Salario minimo. Il documento firmato Catalfo e Diaz

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di  Nunzia Catalfo e Yolanda Díaz

La proclamazione del Pilastro Europeo dei Diritti Sociali da parte del Parlamento, del Consiglio e della Commissione europea nel 2017 ha rappresentato una pietra miliare per l’aspirazione condivisa dei cittadini europei per un’Unione più inclusiva e giusta. Eppure, sono ancora necessari un maggiore impegno ed ulteriori sforzi per trasformare i principi guida del Pilastro in realtà concreta. L’Unione ha bisogno di strumenti operativi comuni per perseguire una convergenza sociale verso l’alto ed assicurare ai suoi cittadini pari opportunità di accesso al mercato del lavoro, condizioni di lavoro giuste, un’adeguata protezione ed inclusione sociale.

Le conseguenze della pandemia Covid-19 hanno fatto emergere con ancora maggiore evidenza le fragilità delle nostre reti di protezione sociale, già messe a dura prova dalla crescente frammentazione dei nostri mercati del lavoro in termini di protezione sociale e tutela del lavoro. Ciò, anche in ragione del diffondersi di nuove forme di lavoro. Questa frammentazione rappresenta una sfida anche per il ruolo della contrattazione collettiva, la cui capacità di copertura sta calando in maniera preoccupante nell’Unione Europea. I giovani, le donne ed i lavoratori con basse competenze sono spesso impiegati tramite contratti atipici, che mancano di un’adeguata protezione sociale.

Per questo motivo, l’Italia e la Spagna accolgono molto favorevolmente la proposta di Direttiva dell’Unione Europea per la definizione di un quadro di riferimento per l’introduzione di salari minimi equi, lanciata il 28 ottobre dalla Commissione. L’iniziativa contribuirà significativamente a far compiere passi in avanti verso un’Unione sociale più forte, e stimolerà un nuovo dinamismo politico per fare progressi nell’attuazione del Pilastro Europeo dei Diritti Sociali. Il Pilastro, infatti, prospetta «salari minimi adeguati (…) che soddisfino i bisogni dei lavoratori e delle loro famiglie».

L’iniziativa ha preso la forma di una proposta di Direttiva, che fissa un quadro di riferimento ambizioso sui salari minimi, per assicurare ai lavoratori standard di vita decenti. La Direttiva aggiungerà uno strumento chiave a quelli già esistenti nell’Unione Europea volti a contrastare il lavoro precario, stimolare la crescita economica dei nostri paesi e progredire verso la creazione di posti di lavoro decenti per tutti i cittadini dell’Unione.

Definire adeguati meccanismi per la determinazione di salari minimi non solo permetterà standard di vita decenti ai lavoratori, ma assicurerà anche condizioni di lavoro dignitose, proteggerà i lavoratori con bassi salari e ne ridurrà la povertà. Proprio la povertà lavorativa nel 2019 si è attestata al 9% ed è probabile che aumenti a causa dell’impatto della pandemia Covid-19 sui redditi dei cittadini dell’Unione Europea.

Il dialogo sociale e il ruolo riconosciuto alle organizzazioni di rappresentanza di imprese e lavoratori hanno fortemente contribuito alla creazione del modello europeo di società inclusiva e giusta. Le parti sociali giocano un ruolo molto importante anche nelle procedure di definizione dei salari, sia attraverso meccanismi di legge per la definizione di salari minimi, sia attraverso la contrattazione collettiva. Per questo motivo, Italia e Spagna credono fortemente che ogni iniziativa nazionale sul salario minimo debba essere costruita sul dialogo sociale, ed apprezzano molto che la proposta di Direttiva presentata dalla Commissione attribuisca alle parti sociali un ruolo di assoluto rilievo nell’attuazione del principio del riconoscimento di salari minimi adeguati.

I sindacati e le associazioni dei datori di lavoro più rappresentativi a livello nazionale e settoriale hanno la capacità di portare avanti negoziati basati su tutte le informazioni necessarie, in grado di condurre alla definizione di salari sostenibili, adeguati ed in grado di accompagnare la crescita economica. In questo contesto, l’introduzione di meccanismi per la definizione di salari minimi rafforza la contrattazione collettiva quale strumento per fissare remunerazioni decenti, proporzionate e giuste, per specifiche mansioni e specifici settori. L’iniziativa dell’Unione Europea aiuterà gli Stati membri a rendere possibile la definizione di remunerazioni minime per tutti i lavoratori in tutti i settori produttivi.

Ma un pieno coinvolgimento delle parti sociali porta con sé anche altri vantaggi. Ad esempio, la stessa contrattazione collettiva ne beneficerà in termini di campo d’azione, efficienza ed accresciuta capacità delle parti sociali in tutti gli Stati membri. Allo stesso tempo, un sistema di contrattazione collettiva forte e coordinato renderà possibile il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro dei lavoratori, specialmente di quelli più vulnerabili.

Mentre i paesi dell’Unione Europea non hanno risparmiato sforzi per proteggere la salute dei loro cittadini e salvaguardare lavoro e redditi in risposta alla pandemia Covid-19, c’è ora bisogno di agire per rafforzare la resilienza sociale ed economica degli Stati membri e dell’Unione nel suo insieme. Ciò anche al fine di poter fronteggiare più efficacemente future crisi economiche. L’iniziativa della Commissione per salari minimi adeguati rappresenta un importante passo in avanti in questa direzione, specialmente in quanto abbinata ad altri importanti dossier su cui l’Unione Europea si è già espressa o sta portando avanti, come ad esempio la Raccomandazione per l’accesso alla protezione sociale e l’iniziativa sul reddito minimo garantito.

Quegli Stati membri che già hanno meccanismi legali per la definizione di salari minimi potranno contribuire all’iniziativa comunitaria apportando la loro esperienza. Sull’altro fronte, quelli che ancora non ne hanno potranno sviluppare le loro iniziative a livello nazionale in un’ottica di sistema, volto ad assicurare una corretta concorrenza sul mercato interno dell’Unione Europea e a produrre un generalizzato miglioramento delle condizioni di lavoro per la maggior parte dei suoi cittadini.

Ministra del Lavoro e delle Politiche sociali del governo italiano

Ministra del Lavoro e dell’Economia sociale del governo spagnolo