
Il 6 marzo 2025 i leader dell’Unione europea si riuniranno in un vertice straordinario per discutere della prosecuzione del supporto all’Ucraina e del rafforzamento della difesa europea. Il Presidente del Consiglio europeo, António Costa, nell’invito rivolto ai leader dell’UE ha evidenziato il momento cruciale sia per l’Ucraina sia per la sicurezza dell’Europa. Al vertice è stato invitato anche il Presidente ucraino, Volodymyr Zelensky.
Per fronteggiare la persistente aggressione militare russa all’Ucraina, l’Unione europea e i suoi Stati membri hanno già stanziato quasi 135 miliardi di euro a sostegno di quel paese e della sua popolazione. Di questi, 48,7 miliardi di euro sono stati destinati alle forze armate ucraine (aiuti militari totali, singoli Stati membri e UE). Il supporto finanziario e militare dell’UE è stato affiancato da una serie di sanzioni senza precedenti nei confronti della Russia, mirate a settori chiave della sua economia, come quello bancario, la flotta ombra di Putin[1] e le tecnologie industriali ed energetiche. Le ultime sanzioni, approvate il 24 febbraio 2025, intensificano le misure punitive contro Mosca. L’assistenza militare dell’UE all’Ucraina mira a rafforzare le capacità e la resilienza delle forze armate ucraine, oltre a proteggere la popolazione civile dall’ingiustificata aggressione russa. L’Unione europea rimane ferma nel suo sostegno, impegnandosi a garantire aiuti politici, finanziari, economici, umanitari, militari e diplomatici fino a quando sarà necessario.
Sanzioni per violazioni dei diritti umani
Alle sanzioni economiche e finanziarie si aggiungono le sanzioni imposte dall’UE in risposta alle violazioni dei diritti umani in Russia, attraverso due specifici regimi sanzionatori: un regime globale sui diritti umani; un regime specifico adottato il 27 maggio 2024. Le misure restrittive colpiscono individui ed entità responsabili di gravi violazioni dei diritti umani, repressione della società civile e dell’opposizione democratica in Russia. Tra i soggetti sanzionati figurano: le colonie penali (ad es. dove Alexei Navalny è stato detenuto fino alla sua morte); il Servizio Penitenziario Federale della Federazione Russa; giudici, procuratori e membri del sistema giudiziario coinvolti nei casi di Navalny, Vladimir Kara-Murza, Oleg Orlov e Alexandra Skochilenko; funzionari di alto livello del sistema carcerario e del Ministero della Giustizia; la “Safe Internet League”, ossia, un’organizzazione para-governativa russa.
Il regime specifico di maggio 2024 permette inoltre all’UE di sanzionare chiunque fornisca supporto finanziario, tecnico o materiale a soggetti coinvolti in violazioni dei diritti umani in Russia. Sono state introdotte anche restrizioni commerciali sull’esportazione di apparecchiature che potrebbero essere utilizzate per la repressione interna e per il controllo delle telecomunicazioni.
Il 6 marzo i leader proseguiranno, inoltre, la discussione sull’autonomia strategica dell’UE in materia di difesa. Il rafforzamento della difesa europea è stato al centro del confronto del ritiro di Egmont il 3 febbraio scorso. I leader dell’UE hanno discusso su come migliorare le capacità collettive, i finanziamenti e le partnership strategiche, riconoscendo l’urgenza della situazione in Ucraina. L’obiettivo è quello di rendere l’Europa più sovrana e meglio equipaggiata per affrontare le sfide di sicurezza presenti e future. L’UE e gli Stati membri si sono già impegnati ad aumentare la spesa per la difesa, che tra il 2021 e il 2024 è cresciuta di oltre 30%, raggiungendo 326 miliardi di euro, pari a circa 1,9% del PIL dell’UE.
Il vertice straordinario del 6 marzo 2025 dovrebbe segnare un ulteriore passo avanti nel rafforzamento della sicurezza europea e nel sostegno all’Ucraina, a dimostrazione della determinazione dell’Unione europea nel difendere i valori democratici e la stabilità del continente.
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[1] Con l’espressione “flotta ombra” russa si fa generalmente riferimento all’uso da parte di Mosca di vecchie petroliere, spesso non assicurate e di proprietà poco chiare, per esportare il petrolio greggio russo all’estero, nonostante le sanzioni internazionali, di UE e del G7. Oltre a violare le sanzioni, queste attività hanno anche sollevato timori sul potenziale di disastri ambientali.