Cassese “Troppe norme e troppi controlli”. Oliveti “Non chiediamo una maggior autonomia, ma un’autonomia migliore”

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L’ex giudice della Corte Costituzionale e ex Ministro della Funzione pubblica, Sabino Cassese, non ha dubbi “In poche occasioni si sono registrate involuzioni normative tanto gravi e pericolose quanto quelle che riguardano le Casse professionali private”. E sui controlli “Spesso pluralità di controlli non significa controllo efficace, troppi sono inutili, bloccano i moscerini e fanno passare gli avvoltoi. E’ più opportuno un controllo unico”.

Nel suo intervento durante l’evento organizzato dall’AdEPP il professore emerito ha affrontato temi di grande importanza per il sistema: dall’autonomia e i tentativi di ripubblicizzazione al futuro decreto investimenti che  Cassese  ha definito “pericoloso” perché “non potendo tener conto delle singole realtà delle Casse che si differenziano per dimensione, flussi contributivi, tipologia di iscritti, porrà dei paletti che limiteranno l’efficienza gestionale”.

“Non chiediamo una maggior autonomia, ma un’autonomia migliore in linea con i principi originariamente dati dal legislatore – ha sottolineato il Presidente dell’AdEPP e dell’Enpam, Alberto Oliveti, nell’introdurre il seminario – Ma quella autonomia che ci fu assegnata, nel tempo ha assunto una dinamica regressiva al punto che si può parlare ora di ripubblicizzazione di fatto, dato che registriamo volatilità e contraddittorietà legislativa e giurisprudenziale, controlli molteplici e poco coordinati, ingerenza nella gestione, tassazione sui rendimenti come da investitori speculativi”.

“L’autonomia è un requisito indispensabile per essere realmente a servizio dei professionisti nel loro esercizio professionale, riconosciuto motore di sviluppo e crescita per il Paese.  E in questo quarto di secolo – ha ribadito Oliveti – le Casse dei professionisti lavoratori autonomi non solo hanno regolarmente pagato le pensioni e l’assistenza prevista dai regolamenti ma costruito un Patrimonio considerevole,  contribuito alla fiscalità generale e dato un sostegno straordinario ai propri iscritti”.

E i numeri che il presidente Oliveti ha portato all’attenzione della platea parlano chiaro.

“La situazione dell’associazione, fotografata dall’ultimo rapporto AdEPP e dalla recentissima relazione della COVIP – ha detto il Presidente AdEPP –  ci parla di 1.680.000 iscritti,  centomila pensionati ancora al lavoro, 560mila professionisti dipendenti che producono reddito da lavoro autonomo, di un patrimonio praticamente raddoppiato negli ultimi dieci anni, 100,7 miliardi di euro, undici miliardi di contribuzioni verso 7,5 miliardi di prestazioni, mezzo miliardo di welfare e mezzo miliardo di tasse pagate allo Stato”.

Un Sistema che nel lungo cammino dalla privatizzazione ad oggi nell’assolvere ai propri doveri istituzionali e fondanti ha dovuto fare i conti, come ha ribadito nella sua lezione il professore Sabino Cassese, con “Troppe norme nel corso degli anni e troppi controlli inutili”.

“Dal 1994 sono intervenute numerose norme che hanno assimilato gli Enti di previdenza privati alla Pubblica amministrazione – ha sottolineato Cassese – che quindi vanno in controtendenza, rispetto alla disciplina del 1993/94 che sottraeva al regime pubblicistico le Casse professionali. Ma queste non concorrono alla formazione del patrimonio pubblico, perché le loro risorse sono costituite con contributi di privati professionisti e sono destinate ad uno scopo specifico, su di esso e sulla sua gestione non possono applicarsi norme relative al contenimento della spesa pubblica”.

I nuovi vincoli – ha detto il professore Cassese – sono contenuti in complessi normativi diretti ad aumentare i controlli, a consentire interventi dell’Agenzia per l’Italia digitale, ad applicare il codice dei contratti pubblici, ad inserire le Casse nell’elenco Istat collegato al Sistema europeo dei conti nazionali e regionali della Comunità, ad applicare agli enti la “spending review” per la riduzione della spesa pubblica, a sottoporre le Casse a controlli dell’Autorità nazionale anticorruzione e alla disciplina del pubblico impiego. A questa normativa potrebbe aggiungersi ora quella relativa agli investimenti delle Casse privatizzate, “pericolosa”  perché non potendo tener conto delle singole realtà delle Casse che si differenziano per dimensione, flussi contributivi, tipologia di iscritti, porrà dei paletti che limiteranno l’efficienza gestionale”.

“Le Casse – ha concluso Cassese – dovrebbero fare muro contro la graduale volontà del Legislatore di attrarle nell’area della Pubblica Amministrazione. Le Casse devono uscire dall’equivoco in cui si trovano attraverso una norma interpretativa che ripristini lo status quo ante, che stabilisca che è implicito nell’autonomia delle Casse l’essere enti privati” e quindi non possono essere considerate organismi di diritto pubblico, non sono assimilabili alla Pa, non possono avere vincoli sugli investimenti. Le Casse dovrebbero stare sotto un unico controllore che potrebbe essere anche la Banca d’Italia”.

 

Le domande dei Presidenti delle Casse e le risposte del professore Cassese

Giuseppe Santoro, Presidente Inarcassa

Ci serve capire. Siamo alla fine degli anni ’90, c’è una crisi finanziaria in atto, si rappresenta una divisione tra lavoratori privati e pubblici. La ratio e la finalità della legge che chiama la delega per la privatizzazione delle Casse viene mai a concretizzarsi con la 509 o sparisce? Ci sembra di essere caduti in un grande guado senza essere arrivati dall’altra parte della sponda.

“Qui l’ispirazione non era legata alla crisi finanziaria ma era nobile e astratta perché derivava dalla Costituzione. Se c’erano dei corpi professionali che pagavano per qualcosa dovevano gestire autonomamente queste risorse. La norma seguente, del 94, non fu un completo tradimento. Segnalai una serie di cose che andavano modificate e solo dopo, la controtendenza, che io chiamo involuzione, si è affermata così radicalmente. Il Decreto 504 non ha stravolto il disegno, lo ha solo ritoccato a causa di una serie di interventi parlamentari. Dal 2006 in poi sono intervenuti esigenze molto più pesanti che hanno portato al fenomeno di assimilazione alla Pa. Allo Stato faceva comodo mettendo nel suo patrimonio le risorse degli enti e dall’altra mettere le mani nella gestione delle Casse. Partendo da una interpretazione sbagliata di una normativa Ue sul Sec (Sistema europeo dei conti nazionali*). Quello che è importante non è tanto la cronistoria ma il bilancio che se ne deve fare. Finora ci sono stati condizionamenti che non hanno ancora stravolto ma il mio timore è in questa progressione degli interventi, soprattutto dei giudici o delle Procure, ci sia qualcuno che possa venire a sindacare questa attività con conseguenze molto più pesanti, in materia di risarcimento, sulla libertà personale per gli amministratori delle Casse ad esempio.

 

Tiziana Stallone, Presidente Enpab e Vice presidente AdEPP

Non pensa che uno Stato “amante” dei controlli formali, più che dei risultati, rischi di soffocare sul nascere forme di intervento – come quelli delle Casse dei professionisti – fondati sul coinvolgimento sussidiario dei corpi intermedi?

“La sua domanda è un’osservazione giusta e che concordo. Quale è il problema dei controlli pubblici? E’ che vengono riconfigurati sempre dei controllori nella forma dei controlli preventivi e concomitanti che non sono altro che forme di cogestione. Se va in altri Paesi dove i controlli funzionano, i controlli sono sulla questione complessiva e sui risultati, non sono sugli atti e non preventivi e concomitanti. Questa è la linea di demarcazione tra un controllo che serve e un controllo che serve al potere di chi controlla. Non sanno fare il mestiere che dovrebbero fare. Si intrufolano dentro la gestione quotidiana che dovrebbe invece essere responsabilità dell’amministratore pubblico.  Sono concetti che è difficile far capire ma che sono alla base. Chi controlla deve controllare i risultati e quindi essere in grado di valutare complessivamente l’attività dell’amministratore non gli atti. Punti chiavi ed è bene che le Casse li facciano rispettare. No a controllo atto per atto, No a partecipazione a procedimento di organi di controllo perché produce cogestione e assenza di responsabilità.

 

Stefano Distilli, Presidente Cassa dottori commercialisti

Tornando alla ri-assimilazione alla PA. Non per negare la necessità di controlli e regole vista la funzione pubblicistica delle Casse ma credo che questo controlli per essere efficaci debbano essere chiari, sintetici e applicabili. Non è paradossale che soggetti che non sono Pubblica Amministrazione vengano assoggettati a controlli, a soggetti controllori e a regole ben più ampie addirittura di quelle riservate alla Pa? E che come investitori vengano addirittura assimilati a soggetti speculativi? Che subiscano una doppia tassazione sui rendimenti caso unico in Europa?

“Il paradosso che ha evidenziato è proprio quello del maggior peso sulle Casse rispetto alla Pa. Se posso aggiungere. Forse le Casse avrebbero dovuto passo dopo passo contrastare più duramente questa progressione. E una riflessione va fatta. Sono 25 anni che c’è questo continuo ritorno indietro, gli strumenti di correzione ci sono, qualcosa è stata ottenuto, persino in Parlamento ci sono persone consapevoli di quello che ci siamo detti qui, che non si può stravolgere un fondamento legislativo che è fondato sulla Costituzione e questo stravolgimento non può essere dettato da un solo problema di cassa, di mettere tutto in una calderone che si chiama settore pubblico, assimilazione alla Pa. Io penso che sia urgente che le Casse facciano muro rispetto a questa tendenza, garantendo tutte le garanzie ma in forma di autoregolamentazione, la prima forma di risposta a chi dice che questi contratti vanno fatti secondo la legge sui contratti della Pa. La risposta è: io mi sono dato una disciplina interna che risponde a degli standard internazionali con i quali vengono fatti gli investimenti e che sono seguiti da gestori internazionali, io non ho bisogno di quello che tu vuoi impormi perché so fare meglio di te, perché quello che mi proponi è un vestito sbagliato. I corpi intermedi sono riconosciuti dalla nostra Costituzione, possono essere privati. Si deve comprendere che sono tenuti ad una esigenza che riguarda quelli che hanno messo i contributi nella loro mani e che si aspettano domani una prestazione. Questa è l’esigenza collettiva e i controllori devono capire che non c’è un generico fine pubblico ma c’è un fine specifico e che gli amministratori sono tenuti a dover rispettare questo fine specifico”.

 

Valter Militi, Presidente Cassa Forense

Noi abbiamo un controllo formale e un controllo che non garantisce nessuno, una presa di posizione dello Stato per provare a condizionare alcuni assetti e non modificarli. Il controllore dovrebbe verificare se un Ente funziona o no. Quel contenuto di autonomia, di privatizzazione positiva, di flessibilità nell’ottica di una maggiore flessibilità su tanti strumenti non sulla finalità, non dobbiamo essere flessibile sul diritto ma sul modo di applicare il diritto, è stata tradita o no? Quello che sta succedendo oggi da attuazione a quello che era lo spirito del legislatore dell’epoca oppure no? A cosa da luogo invece?

“Io concordo pienamente e la domanda che io farei è “In quale misura i controlli che tu stai prevedendo mi stanno impedendo di fare la cosa così bene come sto facendo?”. Primo, dimostrami dove non ho fatto bene, e secondo una volta che ha appurato che ho fatto bene spiegami come avrei potuto fare meglio se tu non mi avessi posto degli impedimenti”.

Leggi l’intervento completo del professore Sabino Cassese cliccando su https://www.adepp.info/2022/06/le-casse-professionali-da-enti-privati-a-enti-assimilati-alla-pubblica-amministrazione/

*Che cos’è il Sistema dei conti nazionali (Sec )?

Il Sistema europeo dei conti nazionali e regionali (Sec) è lo schema di riferimento per la misurazione dell’attività economica e finanziaria di un sistema economico, delle sue componenti e delle relazioni che fra di esse si instaurano in un determinato periodo di tempo. Oggetto della misura sono le transazioni poste in essere dagli agenti economici (definiti unità istituzionali) nei rapporti con le altre unità residenti sul territorio economico o con quelle non residenti.

I conti nazionali sono il principale strumento di misurazione della situazione economica complessiva di un paese. Essi vengono utilizzati dalle autorità pubbliche e da soggetti economici e sociali, che derivano da essi molte informazioni sulla base delle quali prendere decisioni; sono inoltre un punto di riferimento per i mezzi di informazione, le imprese, la ricerca accademica.

Alcune grandezze economiche cruciali per la governance dell’Ue e di ogni stato membro sono stimate proprio all’interno dei conti nazionali. Ad esempio, il rapporto decifit/Pil e il rapporto debito/Pil (i cosiddetti Parametri di Maastricht) servono per definire la situazione della finanza pubblica di ciascun paese.