La Commissione plenaria del Parlamento europeo ha approvato nella mattinata di martedì 14 marzo, con 343 voti a favore, 216 ‘no’ e 78 astensioni, la proposta di direttiva europea EPBD per le case green – “prestazione energetica nell’edilizia” (nuove regole sull’efficienza energetica degli immobili, efficientamento energetico degli edifici), precedentemente licenziata dalla Commissione Industria. Per quel che riguarda l’Italia, si tratterà di 1,8 milioni di edifici residenziali su un totale di 12 milioni.
Il testo, ora, sarà oggetto del negoziato finale tra Consiglio Ue ed Governo europeo prima di tornare in Plenaria al Parlamento UE, dopodichè scattera l’opratività della direttiva.
Cosa prevede la direttiva?
Il testo, che interessa in totale 27 Paesi europei, prevede che le abitazioni residenziali – con alcune deroghe – raggiungano la classe energetica “E” entro il 2030 e la “D” entro il 2033.
Gli edifici non residenziali e pubblici, invece, dovranno raggiungere le stesse classi entro il 2027 e 2030.
“Gli interventi di miglioramento delle prestazioni energetiche – riporta il testo – dovranno essere effettuati al momento dell’ingresso di un nuovo inquilino, oppure al momento della vendita o della ristrutturazione dell’edificio”.
Ogni Paese, inoltre, dovrà fare il proprio Piano nazionale di ristrutturazione: l’obiettivo finale è anche quello di arrivare a ridefinire il sistema di classificazione energetica dei singoli paesi, uniformandolo.
La direttiva chiede anche di uniformare alle prestazioni energetiche superiori il 15% degli edifici più “energivori”, da collocare nella categoria G.
Pronta la reazione del Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin “Non mettiamo in discussione – gli obiettivi ambientali di decarbonizzazione e di riqualificazione del patrimonio edilizio, che restano fondamentali. Manca però in questo testo una seria presa in considerazione del contesto italiano, diverso da quello di altri Paesi europei per questioni storiche, di conformazione geografica, oltre che di una radicata visione della casa come ‘bene rifugio’ delle famiglie italiane”.
“Individuare una quota di patrimonio edilizio esentabile per motivi di fattibilità economica – prosegue Pichetto – è stato un passo doveroso e necessario, ma gli obiettivi temporali, specie per gli edifici residenziali esistenti, sono ad oggi non raggiungibili per il nostro Paese”.
Edifici pubblici: zero emissioni dal gennaio 2026
Il testo richiede, a partire dal mese di gennaio 2026, di realizzare edifici ZEB (a zero emissioni) per quel che riguarda i nuovi immobili delle pubbliche amministrazioni.
Per gli altri, si partirà dal 2028.
Impianti solari
Dal recepimento della direttiva, per tutti i nuovi edifici sarà obbligatorio installare impianti solari fotovoltaici entro il 2028, mentre per quelli risrutturati ci sarà tempo fino al 2032 per mettersi in regola.
Green ma non per tutti
Gli obblighi di efficientamento energetico imposto dalla direttiva sulle case green non è vincolante per:
- edifici vincolati e protetti;
- edifici storici (“edifici ufficialmente protetti in virtù dell’appartenenza a determinate aree o del loro particolare valore architettonico o storico”);
- case vacanza (seconde case utilizzate per meno di 4 mesi all’anno);
- edifici temporanei;
- chiese;
- abitazioni indipendenti con superficie inferiore ai 50 metri quadri.
In aggiunta, ciascuno Stato potrà estendere le esenzioni fino al 22% di alcuni tipi di edifici, come ad esempio, per l’Italia, gli ERP (edifici residenziali pubblici – case popolari). Nel nostro Paese, questi tipi di edifici impattano per circa 12 milioni di fabbricati, quindi significherebbe 2,6 milioni di edifici esentati.
Altre eventuali deroghe potranno poi arrivare dai singoli Stati per il caro materiali e materie prime, o per impossibilità tecnica di realizzare gli interventi. Nel testo si legge infatti che “per una percentuale limitata di edifici, di adeguare i nuovi obiettivi in funzione della fattibilità economica e tecnica delle ristrutturazioni e della disponibilità di manodopera qualificata”.