Costruzione di un welfare equo e sostenibile, via al confronto

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La costruzione di un welfare equo e sostenibile è il tema affrontato durante la tavola rotonda del “Foruminprevidenza”, l’evento annuale organizzato dalla Cassa dei dottori commercialisti. Un appuntamento al quale sono intervenuti anche l’onorevole Pier Paolo Baretta, Sottosegretario Ministero dell’Economia e delle finanze, il Presidente dell’Inps, Tito Boeri,  e il Presidente della Cassa, Walter Anedda.

Le dichiarazione dell’onorevole Luigi Di Maio, durante l’intervista fatta dal giornalista e conduttore Rai Franco Di Mare prima della tavola rotonda, hanno “movimentato” la discussione. Durante il faccia a faccia, il Vice presidente della Camera dei deputati ed esponente del Movimento 5stelle aveva puntato il dito contro l’attuale “sistema lavoro” italiano, affermando che “I Paesi che hanno investito sulla riduzione dell’orario di lavoro hanno di fatto aumentato il livello della produttività. Nel 2025, secondo uno studio che abbiamo commissionato, le ore di lavoro saranno destinate a ridursi, come una quota dei posti di lavoro, ma la produttività lavorativa aumenterà grazie alle nuove tecnologie e alla creatività. In Italia abbiamo 40 ore settimanali  di lavoro e nonostante ciò in Europa siamo anche quelli con la produttività più bassa”.

“Scompariranno tanti lavori – ha affermato Di Maio – e altri ne compariranno. Quello che stiamo investendo nel carbon fossile dovremo investirlo in nuove tecnologie innovative. Dobbiamo inoltre prendere a modello quello inglese ossia prevedere un reddito di cittadinanza per permettere a chi ha perso un lavoro di essere inserito in una nuova occupazione. E per quanto riguarda il sistema pensionistico, forse tra un po’ dovremo cominciare a prelevare non sul numero di lavoratori ma sulla produttività. A fronte di una sempre maggiore discontinuità lavorativa bisognerà trovare nuovi parametri per riuscire a garantire il sistema previdenziale”.

Alle dichiarazioni dell’esponente 5stelle fa eco il Presidente dell’Inps, Tito Boeri: “Le operazioni fatte per legge di riduzione dell’orario di lavoro sono rischiose, i precedenti avuti in Francia mostrano come sia stato un disastro, si sono distrutti milioni di posti di lavoro. Gli esempi che la storia offre evidenziano come una riduzione dell’orario di lavoro non fa scendere il costo del lavoro, che aumenta soprattutto per i lavoratori con i salari più bassi, ecco che le imprese si ritrovano a licenziare”.

E sulla proposta di trovare nuovi parametri “La produttività è già nei salari – ha osservato Boeri – non è chiaro come prelevare in base alla produttività”. Infine Boeri ha puntato il dito contro il reddito minimo garantito perché ” ci sono molte proposte e alcune costerebbero tantissimo”.

Sulla riduzione dell’orario di lavoro è intervenuto anche il Sottosegretario al Mef, Pier Paolo Baretta che ha sottolineato come “Noi oggi abbiamo un vero gap che non è quante ore lavoriamo ma come lavoriamo. La qualità della produttività è scarsa e qui subentra la necessità di una tecnologia avanzata. Io penso che il compito della Politica sia quello di dare soluzioni praticabili e credo che questa fase storica sia profondamente rivoluzionaria. Le rivoluzioni perché siano efficaci devono prevedere che non ci siano restaurazioni. Una soluzione sta anche nella mia proposta di fiscalizzare il periodo contributivo legato agli studi universitari. L’operazione avrebbe un costo che andrebbe a carico della fiscalità generale con il duplice obiettivo di incentivare a laurearsi e dare continuità contributiva per i giovani di oggi”.

Ma le soluzioni sono anche nella costruzione di un welfare strategico come spiega il Presidente e padrone di casa Walter Anedda: “da un po’ di tempo le Casse hanno iniziato a rivedere  strategici cambiamenti di posizionamento. Oggi si occupano di pensioni ma iniziano ad occuparsi sempre di più di welfare strategico. Fino  a qualche tempo fa le Casse subentravano quando l’iscritto aveva bisogno, si faceva male, si trovava di fronte ad una disgrazia, con un intervento assistenziale. La pianificazione che stanno facendo ora le Casse è sviluppare al proprio interno un welfare che accompagni l’iscritto dal momento  stesso in cui avvia la propria attività professionale, a volta ancor prima di avviarla ossia durante il proprio percorso formativo, sino al pensionamento ed aggiungo con il pensionamento. Dal sostegno alle startup professionali alla possibilità di attivare interventi di aggregazione di studi anche infracategoriali, fino ad accompagnare il trattamento pensionistico con uno assistenziale/sanitario. C’è un punto però, secondo me importante: tutto ciò si può realizzare se come Casse abbiamo certezza del nostro futuro e in primis del nostro essere. Le Casse a differenza dell’Inps non godono della fiscalità collettiva. Se stiamo lavorando per pianificare il welfare strategico e contemporaneamente, a livello parlamentare, viene introdotto un istituto, quello del cumulo gratuito, che va sicuramente nell’interesse degli iscritti,ma che per le Casse di previdenza significa un aggravio di costi, va fatta chiarezza. Le Casse o devono fare welfare strategico o devono andare a coprire quel nuovo buco che si è aperto. La necessità di andare a normare deve tener conto che in Italia c’è una previdenza privata, che il concetto di autonomia organizzativa gestionale amministrativa deve essere preservato”.

“Andiamo insieme a ragionare sui temi che interessano il Sistema e che necessitano di chiarimenti – ha sottolineato Anedda – sia il cumulo o sia il decreto sugli investimenti. Dobbiamo sederci, quindi, quanto prima ad un tavolo di confronto”.

E sugli investimenti nell’economia reale “La mia Cassa negli anni ha investito 300milioni di euro – ha spiegato il Presidente – altri ne investirà sicuramente e lo faremo a prescindere dal tema della fiscalità agevolata. I miei iscritti lavorano con le aziende Italia, se io oggi sviluppo la mia attività di investimento e la porto in paese Italia io ottengo due vantaggi, quello di avere un ritorno nell’investimento avendo anche un vantaggio fiscale  e quello di sviluppare le aziende del Paese creando così un volano per i miei commercialisti che con loro lavorano. Faccio crescere l’azienda Italia, faccio crescere l’attività dei professionisti. L’aspetto normativo continua ad essere però importante, non tutte le norme possono essere destinate anche ai professionisti. Io credo che sia fondamentale che anche nella fase propedeutica dell’emanazione di una norma che impatta sulle professioni e sulle Casse ci sia una grande attenzione. Meno attenzione agli aspetti propagandistici ed elettoralistici e più attenzione all’effetto che l’impianto normativo può avere sul Sistema. Le professioni sono un elemento importante per il Paese ma altrettanto delicato”.