Occupazione. I dati del M.L. e Bankitalia

660

Il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e la Banca d’Italia hanno avviato una collaborazione per produrre analisi periodiche sul mercato del lavoro, nuovi contratti, cessazioni, trasformazioni.

Il primo numero (in allegato) analizza l’andamento delle posizioni lavorative nel 2020 ed in particolare le tendenze nazionali e locali.

“Nonostante l’ampiezza della crisi in atto, il bilancio complessivo del 2020 è solo lievemente negativo. I contratti a tempo indeterminato hanno continuato ad aumentare, per effetto della dinamica ancora positiva delle trasformazioni e del blocco dei licenziamenti. Il calo delle posizioni a termine e dell’apprendistato, legato alle difficoltà in alcuni settori – in particolare il turismo – accentua le difficoltà dei giovani e delle donne ad accedere al mercato del lavoro.”

Nel 2020 la perdita occupazionale si è concentrata nelle regioni del Nord: in particolare Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna e le province autonome di Trento e Bolzano hanno registrato circa 200.000 attivazioni nette in meno rispetto all’anno precedente, contribuendo per quasi due terzi ai minori flussi rilevati a livello nazionale.

“L’emergenza sanitaria – si legge nel report – ha colpito in misura marcatamente eterogenea i diversi gruppi anagrafici: la fascia di età compresa tra i 15 e i 34 anni, che rappresenta solo un quarto dell’occupazione alle dipendenze nel settore privato non agricolo, ha contribuito per oltre la metà al calo complessivo dei posti di lavoro creati. La dinamica occupazionale dei più giovani ha risentito non solo dell’elevata incidenza di impieghi nel turismo, ma anche della maggiore diffusione dei contratti a tempo determinato che hanno assorbito la caduta della domanda di lavoro nella prima e nella seconda ondata di contagi”.

Dall’analisi emerge inoltre che “la pandemia da Coronavirus ha accentuato le difficoltà di donne e giovani ad accedere al mondo del lavoro. La flessione delle attivazioni nette è stata più accentuata per l’occupazione femminile, maggiormente diffusa nei settori con andamenti meno favorevoli, come i servizi turistici; viceversa, dopo la fase di contrazione durante il lockdown, la componente maschile ha beneficiato della più rapida ripresa dell’industria e in particolare delle costruzioni, in cui oltre il 90 per cento dei lavoratori sono uomini. Negli ultimi due mesi dell’anno, la nuova flessione dei servizi ha ulteriormente ampliato il divario di genere”.