Next Generation EU. Presidente Stallone: “Si tuteli il rilancio delle professioni”

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di Tiziana Stallone *

È arrivato il momento di immaginare la ripresa del nostro Paese che non può in alcun modo trascurare le libere professioni e il lavoro intellettuale, comparto importantissimo per il ruolo sociale, per i numeri che sviluppa e per l’indotto lavorativo che genera.

Il lockdown ha evidenziato come la politica non fosse a conoscenza del mondo dentro il quale si muovono le libere professioni, che non ne conoscesse le oggettive fragilità e che non avesse superato il pre-giudizio dei professionisti come un gota privilegiato piuttosto che lavoratori immersi nella sensibile suscettibilità del mercato del lavoro, in una crisi globale originatasi dal 2008.

Di fatto nel primo decreto “Cura Italia” i liberi professionisti – come fruitori del fondo di ultima istanza – erano stati del tutto dimenticati. Solo il paziente lavoro di intermediazione di Adepp ha consentito che il riconoscimento dei sussidi andasse anche ai professionisti seppur con alcune “miopie”. L’esclusione dei redditi al di sopra dei 50 mila euro, ad esempio, sottende la mancata comprensione che un calo del fatturato possa rappresentare una criticità del lavoro anche nei professionisti “di successo”.

Così come appare estremamente limitata la visione della realtà dei “giovani pensionati” della Casse di nuova generazione, figli del contributivo puro che hanno maturato pensioni anche di poche centinaia di euro, anche essi dimenticati dal decreto.

Ritornando alle indennità siamo pienamente coscienti del fatto che, seppur doverose nell’immediato, non siano assolutamente sufficienti come misure stabilite dal Governo.

L’augurio è quindi che con la Next Generation EU dai “sussidi a pioggia” si tuteli ora il rilancio delle libere professioni.

Le fragilità proprie del nostro mondo professionale sono ascrivibili a particolari momenti quali:

  • lo start up e la difficoltà di accesso al credito
  • il fronteggiare i mutamenti del mercato del lavoro e l’accesso alla formazione continua (ad oggi a carico economico quasi esclusivamente dello stesso libero professionista)
  • il rispondere a nuovi adeguamenti normativi, spesso onerosi, quali ad esempio certificazioni e accreditamenti
  • la riqualificazione degli studi in termini di digitalizzazione e adeguamento delle attrezzature e sistemi

Ci auguriamo, pertanto, che il piano della Next Generation EU guardi proprio allo start up e all’ingresso nel mondo del lavoro, alla formazione professionale e alle politiche attive, alla fiscalità di scopo – nonché a fondi dedicati all’innovazione tecnologica e alla digitalizzazione dei processi.

Queste sono alcune prime possibili risposte alle esigenze delle professioni, tutt’altro che esaustive poiché rimangono altri due temi da affrontare (e risolvere):

  • il geo-gap dei redditi professionali
  • la femminilizzazione delle professioni e quindi il gender pay gap

Per quanto concerne il geo-gap, – come avvenuto nel passato settennato per le politiche di coesione – una parte cospicua dei fondi potrebbe essere destinata al Sud. Riteniamo sia indispensabile, tuttavia, che l’accesso alle risorse sia accompagnato anche da un’adeguata “formazione imprenditoriale” del professionista che deve essere educato all’ottimizzazione nell’utilizzo di queste risorse.

Per quanto concerne le politiche di genere, riteniamo non sia dato per scontato che l’aiuto alle donne, investite nella guida e tutela dei figli e della famiglia di origine, nel momento del bisogno si risolva solamente in contributi per asili nido, per badanti o altri strumenti a sostegno della “donna in qualità di caregivers”. Attendiamo la declinazione del welfare di genere anche in termini di politiche attive per il “rilancio delle professioniste donne” a seguito della maternità o di altri eventi che le hanno allontanate dal lavoro. Misure studiate per l’avvio e l’affiancamento dell’attività professionale, l’aggiornamento e l’implementazione delle soft skills manageriali, delle competenze umane e digitali.

Come Casse di previdenza, conosciamo bene le esigenze delle nostre platee, pertanto ci auspichiamo che dalla imminente “necessità” di sussidi la Next Generation EU possa ora soddisfare anche i “bisogni”, intendendo per bisogni non contingenze ma nuove visioni del lavoro professionale.

*Presidente Enpab e Vice presidente AdEPP