Professioni tecniche. 2030 più giovani, laureati e donne

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Female engineer in protective ear muffs and glasses holding folder, writing. Engineers wearing in white t shirts, coveralls, helmets. operating computerized plasma laser machine.

Sempre più giovani, soprattutto laureati e donne, punteranno da qui al 2030 su una professione tecnico-scientifica. Professioni che saranno sempre più a “banda larga” cioè estremamente diversificate per ruoli, competenze e servizi offerti. Parallelamente il mondo delle professioni evolverà sostanzialmente, così come il ruolo degli Ordini professionali che saranno sempre più erogatori di servizi. A queste evoluzioni faranno da traino le innovazioni tecnologiche, in particolare l’Intelligenza Artificiale, che modificheranno il lavoro intellettuale assorbendo un quarto delle attuali occupazioni.

Questi alcuni dei risultati emersi dall’indagine previsionale “Il futuro delle professioni tecnico-ingegneristiche. Scenario 2030” realizzata dallo studio del Professor Domenico De Masi attraverso il metodo “Delphi”  (in allegato).

Al centro della ricerca, quindi, il tema delle innovazioni tecnologiche che da qui al 2030
continueranno ad aumentare quantitativamente e a svilupparsi qualitativamente: più
robotizzazione e più automazione, ma soprattutto più Intelligenza Artificiale, che
assorbirà e modificherà soprattutto il lavoro intellettuale, sia impiegatizio che creativo e
avrà notevoli impatti sulle competenze dei lavoratori e sulle forme organizzative.

Questo obbligherà a puntare su formazione e competenza, tanto che le professioni emergenti ascrivibili ai contesti tecnologici e ingegneristici, richiederanno una formazione di
livello terziario. Del resto da qui al 2030 il paradigma dominante del lavoro sarà quello
delle professioni dei servizi a “banda larga”, ossia di professionisti che hanno un
altissimo numero di attività e di ruoli per contenuto, livello e formazione. Un modello
che permetterà alle persone di passare da un ruolo all’altro senza perdere l’identità.

A cambiare, nello stesso tempo, sarà il ruolo degli Ordini professionali che assumeranno
sempre più le caratteristiche di fornitori di servizi per i propri iscritti. Pertanto l’offerta
di formazione diventerà cruciale. La tendenza dei giovani laureati, fortemente orientata a non iscriversi, imporrà la necessità di rinnovarsi sotto differenti punti di vista: effettiva
rappresentatività dei propri iscritti e dei loro legittimi interessi; capacità di stimolare
innovazione e nuove prospettive nei percorsi professionali; capacità di organizzare,
fornire, integrare la formazione professionale e di coinvolgere chi opera nel settore della
libera professione.

Focus, poi, su come cambierà il lavoro dei Periti Industriali: più portatile e
automatizzato rispetto ad oggi, con modalità di lavoro sempre più “fuori ufficio”. Il
“core” del lavoro resterà abbastanza simile a quello attuale, ma necessiterà di
aggiornamenti continui a causa delle nuove tecnologie legate alla transizione energetica.

La formazione del Perito Industriale sarà comunque sempre più caratterizzata
dall’unione di cultura tecnica con i saperi scientifici proprio per garantire quel
necessario approccio culturale e interdisciplinare alle competenze.

Ed è in questo solco che si inserisce anche il necessario ripensamento del sistema di
welfare della categoria.

Da qui al 2030, sarà essenziale infatti mettere a punto anche percorsi individuali di welfare previdenziale ed assistenziale per consolidare le azioni attuate al fine di migliorare l’adeguatezza dell’assegno pensionistico, tutelare la salute e le situazioni di vulnerabilità. Ovvero, un welfare della persona, che la sostenga nella vita privata e nelle esigenze familiari e di salute, con uno sguardo attento al fine previdenziale e alla sostenibilità.

Il nostro virtuoso modello di welfare dovrà essere pronto ad aprirsi ad ulteriori platee di riferimento, e favorire l’aggregazione di servizi comuni agli altri enti di previdenza, assicurando con responsabilità, il valore dell’autonoma gestionale riconosciuta dalla legge istitutiva.

Ma quali saranno i settori in espansione da qui al 2030? Per la ricerca non ci sono dubbi,
la domanda di lavoro crescerà soprattutto negli ambiti relativi alla trasformazione
digitale, economia circolare, transizione energetica ed ecologica, trasformazioni
demografiche, quindi all’adattamento a una silver economy con tutti i bisogni (abitativi,
sanitari, ecc.) che ne deriveranno. Il recupero del patrimonio abitativo esistente in ottica
di sostenibilità ambientale, e di supporto alla silver economy, rappresenterà una tra le
opportunità di incremento occupazionale.