diverse ordinanze, sono state varie sezioni regionali della Corte dei Conti sulla scorta dei ricorsi presentati da ex dirigenti dello Stato e di enti pubblici e privati, ex docenti universitari, ufficiali delle forze armate e tanti ex magistrati. Per tentare di dimostrarne l’irragionevolezza, i loro avvocati hanno fatto leva su una precedente sentenza della Corte Costituzionale. Provvedimenti simili a quelli discussi, infatti, erano già stati varati nel 2011 e la Consulta li aveva dichiarati illegittimi nel giugno 2013 per due ragioni: l’applicazione ai soli pensionati del prelievo, la sua natura tributaria e strutturale.