Pension Adequacy Report 2024

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Key Conclusions (Traduzione di cortesia)

Il 20 giugno è stato pubblicato il “Rapporto sull’adeguatezza delle pensioni 2024”, redatto congiuntamente dal Comitato per la protezione sociale (SPC-Social Protection Committee) e dalla Commissione europea. Il diritto a redditi e pensioni adeguate, proclamato dal Pilastro europeo dei diritti sociali, rappresenta un elemento chiave dell’Europa sociale anche per il conseguimento dell’obiettivo di riduzione della povertà fissato per il 2030.

Il rapporto, che esce ogni tre anni, analizza in che misura i sistemi pensionistici degli Stati membri assicurano, sia oggi che in futuro, un reddito adeguato nel periodo del pensionamento, ovvero prevengono la povertà degli anziani e preservano il reddito personale (uomini e donne) per l’intera durata della pensione. Gli ultimi tre anni sono stati caratterizzati da sfide straordinarie per le società e le economie europee: prima la pandemia di COVID-19, seguita da un periodo di alta inflazione e, poi, dall’impennata dei costi dell’energia innescata dall’aggressione della Russia contro l’Ucraina. Al contempo si sono fatte ancora più pressanti le sfide strutturali legate al cambiamento demografico e all’evoluzione del mondo del lavoro. Tenuto conto di questo contesto, il rapporto evidenzia alcune conclusioni chiave.

La prima è che il quadro attuale dell’adeguatezza delle pensioni rimane eterogeneo, con il rischio di povertà ed esclusione sociale delle persone anziane in continua crescita dal 2019 in poi, guidato dall’aumento della povertà relativa di reddito, a fronte della diminuzione della deprivazione materiale e sociale.

Nell’Unione europea, nel 2022, più di una persona su cinque di età superiore a 65 anni era a rischio di povertà o esclusione sociale. Si tratta di 18,5 milioni di persone (un numero in crescita a causa dell’aumento del tasso di povertà e dell’invecchiamento della popolazione) con differenze significative tra i vari Paesi, ma una costante in tutti i Paesi: il maggior rischio di povertà per le donne anziane rispetto agli uomini. Nel 2022 quasi una donna su due di 75 anni e oltre era a rischio di povertà o esclusione sociale.

Un ulteriore evidenza è che il reddito delle persone anziane nell’UE rimane in media inferiore al 90% del reddito in età lavorativa, con differenze significative tra donne e uomini e tra Paesi. Infatti, le prestazioni pensionistiche ammontano, in media, a circa tre quinti del reddito da lavoro di fine carriera. Da notate che la disuguaglianza di reddito delle persone anziane è diminuita dal 2019, probabilmente per le misure di protezione dei redditi più bassi adottate dagli Stati membri durante le citate crisi.

A queste tendenze si affianca il rallentamento dell’aumento dell’aspettativa di vita degli europei nell’ultimo decennio (tendenza esacerbata dall’eccesso di mortalità nella pandemia di COVID-19) e la stabilità complessiva, dall’inizio del secolo ad oggi, della quota di anni in buona salute nella restante aspettativa di vita delle persone anziane.

Gli europei trascorrono in media 21 anni da pensionati, con una forchetta che varia dai 15 ai 25 anni, a seconda delle differenze nell’età pensionabile e nell’aspettativa di vita nei diversi Stati membri.

Il rischio più elevato di povertà per gli anziani è strettamente connesso all’aumento dei bisogni di assistenza sanitaria e di assistenza a lungo termine. La Commissione segnala come la copertura di questi bisogni sia una sfida cruciale per l’UE. I costi totali dell’assistenza a lungo termine, infatti, in assenza di protezione sociale pubblica possono essere molto elevati in relazione al reddito pensionistico, in particolare per gli anziani con esigenze e patologie più gravi.

Poiché le donne hanno una vita media più lunga, sono maggiormente soggette alla precarietà della salute nell’età avanzata, hanno più spesso bisogno di assistenza e, come noto, hanno redditi più bassi.

Nel rapporto si evidenzia come gli Stati membri stanno adottando ulteriori misure per salvaguardare l’adeguatezza delle pensioni ma, nonostante ciò, l’adeguatezza futura rimane sotto pressione.

Le riforme pensionistiche sono state posposte nel periodo di crisi avviato dalla pandemia di COVID-19, quando tutti gli Stati membri hanno attuato misure eccezionali e temporanee a sostegno dei redditi. E’ proseguita tuttavia la tendenza generale al rafforzamento dei meccanismi di adeguatezza delle pensioni.

Le principali tendenze di riforma hanno riguardato: il miglioramento dell’accesso e della maturazione dei diritti; la promozione del prolungamento della vita lavorativa e del posticipo del pensionamento con incentivi e una maggiore flessibilità nei percorsi di pensionamento; il rafforzamento delle reti di sicurezza sociale contro la povertà attraverso riforme delle prestazioni di base e minime. Alcuni Stati membri hanno anche attuato riforme che rafforzano il ruolo dei regimi pensionistici a capitalizzazione e favoriscono i diritti individuali.

Tra le conclusioni chiave del Rapporto, l’attesa diminuzione dei tassi di sostituzione delle pensioni per una determinata carriera nei prossimi quattro decenni, a conferma dei risultati dei precedenti rapporti. Anche tenendo conto dei previsti aumenti nella lunghezza delle carriere e degli aumenti legislativi dell’età pensionabile, i tassi di sostituzione sono destinati a diminuire sia per le donne che per gli uomini nella maggior parte dei Paesi, anche se la prevista entità del calo varia notevolmente tra Paesi. Coerentemente, le simulazioni mostrano che il reddito pensionistico pro-capite è destinato a diminuire. L’età di pensionamento, quindi, rimane un fattore chiave per spiegare le prestazioni pensionistiche attuali e future. Mentre il pensionamento anticipato fino a due anni prima dell’età pensionabile comporta per lo più riduzioni temporanee o lievi della pensione, lavorare oltre l’età pensionabile comporta in genere un sostanziale aumento del tasso di sostituzione.

Un ulteriore evidenza è che i sistemi pensionistici proteggono chi ne ha bisogno, ma permangono delle lacune. Ciò in quanto i sistemi pensionistici e la tassazione influenzano il livello e la (ri)distribuzione dei redditi da pensione e l’evoluzione futura della loro adeguatezza. I lavoratori a basso reddito hanno tassi di sostituzione più alti in tutti i Paesi, mentre una carriera breve riduce il tasso di sostituzione in misura meno che proporzionale, anche se ciò non sempre è sufficiente a far uscire le persone dalla condizione di povertà. La Commissione e SPC prevedono una sostanziale stabilità della disuguaglianza di reddito in età avanzata nei decenni a venire.

Inoltre, nel rapporto si evidenzia come le interruzioni di carriera non sono tutte ugualmente protette dai sistemi pensionistici (la pensione di disoccupazione varia da paese e a paese, come pure la misura in cui i periodi di invalidità sono accreditati). La maggior parte dei Paesi indennizza l’assistenza ai familiari non autosufficienti ed eroga una pensione solo leggermente inferiore a quella prevista per una carriera ininterrotta.

Le persistenti disuguaglianze pongono delle sfide alle politiche pensionistiche, poiché ad esempio la gran parte delle persone anziane è costituita da donne, rendendo il divario di genere nella vecchiaia una sfida sociale di particolare rilievo. Essere single in età avanzata aumenta ulteriormente il rischio di povertà per le donne rispetto agli uomini, sebbene la differenza tra le pensioni medie di uomini e donne continui a ridursi, pur tuttavia, permangono il divario nel tasso di povertà in età avanzata, negli importi della pensione e nella copertura pensionistica. Il divario di genere (26% a livello europeo nel 2022) affonda le sue radici nelle diversità di carriera professionale tra uomini e donne, con retribuzioni più basse per le donne, carriere più brevi e/o interrotte, anche a causa degli obblighi di cura/assistenza, e la presenza di un maggior numero di lavori a tempo parziale. Una minore alfabetizzazione finanziaria, inoltre, può ostacolare la pianificazione pensionistica delle donne, e richiederebbe specifici interventi di educazione finanziaria e una maggiore trasparenza pensionistica.

Il Rapporto mette inoltre l’accento sulla necessità per le politiche pensionistiche di affrontare la questione delle disuguaglianze nell’aspettativa di vita. Le persone con un livello di istruzione più elevato possono aspettarsi di vivere più a lungo in pensione, in parte anche a causa di fattori legati allo stile di vita (tale divario è particolarmente pronunciato tra gli uomini). Inoltre, le persone con un elevato livello di istruzione entrano ed escono dal mercato del lavoro molto più tardi di quelle con un livello di istruzione inferiore. Queste differenze nell’aspettativa di vita e nelle età di ingresso e uscita dal mercato del lavoro possono avere un effetto regressivo. Poiché molti Paesi stanno innalzando l’età pensionabile in risposta all’aumento della longevità, i sistemi pensionistici potrebbero dover adattare i percorsi di pensionamento ai diversi profili professionali per evitare la creazione di disuguaglianze.

Il modo in cui la disuguaglianza dei redditi da lavoro si traduce in disuguaglianza pensionistica dipende in larga misura dalla progressività del sistema pensionistico. I sistemi pensionistici degli Stati membri compensano in media un quarto della disuguaglianza dei redditi accumulata nel corso della vita lavorativa. La progressività del sistema pensionistico dipende da caratteristiche quali le prestazioni forfettarie e quelle soggette a verifica delle condizioni economiche, i massimali delle pensioni contributive e la riduzione dei diritti in presenza di redditi elevati.

L’aspettativa è che le pensioni dei lavoratori autonomi siano in media di un terzo inferiori a quelle dei lavoratori dipendenti a tempo pieno con una carriera simile, a causa delle differenze nelle regole e nei guadagni medi. Aliquote contributive forfettarie o ridotte, una base contributiva bassa o regimi pensionistici o fiscali semplificati spesso determinano proiezioni di pensioni basse per i lavoratori autonomi. In alcuni Paesi, i lavoratori con forme di occupazione non standard non riescono ad accedere alle pensioni a causa dei requisiti minimi di retribuzione o di orario di lavoro o di opzioni limitate per l’accumulo dei diritti pensionistici.

Le conclusioni del rapporto indicano che i sistemi pensionistici europei e le misure anticrisi hanno attenuato l’impatto della crisi COVID-19 sulle pensioni attuali e future. Le pensioni in pagamento non sono state ridotte in termini nominali. L’impatto della crisi sulle pensioni future è stato limitato, grazie a un uso più esteso dei programmi di conservazione del posto di lavoro (con i diritti alla pensione maturati normalmente); a contributi pensionistici sovvenzionati; all’estensione del regime di disoccupazione e alla tutela delle assenze per malattia; e alle misure specifiche a favore dei lavoratori autonomi. Tuttavia, al contempo, i regimi pensionistici a capitalizzazione sono stati soggetti a una forte volatilità durante tutto questo periodo.

L’ondata di inflazione del 2022-23 ha ridotto il valore reale delle pensioni nella maggior parte degli Stati membri, pur essendo il potere d’acquisto dei pensionati più protetto rispetto alla popolazione in età lavorativa. Le misure dei governi a sostegno dei pensionati comprendono l’indicizzazione regolare e gli aumenti straordinari delle prestazioni, i supplementi di pensione e altre prestazioni in denaro. Poiché i pensionati a basso reddito sono più esposti all’inflazione elevata, molti Paesi hanno dato priorità alla loro protezione attraverso prestazioni minime o misure di sostegno mirate.

Infine, si legge nel rapporto, l’indicizzazione delle pensioni rappresenta una leva politica fondamentale per proteggere i pensionati dall’erosione del reddito. Tuttavia, nella maggior parte dei Paesi, nel lungo periodo essa non riesce a tenere il passo con l’aumento dei redditi da lavoro. Mentre l’indicizzazione dei salari è di solito più vantaggiosa per i pensionati rispetto all’indicizzazione dei prezzi, questa situazione si è invertita durante il recente periodo di alta inflazione.
La frequenza dell’indicizzazione, peraltro, è fondamentale per salvaguardare l’adeguatezza delle pensioni in caso di forte rialzo dei prezzi al consumo.

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Alla luce di queste osservazioni, il Comitato protezione sociale (SPC) e la Commissione europee ritengono che gli sforzi per attuare il Pilastro europeo dei diritti sociali debbano continuare.

Mercati del lavoro inclusivi e solidi sono fondamentali per mantenere pensioni adeguate in una società che invecchia.

L’UE dovrebbe sostenere gli sforzi nazionali per garantire pensioni adeguate attraverso un ampio mix di politiche, anche affrontando le disuguaglianze di genere durante la vita lavorativa, attenuando l’impatto dei compiti di assistenza e garantendo la protezione sociale per le esigenze di assistenza.

Inoltre, devono proseguire gli sforzi per attuare la Raccomandazione del Consiglio sull’accesso alla protezione sociale e la Raccomandazione del Consiglio sull’assistenza a lungo termine di alta qualità e a prezzi accessibili, compreso il sostegno e il monitoraggio delle azioni nell’ambito del Comitato di protezione sociale. Queste azioni contribuiranno al mantenimento di elevati standard di vita per gli anziani europei.

Come richiesto nel Demography Toolbox della Commissione, le politiche europee e nazionali dovrebbero contribuire a garantire che le persone in Europa possano realizzare le proprie aspirazioni, anche attraverso l’empowerment delle generazioni più anziane e il sostegno al loro benessere.

L’adeguatezza e la sostenibilità della protezione sociale in età avanzata richiedono un monitoraggio e un’analisi continui, compreso uno stretto coordinamento tra l’analisi della sostenibilità della spesa legata all’invecchiamento e l’adeguatezza delle pensioni e dell’assistenza a lungo termine.
In quest’ottica, sarà organizzata una riflessione congiunta sulle due Relazioni sull’adeguatezza delle pensioni e sull’invecchiamento del 2024.

Il prossimo rapporto sull’adeguatezza delle pensioni e sull’assistenza a lungo termine uscirà nel 2027.

Link

https://op.europa.eu/en/publication-detail/-/publication/c854e35f-2eb1-11ef-a61b-01aa75ed71a1/language-en