Donne e lavoro. I dati di Bankitalia: nel nostro Paese il tasso più basso. I numeri anche di AdEPP

540

“L’Italia è caratterizzata da un basso tasso di occupazione femminile rispetto agli altri paesi europei: nel 2014 per le donne tra i 25 e i 54 anni esso era pari al 57,6 per cento, contro il 71,7 per cento della media UE. La struttura del prelievo fiscale sui redditi da lavoro e degli schemi di sostegno al reddito delle famiglie meno agiate (i.e. assegni al nucleo familiare) potrebbe contribuire al divario, disincentivando l’offerta di lavoro delle donne. In questo lavoro si valuta tale ipotesi sulla base di un modello dinamico di offerta di lavoro, consumo e fertilità delle coppie sposate italiane, costruito rispecchiando la struttura di imposte e trasferimenti monetari vigenti in Italia nel periodo 2004-12 e stimato utilizzando i dati dell’Indagine sui bilanci delle famiglie italiane della Banca d’Italia”.

L’ultimo studio della Banca d’Italia parla di un sistema che poco ha a che fare con un mondo dove il gender gap è ancora presente. Un gap che AdEPP nei suoi ultimi report annuali aveva già indicato per quanto riguarda il mondo delle professioni ordinistiche sottolineandone soprattutto l’aspetto reddituale. Eppure anche nel sistema AdEPP la presenza di donne ha, soprattutto per alcune Casse, un peso notevole. Iniziando dalla Cassa di previdenza dei Biologi dove il 70% è donna superata solo dalla Cassa degli psicologi dove la percentuale tocca l’82%.  Terza l’Enpapi (infermieri) con il 69% . In coda l’Eppi, i periti industriali, dove la presenza di donne iscritte tocca solo il 2%. In mezzo un mondo che evidenzia comunque un trend di crescita di presenze femminili.

Ma tornando a Bankitalia il rapporto sottolinea le scelte che derivano da un gap così evidente e che si va ad aggiungere ad altri che nascono dal confronto con gli altri Stati membri. “Nel modello ciascuna coppia – si legge nel rapporto (in allegato in inglese) –  tenendo conto anche della struttura della tassazione sui redditi da lavoro e di quella degli assegni per il nucleo familiare, decide congiuntamente: a) l’offerta di lavoro; b) il livello dei risparmi; c) se avere o meno un figlio. Le scelte dipendono dalle caratteristiche familiari osservabili (età, coorte e grado di istruzione di ciascuno dei coniugi, esperienza lavorativa della moglie, numero di figli ed età del minore, livelli di ricchezza ereditati dal passato, area geografica) e non osservabili (connesse principalmente con l’utilità del tempo libero e dell’avere figli). Riflettono inoltre l’impatto positivo che l’esperienza lavorativa ha sui salari futuri e sulla ricchezza.

I parametri sono stimati in modo simultaneo, utilizzando il metodo dei momenti simulati. Il modello stimato viene quindi utilizzato per studiare gli effetti di diverse politiche di sostegno del reddito delle famiglie più svantaggiate, quali un aumento dei trasferimenti monetari o rimodulazioni delle imposte. Le simulazioni suggeriscono che – mentre l’incidenza della povertà si riduce in tutti i casi – gli effetti sull’offerta di lavoro femminile sono molto diversi a seconda dell’intervento messo in atto. Ad esempio, una maggiore generosità degli assegni per il nucleo familiare scoraggia l’attività lavorativa delle donne sposate, mentre maggiori detrazioni fiscali legate all’attività lavorativa inducono un effetto opposto.