Distilli “Liberare risorse per un nuovo welfare”

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Il presidente della Cassa dei dottori commercialisti, Stefano Distilli, nella nostra intervista alla domanda su quali sono le strategie dell’Ente per affrontare l’oggi e il futuro risponde “Sarà importante pensare a nuove forme di welfare integrato, in cui l’assistenza è destinata a ricoprire un ruolo sempre più importante. E per farlo diventa fondamentale riuscire a superare i vincoli normativi e regolamentari che limitano operatività e risorse che possono essere destinate non solo al supporto dei colleghi in difficoltà, ma anche allo sviluppo professionale della categoria”.

Le Casse di previdenza hanno dimostrato in questo lungo e difficile anno di saper individuare i bisogni dei propri iscritti, sostituendosi a volte allo Stato che dimostra di non conoscere ancora una platea vasta di cittadini/lavoratori/professionisti. Quale è secondo lei il cammino che può essere utile ed efficace per un cambio di rotta e di paradigma?

Soprattutto nella situazione straordinaria che ci siamo trovati ad affrontare e che stiamo attraversando le  Casse sono state chiamate ad assumere anche un ruolo sostitutivo dello Stato che, come di consueto e soprattutto nella fase iniziale della pandemia, ha riservato scarsa attenzione alle esigenze e alle difficoltà del mondo dei liberi professionisti e alle loro specificità. Gli interventi e le misure assistenziali,  di supporto di base e a carattere generale per fare fronte agli effetti più gravi della pandemia, che tipicamente per tutti i lavoratori e i cittadini sono a carico della fiscalità generale, dovrebbero essere riconosciuti anche nei confronti dei liberi professionisti senza pretendere e presumere che se ne debbano fare carico gli Enti di previdenza privata, distogliendo risorse dalla loro mission istituzionale e dalle misure assistenziali più specifiche già previste. Anche in riferimento a misure senza dubbio utili e auspicabili, come la sospensione dei versamenti contributivi o l’indennità Iscro previste dalla legge di Bilancio anche per gli autonomi e i liberi professionisti, permangono molti dubbi rispetto non solo alla determinazione delle coperture destinate alle Casse di previdenza privatizzate, ma anche ai decreti attuativi che declineranno e definiranno le modalità operative per l’attuazione e la gestione di quanto previsto dalla norma. Il cammino che sarebbe quanto mai utile e auspicabile intraprendere è, quindi, senza dubbio, quello di un maggiore coinvolgimento delle Casse e delle loro Istituzioni di rappresentanza quali Adepp, che conoscono più da vicino lo scenario e i meccanismi utili a sostenere la libera professione rispetto alla definizione del percorso attuativo delle norme che la riguardano.

Il Presidente della Commissione europeo per gli affari economici e monetari, Paolo Gentiloni, ha recentemente sottolineato il gap di genere che caratterizza il mondo del lavoro e quanto questo sia ancora ignorato dalle politiche sia nazionali sia europee. E’ indubbio che anche le Casse, in misura diversa, stanno registrando una femminilizzazione delle professioni. Quale è la realtà della vostra Cassa, quali politiche ad hoc sono state messe in campo e quali saranno avviate?

Anche all’interno della nostra Cassa prosegue già da qualche anno il trend di crescita della presenza delle dottoresse commercialiste che, rispetto alle nuove iscrizioni, ormai da qualche anno rappresentano una componente numericamente importantissima. Purtroppo però a fronte di una presenza numerica in crescita, non si registrano significativi incrementi in termini reddituali per quanto riguarda la componente femminile che continua a registrare redditi medi inferiori del 45%  e volumi d’affari dimezzati rispetto a quelli dei colleghi. Per questo è fondamentale trovare strategie che possano contribuire non solo ad arginare il gender payment gap, ma anche a incentivare la crescita professionale delle colleghe. In questi anni siamo intervenuti con alcune iniziative di welfare, tra le quali il contributo integrativo all’indennità di maternità, ma abbiamo in programma l’adozione di nuove misure a favore anche della conciliazione tra attività professionale e “famiglia” che spesso rappresenta un vincolo importante alla possibilità delle colleghe di realizzarsi professionalmente.

C’è secondo lei una capacità delle Casse, secondo il vostro punto di osservazione, di intercettare le opportunità che vengono dall’Europa? C’è una comunicazione utile per i propri iscritti? Cosa andrebbe fatto/cambiato?

Alcune Casse, così come l’Adepp, hanno attivato già da tempo diversi strumenti utili a informare gli iscritti pubblicizzando le opportunità offerte dai bandi europei. Sicuramente la comunicazione, far conoscere questo tipo di opportunità è molto utile, ma come Cassa Dottori Commercialisti vorremmo andare oltre e stiamo lavorando per affiancare gli iscritti anche sul piano operativo e formativo in modo che i fondi europei possano concretamente diventare un’area di sviluppo per la crescita professionale dei nostri associati. Formazione.

Oltre l’obbligo di legge, le norme che si susseguono e costringono il commercialista ad uno studio continuo, oltre il mercato del lavoro sempre più competitivo e globalizzato, cosa manca, se manca, ad una formazione che risponda efficacemente alle necessità?

In linea con la volontà della Cassa di portare avanti iniziative di welfare strategico per sostenere lo sviluppo professionale degli iscritti, una chiave fondamentale è quella di lavorare molto sulla formazione e sulla specializzazione per superare i limiti della professione “tradizionale” verso un ruolo consulenziale che, mai come, ora può diventare strategico anche in chiave di ripresa economica per il Paese.

Sostenibilità della Cassa e necessità o obbligo di rateizzare, posticipare, sospendere i contributi previdenziali. Cosa significa per la Cassa? L’iscritto è informato e consapevole secondo lei dello sforzo e delle ripercussioni che questa azione avrà o potrà avere sull’Ente?

Posto che la nostra Cassa anche pre-Covid poteva contare su importanti riserve di liquidità che hanno permesso di mantenere i piani di investimento e fare fronte agli interventi che le sono stati affidati “in sostituzione  dello Stato” come l’erogazione delle indennità del Reddito di ultima istanza, senza dover ricorrere a misure di emergenza o dover dismettere quote del portafoglio investimenti, abbiamo cercato di impostare un piano di rateizzazioni che fosse il più possibile a favore dei colleghi in difficoltà, prevedendo modalità flessibili di rientro su due annualità. In ogni caso del totale di circa 400 milioni di euro di contributi che risultavano essere stati sospesi relativamente al 2020 dall’inizio della pandemia, oltre il 60% è stato ad oggi già versato secondo le modalità definite dalla Cassa. Nell’impostare il budget per il 2021  abbiamo comunque ragionato in ottica di massima prudenza rispetto ai flussi contributivi in entrata e alle disponibilità liquide, considerato che l’impatto dell’emergenza sui redditi e, conseguentemente, sui contributi da versare si manifesterà in particolare rispetto all’anno 2020 e 2021, auspicando che nei prossimi mesi il contesto di emergenza possa essere progressivamente superato.

Comunicare con l’iscritto in modo più diretto e inclusivo…è una delle priorità della Cassa? Il traguardo è già stato tagliato dall’Ente, cosa deve essere invece ancora fatto?

Assolutamente sì, siamo consapevoli che la comunicazione riveste un ruolo fondamentale specie per un Ente di categoria. L’anno appena passato ha poi dimostrato ancora una volta come la cura dell’informazione e della comunicazione costante sia centrale non solo per recuperare vicinanza con gli iscritti, specie in periodi come questo che purtroppo ci costringono a distanze forzate, ma anche per continuare a coltivare un dialogo e un confronto costruttivo con l’insieme delle Istituzioni di riferimento.

Un segnale particolarmente importante e confortante in tale ottica ci è pervenuto anche dall’analisi delle recenti autodichiarazioni relative ai redditi 2019 e alla conseguente determinazione delle eccedenze da versare e scelta della aliquota contributiva. Pur considerato il momento di estrema difficoltà generale e a livello professionale e tenuto conto che, di conseguenza, l’attenzione è principalmente rivolta alle misure assistenziali e alle problematiche contingenti, l’aliquota media di versamento scelta dai colleghi si è comunque incrementata rispetto all’anno precedente. E questo è avvenuto proprio a fronte di una azione di informazione e formazione portata avanti nel corso di questi anni dalla Cassa, anche con metodi e strumenti innovativi, per far comprendere ai colleghi l’importanza di incrementare i versamenti in un regime contributivo per garantire migliori aspettative future in termini di tasso di sostituzione e di adeguatezza delle prestazioni.

Come vede la sua Cassa nel futuro e cosa vorrebbe fosse fatto durante la sua presidenza?

Posto che partiamo da una situazione in cui dobbiamo prima di tutto prestare attenzione alle emergenze e capire come affrontare il quadro attuale, nell’immediato futuro sarà importante pensare a nuove forme di welfare integrato, in cui l’assistenza è destinata a ricoprire un ruolo sempre più importante. E per farlo diventa fondamentale riuscire a superare i vincoli normativi e regolamentari che limitano operatività e risorse che possono essere destinate non solo al supporto dei colleghi in difficoltà, ma anche allo sviluppo professionale della categoria. Allo stesso tempo occorrerà valutare in un ottica strategica di lungo termine gli effetti che potranno conseguire dal contesto attuale a livello di equilibri prospettici e di sviluppo della nostra, così come delle altre libere professioni. Sarà così possibile definire e adattare al contesto in evoluzione il ruolo sempre più centrale che le Casse di previdenza professionale potranno e dovranno avere all’interno del Sistema Paese come Istituzioni a supporto delle categorie professionali.