Distilli “καιρός. È il tempo del rinnovamento”

104

di Stefano Distilli*

“Era l’autunno 2003 quando la Cassa Dottori Commercialisti approvò la riforma del sistema previdenziale e, con essa, il passaggio dal metodo retributivo a quello contributivo” inizia così l’editoriale del Presidente Stefano Distilli, pubblicato su Il Sole 24 Ore, per presentare l’XI edizione del Previdenza in tour, dal titolo “καιρός, 20 anni dalla riforma. Tra passato, presente e futuro”.

“Ed il termine Kαιρός, che ha ispirato il tema dell’evento e trova le sue fondamenta nel pensiero degli antichi greci – spiega Distilli –  è proprio quella, delle quattro parole utilizzate per definire il concetto di  “tempo”, che rappresenta al meglio il significato della “riforma” indicando, nella sua natura qualitativa, precisamente il “momento giusto o opportuno”, uno specifico momento “nel mezzo”, nel quale qualcosa di speciale accade”.

E il Presidente continua:

Potremmo tradurlo in “hic et nunc”, qui ed ora, il momento dove la nostra Cassa ha saputo cogliere  la possibilità di prevedere e l’opportunità di cambiare e di incidere sul divenire degli eventi.

Il divenire, dunque, ed il guardare e predire il futuro furono gli obiettivi principali ai quali ci si ispirò quando nel 2003 fu applicata la riforma del sistema pensionistico. In effetti in quel momento, se ci si fosse limitati a ragionare secondo logiche temporali ordinarie, non sarebbe stato necessario questo importante cambiamento: all’epoca, infatti, le proiezioni attuariali – elaborate in linea con quanto richiesto dalla normativa allora vigente (su un orizzonte di quindici anni) – evidenziavano una situazione di equilibrio, una crescita consistente degli associati, un rapporto di circa dieci iscritti per ogni pensionato e un patrimonio in progressiva crescita.

Interrogarsi e capire concretamente come le cose, invece, si sarebbero sviluppate guardando oltre fu fondamentale. Nei primi anni 2000 la Cassa Dottori Commercialisti ha saputo prevenire gli interventi legislativi successivi, come la legge 296/2006 e il D. Lgs 201/11, e grazie ad approfondimenti e studi attuariali basati   su proiezioni con un orizzonte spostato a quaranta anni, ha verificato come le generose regole allora adottate avrebbero portato all’azzeramento del patrimonio e al conseguente rischio di default entro il 2035. L’applicazione della riforma non fu, pertanto, la fine di un sistema ormai insostenibile anche se apparentemente in equilibrio, ma l’inizio, invece, di un percorso virtuoso verso la sostenibilità di un sistema che alla luce dei risultati raggiunti può interrogarsi sul futuro per intercettarne ed interpretarne le dinamiche sempre più complesse.

L’attenzione verso le generazioni future deve essere  un tratto fondamentale dello sviluppo sostenibile e, più in generale, della sostenibilità declinata in tutte le sue accezioni: sociale, economica e finanziaria. E il tema del rapporto tra generazioni presenti e future riguarda tipicamente gli enti previdenziali privati e in particolare l’operato della nostra Cassa, la cui gestione è improntata a tutelare il futuro dei propri iscritti, secondo criteri di responsabilità e sostegno, con un’attenzione particolare alla componente più giovane, per dare concretezza al patto che lega le diverse generazioni appartenenti allo stesso sistema finanziato a ripartizione.

Giovani e pensioni: questa la stella polare verso cui abbiamo indirizzato il percorso degli ultimi venti anni. Garantire l’equità intergenerazionale e permettere alla platea di iscritti più giovani di costruire il loro futuro previdenziale sono alla base degli interventi migliorativi introdotti dal 2003 in poi, con una tempistica ben precisa scadenzata sulla base delle continue verifiche di sostenibilità attuariale. Sul fronte previdenziale sono state approvate misure correttive che favorissero in misura piena le coorti con sole annualità di iscrizione con il meno generoso metodo contributivo rispetto agli iscritti antecedenti il 2003, come l’incremento dell’aliquota di computo rispetto a quella di finanziamento (introdotta nel 2012 e aggiornata nel 2023), il riconoscimento sui montanti contributivi di una quota parte del contributo integrativo e del fondo extra-rendimento (2015 e 2019).

L’inverno demografico sempre più evidente e la progressiva precarizzazione del mondo del lavoro pongono, però, l’accento sul rischio di un’emergenza di portata nazionale che si ripercuoterà in futuro sui giovani. In questo contesto, la Cassa Dottori Commercialisti è impegnata da tempo nella costruzione di un sistema pensionistico equo, inclusivo e sostenibile. E grazie alla riforma del 2003 e ai successivi provvedimenti che hanno stabilizzato misure con una iniziale temporalità limitata (è del 2011 la conferma sine die della contribuzione integrativa voluta per finanziare misure equitative ed assistenziali), oltre ad aver raggiunto la sostenibilità attuariale e finanziaria e aver perseguito l’obiettivo di una maggiore adeguatezza delle prestazioni, ci si è potuti concentrare anche sullo sviluppo di un sistema di welfare in grado di interpretare l’evoluzione dei bisogni e della professione. Continuare lungo queste direttrici deve essere l’obiettivo per i prossimi anni.

E proprio in quest’ottica, così come vent’anni fa, ci siamo interrogati rispetto agli esiti della riforma entrata in vigore dal 2004, sullo stato dell’arte del nostro sistema, attraverso analisi tecniche che siano in grado di integrare – e non sostituire – i bilanci tecnici elaborati secondo le metodologie previste dalle disposizioni normative e di rappresentare potenzialmente uno strumento ed una “cassetta degli attrezzi” ulteriore di analisi e riflessione per poter, con il medesimo spirito di vent’anni fa, riflettere sul futuro e cogliere il “momento giusto”.

*Presidente della Cassa Dottori Commercialisti