Cosa farò da grande? Il professionista

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“Il futuro appartiene a coloro che credono nella bellezza dei propri sogni” ma la storia ha dato ragione, in questi anni, a Eleanor Anna Roosevelt? E i ragazzi seguono i propri sogni o quelli dei genitori? A darci lumi la ricerca targata Ipsos e Valore D.

“Cosa farò da grande?” è il titolo dello studio nato da un questionario diffuso tra i ragazzi delle scuole medie e prima superiore che interessa, in gran parte, anche il nostro Sistema visto che la maggior parte dei giovani da grande vede un futuro da professionista.

Avvocati, ingegneri, medici fanno da padrone anche se, ancora una volta, la differenza di genere fa la propria parte. I maschi, infatti, progettano appunto di diventare i professionisti della scienza, sanità e ingegneria, le donne aspirano a diventare insegnanti, veterinarie e, in numero minore, avvocatesse.

Colpa, si fa per dire, ancora di vecchi stereotipi dettati soprattutto dalla famiglia con la mamma come principale role model per le figlie (47%) e il papà per i maschi (44%).

Un genitore su due, secondo la ricerca, ritiene che sia più facile per un maschio fare carriera e che tocchi alle figlie occuparsi della famiglia nonostante lo stesso campione interrogato riconosca che le ragazze abbiano più facilità nello studio e siano più ambizione.

Per la maggioranza dei genitori poi la bravura nelle materie scientifiche è una dote dei maschi mentre le femmine sono più brave in storia, italiano, geografia e lingue straniere.

Ma che percezione hanno i ragazzi del proprio futuro?

I ragazzi, sia maschi sia femmine, sono convinti che il genere maschile abbia più probabilità di fare carriera e quindi di guadagnare anche di più.

E per ritornare a quanto diceva Eleonor Anna Roosvelt il futuro sì appartiene a coloro che credono nei sogni ma i sogni corrispondono alla realtà nella quale vivono o credono di vivere i ragazzi?

Alla domanda contrapponiamo alcuni dati elaborati dal Centro studi AdEPP che fotografano la realtà che oggi vivono i professionisti, uomini e donne.

Solo alcune professioni sono nettamente al femminile vedi biologi, infermieri e psicologi mentre molte di più sono quelle a maggioranza maschile, ingegneri, medici, ragionieri o commercialisti, solo per citare alcune categorie. E anche se il trend delle donne “presenti” alle Casse aderenti ad AdEPP e quindi iscritte ad un ordine professionale segna ogni anno un segno più, queste restano in media il 36% del totale degli iscritti. Poche delle under 40 ricoprono ruoli dirigenziali e quasi ogni donna professionista guadagna meno, molto meno di un collega maschio.

Alle future generazioni il compito di ribaltare i dati.