Medici in prima linea… nessun titolo di una serie televisiva ma certo la professione ha “fatto da padrona” nella rassegna stampa quotidiana e in questo caso settimanale.
Dal tema dei rimborsi ai test di ingresso universitari passando per i dati sulla mancanza di medici (in alcuni articoli anche di infermieri per la verità) anche di questo si sono occupati i giornalisti e i media nazionali e regionali.
Sui test di ingresso e il numero chiuso è intervenuto anche il Ministro dell’Interno, Matteo Salvini che dalla pagine de Il Corriere della Sera lo auspica per le facoltà umanistiche “da dove ne sono usciti e ne escono tanti” ma non per la facoltà di Medicina dove “C’è bisogno di ossigeno”.
“Università, numero chiuso senza pace” titola il Sole 24 Ore che riporta, oltre a numeri e dati, le dichiarazioni del Ministro dell’Istruzione Marco Bussetti: ”Quest’anno abbiamo aumentato i posti disponibili. Continueremo a lavorare con gli atenei in questa direzione”. Per quanto riguarda in particolare l’accesso programmato alle facoltà di medicina, a quanto si apprende dal Miur, si aprirà un ragionamento a breve con gli atenei. “Una prima risposta alla forte domanda di accesso ad alcune facoltà universitarie a numero chiuso come medicina può essere allargare la platea degli ammessi anche per rispondere al fabbisogno di medici – ha detto il presidente della Crui Gaetano Manfredi – Da una prima valutazione si potrebbe aumentare del 50% il numero di posti, senza stravolgere il modello organizzativo. Si potrebbe dunque passare dagli attuali 10mila a 15mila in un paio d’anni, che servono per poter attrezzarsi e organizzarsi, mantenendo la qualità didattica e di infrastrutture”.
“Garantire al maggior numero possibile di studenti l’accesso all’università è uno degli obiettivi di questo Governo, chiaramente scritto nel Contratto sul quale si fonda. Mantenere le facoltà a numero chiuso vuol dire penalizzare migliaia di studenti senza dare loro l’opportunità di impegnarsi e dimostrare quanto valgono nelle materie che hanno deciso di studiare” è quanto affermato in una nota dai componenti M5S della Commissione Cultura alla Camera.
Per quanto riguarda il tema dei rimborsi ex specializzandi, stiamo parlando di 118 mila medici coinvolti, 16 miliardi è quanto lo Stato dovrebbe “sborsare” , secondo quanto affermato durante il primo Convegno Nazionale “Formazione specialistica medica. Diritto al risarcimento e prescrizione: limiti e opportunità nel diritto comunitario e nell’ordinamento italiano” promosso da Sanità e Informazione, patrocinato anche da Fnomceo e Enpam (Affaritaliani, Sanitàinformazione, Agenzie stampa).
“È il momento di individuare una soluzione normativa per tutelare i diritti dei medici e, al tempo stesso, far risparmiare lo Stato – ha sottolineato durante il convegno il senatore Antonio De Poli annunciando “un disegno di legge per un accordo che conterrà i costi del contenzioso di 5 miliardi. Sarò il primo firmatario di questa proposta e tanti altri colleghi, dell’intero arco parlamentare, la sottoscriveranno convintamente”.
“Oggi qui parliamo di soldi, ma prima ancora parliamo di diritti, di diritti negati” – ha dichiarato il vice presidente della FNOMCeO, Giovanni Leoni – La specializzazione era volontaria, qualificava il medico nel suo settore ma, tranne in alcuni casi, non era obbligatoria né tantomeno retribuita. Abbiamo quindi lavorato di notte per specializzarci di giorno. Abbiamo fatto sacrifici, noi e le nostre famiglie, perché credevamo nella professione e nella sanità”.
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