Emapi, parola d’ordine “Sinergie”

45

Ne è convinto il Presidente Nunzio Luciano che, nel suo intervento di apertura alla Convention organizzata a Roma, vede le sinergie come strumento centrale per coniugare innovazione a welfare, sia esso puramente sanitario sia assistenziale.

E nel dare i numeri che fotografano un sistema proteso al futuro, Luciano sottolinea che queste garantirebbero “alle platee professionali servizi e prestazioni con migliori condizioni in rapporto qualità/prezzo in uno scenario nel quale si salvaguarda l’autonomia del comparto della previdenza privata”.

“Per cambiare bisogna avere coraggio e pazienza – ha ribadito il Presidente di Emapi –  So che non è facile  perché  si vengono a rompere dei modi consolidati negli anni ma so che ce la possiamo fare”.

Le trasformazioni sono necessarie e non si possono bloccare soprattutto quando si parla di assistenza sanitaria integrativa che, per il Sottosegretario al Mef Federico Freni “sarà sempre più necessaria in un Paese che si trova di fronte all’inverno demografico. E’ importante realizzare un modello di welfare sanitario in cui pubblico e privato possano lavorare insieme, senza che l’uno sia concorrente dell’altro”.

E Freni prende ad esempio il governo che “ha come grande ricchezza quella di essere stato capace di aggregare mondi apparentemente eterogenei, fornendo prestazioni comuni”.

Previdenza di primo pilastro, previdenza complementare e assistenza sanitaria unite da un obiettivo comune. Di questo parla il Presidente dell’AdEPP, Alberto Oliveti, dal palco.  “Il nostro obiettivo è essere funzionalmente un macro aggregato di welfare che faccia: previdenza obbligatoria come ogni Cassa fa, a modo suo ma siamo tutti integrati e ci parliamo molto; assistenza sanitaria integrativa ed Emapi lo farà sempre meglio;  un secondo pilastro ad adesione volontaria, fruibile da tutti i liberi professionisti appartenenti alle Casse.  Come AdEPP abbiamo già studiato la possibilità di un secondo pilastro, c’è molto da fare e per quanto riguarda Emapi piena disponibilità a trovare strade migliori in questa dinamica evolutiva che riguarda il welfare dei professionisti”.

Un welfare che negli anni ha subito molte trasformazioni rispondendo alle nuove istanze presentate dagli iscritti delle Casse e che la Presidente dell’Enpab e Vice presidente AdEPP, Tiziana Stallone, ha raccontato alla platea presente. “Come Casse di previdenza abbiamo la piena certezza della centralità che il vero patrimonio siano gli iscritti. Di loro ci dobbiamo occupare e per loro dobbiamo essere il cambiamento. La grande sfida del nostro welfare è proprio quella di anticipare il cambiamento. Il welfare che si lega al professionista e alla conciliazione vita/lavoro è fondamentale.  Negli ultimi anni, infatti, si è incentrato sul sostegno al lavoro e alle fragilità legate al lavoro quindi ai giovani, all’attrattività verso la libera professione. Quindi le Casse si occupano di coprire le spese per le assicurazioni, per la pec, lo spid, l’acquisto degli strumenti e delle nuove tecnologie. Però il lavoro non è solo l’inizio ma è consolidamento quindi in campo anche sostegno alla formazione, alle forme aggregate”.

“Ecco che inizia ad essere presente un welfare per la transizione digitale e qui arriva anche il tema delle donne. Abbiamo visto, ad esempio, che la possibilità di usare delle piattaforme aiuta  le professioniste nella conciliazione tra vita privata e lavorativa”.

E per il Presidente Inarcassa e Vice presidente AdEPP, Giuseppe Santoro, il legame tra lavoro e welfare è indissolubile.  “Esco da questa giornata con due considerazioni: i liberi professionisti vivono più degli italiani e la seconda ci sono sempre meno liberi professionisti.  Il passaggio successivo è: come saranno le Casse tra 50 anni, come saranno le aggregazioni tra 50 anni. C’è, quindi, una componente fondamentale: il welfare è collegato al lavoro che è cambiato e cambia continuamente. Non si fa più l’ingegnere , il commercialista, il medico come 50 anni fa ma anche non si fa più ancora come prima e dopo il Covid.  E quindi se è cambiato il lavoro deve cambiare il welfare. Non c’è dubbio”.