DEMOGRAFIA & ESG: LE SFIDE PER I SISTEMI PENSIONISTICI NELL’UE

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Con la conferenza del 4 maggio a Bruxelles, si è inteso riprendere la tradizione delle casse di previdenza dei due paesi di promuovere un evento annuale internazionale di riflessione sulle tendenze e sulle principali criticità economiche e sociali. Nella sessione introduttiva, Alberto Oliveti, presidente di AdEPP, ha ricordato la conferenza del 2018, pre-pandemia, dedicata agli effetti dirompenti della demografia e della digitalizzazione sulle libere professioni e sulla previdenza del settore. Tematiche in parte riprese nella conferenza di quest’anno dedicata alla duplice sfida della sostenibilità demografica e finanziaria dei sistemi previdenziali nel prossimo futuro. Oliveti ha ricordato l’attuale “inverno demografico”, il fenomeno delle “culle vuote” che si accompagna a quello delle cosiddette “famiglie corte”, dove troppi pochi nonni e zii non riescono a sostenere i neo-genitori nella cura dei nuovi nati (come era un tempo, almeno nel nostro Paese); e, dall’altro lato, l’invecchiamento costante della popolazione (siamo uno dei popoli più longevi). Questi fenomeni hanno effetti diretti e indiretti sulle Casse di previdenza dei professionisti, influenzando le rispettive strategie per la sostenibilità. Oliveti ha ricordato che in questo contesto si rende urgente intervenire a sostegno del lavoro professionale (“di più e meglio”) introducendo un welfare di supporto e premiando responsabilmente gli investimenti sostenibili secondo i criteri ESG (come ci chiede l’Europa) e sostenendo di più il ruolo di regimi di sicurezza sociale sottoposti a sorveglianza dello Stato, quali sono le Casse.

Sempre in apertura di evento, Rudolf Henke, presidente di ABV, ha affermato che la sostenibilità è un concetto fondamentale per un sistema pensionistico come quello tedesco (un sistema che non riceve – e non vuole ricevere – sussidi pubblici), in particolare, la sostenibilità finanziaria è la chiave di volta dell’operato delle casse tedesche. E’ opportuno guardare sempre al futuro – con un orizzonte temporale di 40 o 50 anni – per poter rispondere in tempo alle sfide poste dai cambiamenti sociali, economici e politici che i sistemi previdenziali devono affrontare, con l’obiettivo di garantire le pensioni degli iscritti nel lungo periodo. Henke ha ribadito che i sistemi pensionistici tedeschi hanno dimostrato di poter affrontare le sfide della sostenibilità, nel medio e lungo periodo, anche senza finanziamenti pubblici.

Nel suo saluto istituzionale, l’onorevole Raffaele Stancanelli, del Gruppo Riformisti e Conservatori europei, ha messo in luce l’utilità e tempestività dell’evento per la riflessione sulla sfida della sostenibilità e la necessità di dati, strumenti analitici e orientamenti utili a indirizzare il processo decisionale a livello europeo. AdEPP rappresenta 1,5 milioni di professionisti italiani e gestisce un patrimonio 100 Miliardi mentre ABV rappresenta 950.000 professionisti tedeschi e gestisce un patrimonio 250 Miliardi. Per questi soggetti la prima necessità è avere una regolamentazione europea chiara e di facile applicazione, per evitarne le possibili ricadute negative. Il tema della crisi demografica al centro dei lavori è ritenuto particolarmente rilevante anche a livello dell’UE che ritiene prioritari il sostegno alla natalità, alle famiglie e le politiche per un invecchiamento dignitoso.

Il cambiamento demografico, che sta portando a un crescente invecchiamento della popolazione e a una concomitante riduzione del numero di coorti attive nel mercato del lavoro, è stato affrontato da diversi relatori dell’evento, tra i quali Linda Laura Sabbadini (direttrice generale dell’Istat) e Richard Hermann, già esperto attuario in diversi fondi pensioni e assicurazioni immobiliari.
Nel suo discorso introduttivo, Linda Laura Sabbadini, Direttrice del Dipartimento per lo sviluppo di metodologie e tecnologie per la produzione e diffusione delle informazioni demografiche all’ISTAT, ha brillantemente delineato la sfida demografica affrontata dall’Italia, derivante principalmente dai bassi tassi di natalità registrati negli anni ‘70 e dalla conseguente attuale mancanza di lavoratori attivi nel mercato del lavoro. Nel nostro paese il numero medio di figli per donna è pari a 1,24 e l’età delle madri al primo figlio ha superato i 32 anni. Persistendo tale situazione, nel 2042 si osserverà una riduzione di 5,7 milioni di potenziali lavoratori (versatori di contributi pensionistici), e nel 2052 un ulteriore riduzione di ancora 8 milioni e mezzo di persone in età da lavoro. La riduzione del numero di giovani in ingresso nel mercato del lavoro (comprese le libere professioni), si affianca in Italia ulteriori criticità, ha poi ricordato la direttrice ISTAT, ossia: il basso tasso di occupazione generale e l’elevato tasso di precarietà del lavoro (16,7%) fortemente concentrato nella popolazione giovanile, che tra i giovani fino a 24 anni arriva al 65%, mentre nei paesi OCSE non supera il 15%. I giovani italiani, pertanto, si caratterizzano per carriere fortemente frammentate e solo nel 20 % dei casi sono occupati, a confronto con gli Stati Uniti dove sono il 51%, il Regno Unito (57%) e l’Australia che presenta il 66% di giovani occupati. Le coorti mancanti di potenziali contribuenti pensionistici, insieme all’aumento dell’aspettativa di vita, hanno un impatto negativo sul costo della sicurezza sociale, mettendo a rischio la sostenibilità fiscale delle pensioni pubbliche.

Richard Herrmann ha poi illustrato la situazione in Germania, con tendenze simili (anche se meno drastiche), sottolineando che i regimi pensionistici delle professioni liberali qui sono quasi immuni alla sfida demografica, alla luce del sistema a capitalizzazione adottato, che protegge i diritti dei pensionati senza ricorrere ai contributi della fiscalità generale. Diverso il discorso per gli enti previdenziali dei professionisti in Italia dove le pensioni sono erogate in base ai contributi versati da chi lavora (sistema a ripartizione), un sistema maggiormente esposto alla demografia avversa. Hermann ha inoltre offerto ai partecipanti del primo Panel alcuni spunti di riflessione sull’effetto della digitalizzazione sulle professioni; l’intelligenza artificiale potrebbe causare l’implosione di alcune professioni. Il potenziale di automazione delle mansioni più elementari potrebbe portare un aumento della digitalizzazione anche delle professioni apparentemente meno esposte al rischio di automazione/robotizzazione.

Il primo Panel ha poi approfondito le sfide che i sistemi pensionistici devono affrontare, discutendo l’impatto dell’innalzamento dell’età pensionabile sia sulla sostenibilità fiscale che sull’adeguatezza delle pensioni, con i contributi di Ben Deboeck, della Commissione europea, Emma Suzanne van Aggelen, ricercatrice all’Istituto di scienze fiscali dell’Università di Tilburg (centro di competenza per la ricerca sulle pensioni), e di Tiziana Stallone vicepresidente di AdEPP.

Deboeck ha illustrato i principali trend osservati nel rapporto sull’invecchiamento 2022 (Ageing Report) predisposto dal suo gruppo di ricerca nella direzione generale ECFIN. A fronte del fenomeno dell’invecchiamento della popolazione, in diversi paesi si osserva un incremento dell’età pensionabile effettiva, ma anche di quella legale. Si sta ponendo il problema della sostenibilità fiscale dei sistemi pensionistici, alla luce dell’aumento della spesa in pensioni. Alcuni Stati membri hanno apportato modifiche ai rispettivi sistemi pensionistici (ad esempio Svezia e Italia) e in dieci Paesi dell’UE, si è andati oltre con l’innalzamento dell’età pensionabile, collegandola all’aspettativa di vita (ad es. in Italia). In altri paesi è aumentata l’età legale ma non sono stati introdotti limiti per l’età minima per il pensionamento. Secondo la Commissione, quindi, bisognerebbe aumentare anche l’età del prepensionamento (anche se non nel caso delle professioni pericolose/usuranti). Di non secondaria importanza per la sostenibilità dei sistemi pensionistici è il ruolo della produttività per la crescita dell’economia nazionale: in molti Stati membri dell’Unione si sta riflettendo su come aumentare la produttività a fronte della riduzione della popolazione in età da lavoro per cercare di frenare il processo in atto (meno lavoratori, meno contributi, meno attivi, riduzione della produttività) e di comprendere quale potrà essere l’effetto dell’intelligenza artificiale (AI) sulla produttività. Infine, Deboeck ha ricordato che molti paesi si sono impegnati a realizzare riforme dei propri sistemi pensionistici nell’ambito dei rispettivi Piani nazionali di ripresa e resilienza (PNRR), come Spagna, Romania e Slovenia che introdurranno l’adeguamento dell’età pensionabile all’aspettativa di vita.

Van Aggelen, ha evidenziato come i fenomeni illustrati dai colleghi siano già una realtà e come sia necessario a questo punto considerare un’altra sfida importante per la sostenibilità delle pensioni: la sostenibilità sociale di questi sistemi comporta la sfida dell’inclusione sociale e della governance. Parlare di aumento dell’occupazione e della produttività non può essere scisso dalla “ampiezza” della copertura dell’occupazione (ad esempio se non ci sono sufficienti ore lavorative per lavoratore, oppure contratti non standard è necessario considerare la copertura in senso ampio e prevedere misure apposite) nonché dalla consapevolezza della prestazione pensionistica. Secondo quanto emerso dal Gruppo di alto livello sulle riforme del welfare in Europa, per garantire la piena libertà di scelta pensionistica dei cittadini è importante la governance del sistema nonché la giusta informazione dei cittadini, che devono essere correttamente e ampiamente informati anche sulle sfide del mercato del lavoro e sulle prestazioni dei sistemi pensionistici (“non troppe, ma giuste informazioni utili”).

La vicepresidente Stallone ha quindi analizzato l’impatto della progressiva femminilizzazione delle professioni liberali in Italia e ha evidenziato le iniziative di welfare messe in atto dai regimi pensionistici italiani per supportare i loro iscritti nel lavoro e nella vita personale. Ha quindi ricordato che il sistema delle casse da tempo sta studiando gli aspetti del calo demografico e dell’invecchiamento della popolazione. Non cresce solo l’età media dei nostri iscritti ma aumenta il fenomeno dell’active ageing, ossia, dei professionisti pensionabili che scelgono volontariamente di rimanere di più nel sistema previdenziale e di lavorare. I lavoratori pensionati che continuano ad esercitare la libera professione sono aumentati del 160% in 16 anni e questo per scelta e attaccamento alla propria professione (come appare nelle survey condotte) e non perché ricevono pensioni inadeguate e insufficienti. Ciò è potuto accadere perché nei regimi pensionistici delle libere professioni in Italia è possibile scegliere l’età pensionabile, scegliendo un coefficiente diverso correlato all’aspettativa di vita. E’ una fotografia che se da una parte sottolinea lo squilibrio esistente e, quindi, l’impatto sull’intero sistema a livello previdenziale e assistenziale, dall’altra parte, evidenzia quali dovranno essere le politiche attive da introdurre. Misure che consentano l’ingresso anticipato nel mercato del lavoro dei giovani professionisti e li sostengano nell’affrontare la possibile discontinuità della propria carriera e il conseguente calo del reddito (la precarietà di cui parlava Sabbadini). Lo stretto legame tra lavoro e previdenza è stato evidenziato da Stallone che ha illustrato alcune misure di “welfare” garantite dalle casse dei professionisti che non sono più meramente assistenziali ma pro-lavorative. Un welfare interamente finanziato dalle casse (70 milioni solo nell’ultimo anno). Si tratta di finanziamenti per l’accesso al credito per diverse finalità: dalla digitalizzazione dello studio professionale, al rafforzamento della professione con la formazione continua e al passo con i tempi. Ma anche il finanziamento di piattaforme perché i professionisti iscritti possano operare in smart-working (ad esempio la tele-biologia) e iniziative per migliorare la conciliazione tra vita professionale e vita familiare nel momento della genitorialità. Del resto, ha chiosato Stallone, la conoscenza approfondita delle platee di iscritti alle casse è favorita dalle survey che il centro studi di AdEPP conduce regolarmente che consentono di avere una fotografia in tempo reale delle platee delle casse di previdenza (giovani che entrano più tardi nel mondo delle libere professioni, desiderio di essere liberi professionisti, assenza di risorse per avviare le attività professionali che spesso impiegano più di dieci anni per consolidarsi).

Il secondo panel si è concentrato sugli investimenti sostenibili, evidenziando il ruolo e gli approcci degli schemi pensionistici su questo tema. Lucia Alessi ha dato il via al panel con una presentazione esaustiva del panorama normativo europeo in relazione alla tassonomia sugli investimenti sostenibili, al regolamento SFDR relativo all’informativa sulla sostenibilità nel settore dei servizi finanziari e alla direttiva CSRD che introduce nuove regole per il reporting di sostenibilità delle imprese (pubblicata nella Gazzetta Ufficiale dell’UE a dicembre 2022), completata dalle sue analisi basate sulla ricerca sui rischi di transizione climatica nel settore bancario e sull’impatto della “greenness” sui bond sovrani. Ha quindi annunciato che la Commissione ha commissionato alla BCE con ESA e ESRB la simulazione di uno stress test climatico in tutta l’UE per valutare la resilienza dell’intero sistema finanziario. I risultati della simulazione saranno resi noti a fine 2024 e saranno necessari diversi esercizi scientifici e lo sviluppo di nuovi modelli di calcolo del rischio.
Oliver Hardt ha poi illustrato l’approccio della Bayerische Versorgungskammer (BVK) alla sostenibilità, sottolineando in particolare il valore reputazionale degli impegni di sostenibilità degli investitori istituzionali. La divulgazione su ESG è stata inserita da BVK in tre pilastri: a) responsabilità (effettivo pagamento delle pensioni); b) Rischi/rendite (demografia, clima, biodiversità); c) reputazione (rischio di). Su queste è adottata la prospettiva ESG. Quanto all’engagement, Hardt ha ricordato che in BVK si è scelto di prevedere il dialogo interno e l’esercizio del diritto di voto per i detentori del portafoglio. Quindi un contributo attivo su ESG, in particolare, per definire i target per le imprese e per i singoli prodotti, perché possano essere verificati i dati. Nel 2010, infine, BVK si è dotata di una strategia di sostenibilità che fissa vincoli volontari (in termini di impegni e target) che sono richiamati nell’alleanza “Net-zero Asset Owner Alliance”.
In linea con ciò, Alfredo Granata ha condiviso la sua esperienza come CIO di Inarcassa, citando l’adesione ai principi per l’investimento responsabile (PRI) come esempio dell’impegno della sua istituzione. In particolare, Granata ha ricordato il percorso iniziato nel 2017, la cui finalità principale è la ricerca di investimenti di qualità, a moderata volatilità e un grado di sostenibilità e responsabilità consolidato, nonché un’analisi ESG robusta e concreta. E’ stata la prima cassa di previdenza dei professionisti sottoscrivere i principi UNPRI, un’esperienza condivisa poi da altre casse grazie anche all’attività di formazione sui temi ESG svolta dall’AdEPP. Nel 2020 con altre casse si associa al Forum per la Finanza Sostenibile.
Aleksandra Palinska di EUROSIF ha quindi sottolineato che i rischi di sostenibilità non dovrebbero essere visti come una questione a sé stante, ma dovrebbero essere integrati nelle pratiche di gestione del rischio di qualsiasi investitore, come sta già diventando prassi comune. Nel contesto attuale, a meno di un anno dalle elezioni europee e alla conseguente pausa normativa, è opportuno analizzare i risultati raggiunti in questi cinque anni e individuare una visione futura. Ci sono due aspetti fondamentali per il futuro: la revisione del regolamento SFDR, che EUROSIF vede positivamente perché si tratta di un regolamento basilare nella normativa UE che ha assicurato trasparenza ed è stato applicato anche al di fuori dell’UE (ad esempio da alcuni investitori neozelandesi), ma che necessità di interventi sulla chiarezza definitoria, sulle lacune presenti e sulla possibilità di inserire una nuova categoria per gli investimenti per la transizione); e l’“Engagement” che è fondamentale come leva per potere degli asset manager nella transizione verso la sostenibilità (per il futuro e nel contesto SFDR).

Nel concludere i lavori, il presidente Henke ha ricordato l’importanza strategica degli investimenti sostenibili, in particolare quelli che sono connessi all’ecologia e alla sopravvivenza del pianeta, non potendo più tornare indietro su alcune scelte che hanno già arrecato danni irreparabili agli ecosistemi (ciò che viene distrutto non può essere semplicemente ricostruito, in natura).

Alberto Oliveti ha sottolineato che l’evento odierno dimostra quanto sia ancora necessaria la promozione dell’utilità economica e sociale delle professioni intellettuali in Europa (come fattori significativi per produrre maggior benessere collettivo). E come queste, nel cambiamento sociale e tecnologico, debbano essere supportate con un’adeguata e articolata strategia politica e fiscale sul lavoro, che punti di più sulla crescita culturale del fattore umano, anche per consentire agli enti previdenziali dei professionisti di continuare ad esercitare al meglio la funzione previdenziale e di sicurezza sociale cui sono preposti.