Rapporto Bes 2022. Il Benessere equo e sostenibile in Italia

250

Giunto alla decima edizione, il Rapporto Bes offre un quadro integrato dei principali fenomeni economici, sociali e ambientali che caratterizzano il nostro Paese, attraverso l’analisi di un ampio set di indicatori suddivisi in 12 domini.

In questa edizione del Rapporto Bes, con circa la metà degli indicatori aggiornati al 2022,
il capitolo introduttivo offre un quadro sintetico del benessere in Italia con una descrizione
dell’andamento recente degli indicatori.

“L’analisi si sofferma – si legge nell’introduzione del rapporto –  in particolare, su quegli indicatori per cui non è ancora completa la ripresa dall’impatto subìto a seguito della pandemia e allo stesso tempo evidenzia gli sviluppi positivi, determinati anche dalle strategie messe in campo per affrontare la crisi. Inoltre nell’individuare le situazioni di particolare criticità, si mettono in luce i casi in cui gli sforzi dedicati alla ripresa, così come quelli destinati a colmare ritardi di più lunga durata, non sono ancora sufficienti ad annullare i gap rispetto all’Europa”.

L’analisi dei domini in cui è articolato il benessere (Salute; Istruzione e formazione; Lavoro e conciliazione dei tempi di vita; Benessere economico; Relazioni sociali; Politica e istituzioni; Sicurezza; Benessere soggettivo; Paesaggio e patrimonio culturale; Ambiente; Innovazione, ricerca e creatività; Qualità dei servizi), presentata in 12 capitoli, consente una lettura degli andamenti più recenti degli indicatori e il confronto con il periodo pre-pandemico. Oltre la metà dei 152 indicatori Bes è aggiornata al 2022 con dati definitivi.

Il Rapporto propone anche un capitolo iniziale di sintesi che in questa edizione è incentrato sull’analisi dell’evoluzione recente del benessere, con particolare attenzione agli squilibri territoriali e alle differenze di genere e per classi di età.

Un focus specifico è, infine, dedicato all’approfondimento di tre prospettive di analisi degli
indicatori Bes, che ci consentono il monitoraggio delle diseguaglianze e delle tendenze nella
distribuzione del benessere: territorio, genere e generazioni. Sin dal suo avvio il Bes rende disponibili gli indicatori declinati per una serie di caratteristiche che consentono di misurare l’equità del benessere e monitorarne le diseguaglianze. Queste caratteristiche coincidono
con i tre assi trasversali del PNRR, e per questo le analisi presentate nei paragrafi seguenti
di questo capitolo costituiscono uno strumento per agevolare anche una lettura utile dei
dati inerenti le priorità del PNRR.

UNA VISIONE D’INSIEME

I dati più recenti che consentono di effettuare confronti con il 2019 (109 indicatori sul totale di 152) mostrano che per 58 indicatori di benessere, oltre la metà, si registra un miglioramento nell’ultimo anno disponibile rispetto al livello del 2019, un terzo si trova su un livello peggiore rispetto al 2019, mentre il restante 13,8% degli indicatori si mantiene
stabile sui livelli pre-pandemici.

I progressi sono più diffusi nei domini Sicurezza, Qualità dei servizi e Lavoro e conciliazione dei tempi di vita (oltre il 72% degli indicatori migliora rispetto al 2019). Seguono i domini Politica e istituzioni e Innovazione, ricerca e creatività con due terzi degli indicatori in miglioramento. Tra i domini che presentano un andamento complessivamente più critico negli ultimi tre anni, con la maggior parte degli indicatori in peggioramento, si trovan Relazioni sociali, Benessere soggettivo, Istruzione e formazione e Benessere economico.

In una situazione intermedia si trovano i domini Salute e Ambiente: nel primo il 36% circa degli indicatori è rimasto stabile, una quota analoga di indicatori è migliorata, ma oltre un quarto si trova su livelli peggiori rispetto al 2019; nel secondo la percentuale di indicatori rimasti stabili resta consistente (circa il 31%), ma oltre la metà è in miglioramento rispetto al periodo pre-pandemico. Anche il dominio Paesaggio e patrimonio culturale presenta un mix di andamenti, con quote equivalenti di indicatori che migliorano e che peggiorano (circa il 43%).

ITALIA CHIAMA EUROPA

La maggior parte degli indicatori del Bes disponibili per il confronto con la media dei paesi europei (Ue27) mostra una situazione peggiore per l’Italia. Si tratta in particolare di alcuni indicatori dei domini Istruzione e formazione e Lavoro e conciliazione dei tempi di vita. Tra questi la quota di giovani di 15-29 anni che si trovano al di fuori del contesto di istruzione e non sono occupati (NEET), che in Italia raggiunge il 19,0% rispetto all’11,7% della media
Ue27, e la quota di persone di 30-34 anni che hanno completato un’istruzione terziaria, il 27,4% in Italia e il 42,8% in media Ue27. Per il lavoro, il tasso di occupazione italiano nel 2022 è di circa 10 punti percentuali più basso rispetto a quello medio europeo (74,7%), con una distanza particolarmente accentuata tra le donne (55,0% in Italia rispetto a 69,4% per la media Ue27).

Lo svantaggio dell’Italia nel contesto dell’Ue27 si rileva, inoltre, in alcuni indicatori di Benessere economico aggiornati al 2021, tra cui il rischio di povertà e la grande difficoltà ad arrivare a fine mese, o al 2020, come la disuguaglianza del reddito netto.

DIVARIO NORD SUD

Da una sintetica classificazione regionale degli indicatori in cinque livelli di benessere, emerge un evidente gradiente Nord-Sud. Per il Nord-est il 60,5% degli indicatori ricade nei livelli di benessere medio-alto e alto e soltanto il 10,1% nei livelli di benessere basso e medio-basso; per il Sud e le Isole, invece, la maggior parte degli indicatori si trova nei livelli basso o medio-basso (62,0% per il Sud e 58,1% per le Isole) e solo una minoranza (19,4% per entrambe le ripartizioni) nei due livelli più virtuosi.

Sui 131 indicatori Bes analizzabili a livello regionale, 27 presentano, nell’ultimo anno disponibile, una diseguaglianza relativa regionale piuttosto elevata, a indicare una maggiore distanza tra le regioni, in particolare nei domini Ambiente, Paesaggio e patrimonio culturale, Benessere economico e Sicurezza. I domini che invece contano
più della metà degli indicatori con diseguaglianza relativa più contenuta sono Salute, Istruzione e formazione, Relazioni sociali, Politica e istituzioni e Benessere soggettivo.

GAP DI GENERE. BENE LA SALUTE, PERSISTE QUELLO LAVORATIVO

Tra il 2019 e il 2022 la maggior parte delle misure di benessere (54,1%) ha fatto registrare un miglioramento per le donne a fronte del 39,2% riferito agli uomini, per i quali invece sono più numerose le misure rimaste stabili e quelle che si attestano su valori peggiorativi rispetto al 2019. Il numero di misure di benessere migliorate è più elevato per le donne in tutti i domini, a eccezione del dominio Sicurezza, dove si registra una sostanziale parità in termini di numero di indicatori migliorati (quattro su cinque sia per gli uomini che per le donne).

Per la gran parte degli indicatori continua, tuttavia, a osservarsi un divario di genere che vede penalizzate soprattutto le donne. Infatti, su 86 indicatori complessivi, solo 26 fanno registrare una parità di genere. Al contrario, 34 evidenziano una condizione di svantaggio femminile e altri 26 di svantaggio maschile.

Salute e Istruzione e formazione sono i domini per i quali si evidenzia una condizione delle donne diffusamente migliore di quella degli uomini. Nei domini Sicurezza e Innovazione, ricerca e creatività si osserva una situazione più eterogenea, con una parte di indicatori che segnano un vantaggio femminile e una parte un vantaggio maschile. Più numerosi sono i domini in cui appare diffuso uno squilibrio di genere a favore degli uomini: Lavoro e conciliazione dei tempi di vita, Politica e istituzioni, Relazioni sociali, Benessere economico e Benessere soggettivo.

LAVORO, IL CAMMINO VERSO UN FUTURO MIGLIORE

Nel 2022, il mercato del lavoro mostra un generale miglioramento rispetto all’anno precedente: gli occupati di 20-64 anni aumentano di 538mila unità (+2,5% rispetto al 2021), il tasso di occupazione aumenta e supera i livelli del 2019 recuperando pienamente il crollo registrato nel 2020 (tra le persone di 20-64 anni è il 64,8%; +2,1 punti
percentuali rispetto al 2021). Tra i giovani (20-34 anni), il tasso di occupazione è pari al 56,2% e registra la crescita più intensa (+3,5 punti sul 2021), superando i livelli pre-pandemia (era 53,3% nel 2019).

Diminuisce il numero di persone in cerca di occupazione (-339mila; -14,3%) e quello di coloro che sono disponibili a lavorare ma non hanno cercato lavoro (-623mila; -20,5%). Il tasso di mancata partecipazione registra una forte riduzione con il valore più basso nel quinquennio 2018-2022 (16,2%; -3,2 punti percentuali rispetto al 2021).

Nel 2022, i lavoratori a termine (dipendenti a tempo determinato e collaboratori) aumentano del 4,6% (3,3 milioni; +146mila). L’aumento riguarda quasi esclusivamente gli occupati con lavoro a termine da meno di cinque anni (+5,3%) e solo marginalmente quanti lo svolgono da cinque anni e più (+1,3%). Il rapporto tra gli occupati con lavoro a termine da almeno cinque anni nell’attuale lavoro e il totale dei lavoratori a termine è pari al 17,0%, in flessione di mezzo punto rispetto al 2021.

Tra le donne di 25-49 anni è in aumento sia il tasso di occupazione delle donne con figli tra 0 e cinque anni, sia il tasso di occupazione delle donne senza figli; il rapporto tra questi due tassi è pressoché stabile rispetto all’anno precedente e a livello nazionale è pari a 72,4 (un valore dell’indicatore pari a 100 indicherebbe l’uguaglianza tra i due tassi).