Crisi Inpgi, Adepp: “La causa non sono i giornalisti”

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La crisi dell’Inpgi è senza dubbio la conseguenza della crisi del suo sottostante lavorativo. Siamo infatti passati dall’informazione su carta, che faceva perno su professionisti ordinistici e su regole certe, a un mondo della comunicazione molto più ampio ma destrutturato e caratterizzato dalle figure professionali più varie, con inquadramenti previdenziali più disparati.

Il Governo deve ora scegliere dove effettuare il riequilibrio dell’Istituto dei giornalisti, se riportandolo in alveo pubblico – di fatto da finanziare con le tasse del contribuente –, oppure se impostare un percorso di rientro da mantenersi in ambito privato, quindi
non a carico della fiscalità generale, con un piano di stabilizzazione finanziaria condiviso tra i diversi livelli istituzionali coinvolti, che intervengano in deroga, temporanea e specifica, ai vincoli, assai stringenti, e al quadro regolatorio emergente dalla disciplina del dlgs 509/1994 e di altre disposizioni di settore in materia previdenziale.

Di certo portare l’Inpgi in difficoltà all’interno dell’Inps significherebbe invertire la traiettoria da tempo intrapresa della privatizzazione degli Enti di previdenza dei professionisti appartenenti al sistema degli Ordini Professionali, che ha prodotto, come anche riconosciuto dall’ultima sentenza della Corte Costituzionale n.7/17, buoni risultati misurabili senza gravare sui conti pubblici e che ha dato concretezza al principio di sussidiarietà enunciato dalla nostra Costituzione.