
Nella sua audizione di fronte alla Commissione parlamentare di inchiesta sugli effetti economici e sociali derivanti dalla transizione demografica in atto, il Presidente Francesco Maria Chelli ha illustrato gli indicatori demografici riferiti al 2024, “la più recente fotografia disponibile”.
Il quadro generale
Il 2024 evidenzia una dinamica demografica in continuità con quella dei recenti anni post pandemici: un calo contenuto della popolazione residente, la conferma di una dinamica naturale fortemente negativa i cui effetti vengono attenuati da una dinamica migratoria positiva, la progressiva contrazione della dimensione media delle famiglie. Il 2024 aggiunge però alcuni elementi: il minimo storico di fecondità, una speranza di vita che supera definitivamente i livelli pre-pandemici, l’aumento degli espatri di cittadini italiani, il nuovo massimo di acquisizioni della cittadinanza italiana, a cui si affianca comunque l’importante crescita della popolazione straniera residente.
Al 1° gennaio 2025 la popolazione residente conta 58 milioni 934mila unità, 37mila in meno rispetto alla stessa data dell’anno precedente. Il processo di diminuzione della popolazione, in atto dal 2014, prosegue ininterrottamente e il decremento registrato nel 2024 (-0,6 per mille) è in linea con quanto osservato nei due anni precedenti (-0,4 per mille nel 2023 e -0,6 per mille nel 2022).
Il calo di popolazione non coinvolge in modo generalizzato tutte le aree del Paese: mentre nel Nord la popolazione aumenta dell’1,6 per mille, il Centro e il Mezzogiorno registrano variazioni negative pari rispettivamente al -0,6 per mille e al -3,8 per mille.
Nel 2024 le nascite si attestano a quota 370mila, registrando una diminuzione sul 2023 del 2,6%. Calano anche i decessi (651mila), il 3,1% in meno sul 2023, dato più in linea con i livelli pre-pandemici che con quelli del triennio 2020-22. Il saldo naturale, ovvero la differenza tra nascite e decessi, risulta quindi ancora fortemente negativo (-281mila unità).
Le immigrazioni dall’estero sono 435mila e, per quanto inferiori di circa 5 mila unità rispetto al 2023, si mantengono sostenute. Le emigrazioni per l’estero ammontano a 191mila, in sensibile aumento sul 2023 (+33mila). Il saldo migratorio netto con l’estero è pari a +244 mila, riuscendo in ampia parte a compensare il deficit dovuto alla dinamica naturale.
Risultano, infine, in calo dell’1,4% i trasferimenti di residenza tra Comuni, che globalmente hanno coinvolto un milione e 413mila cittadini.
Speranza di vita superiore a quella del periodo pre-pandemico
Nel 2024 si contano 651mila decessi, 20mila in meno rispetto al 2023. In rapporto al numero di residenti, sono deceduti 11 individui ogni mille abitanti (11,4 nell’anno precedente). Un numero così basso di decessi non si registrava dal 2019. Il calo della mortalità risulta confermato anche dal confronto con i 678mila decessi teorici che si sarebbero avuti nel 2024 se si fossero manifestati i medesimi rischi di morte del 2019.
Nel quadro di una popolazione che tende a invecchiare, il numero di decessi tende strutturalmente a crescere, in quanto più individui sono esposti ai rischi di morte, anche qualora i rischi di mortalità rimanessero invariati da un anno all’altro. Quando ciò non si verifica, come nell’ultimo anno, può dipendere dal mutevole andamento delle condizioni climatico-ambientali, dall’alterna virulenza delle epidemie influenzali da una stagione alla successiva, da un precedente significativo eccesso di mortalità dovuto a circostanze eccezionali come avvenuto nel periodo pandemico e post-pandemico.
Negli ultimi 15 anni si sono osservati diversi picchi significativi, nel 2012, 2015, 2017 e soprattutto nel 2020-2022, ai quali ha sempre fatto seguito un calo della mortalità negli anni immediatamente successivi.
Il calo dei decessi si traduce in un guadagno di vita rispetto al 2023 di circa cinque mesi sia per gli uomini sia per le donne. La speranza di vita alla nascita nel 2024 è stimata in 81,4 anni per gli uomini e in 85,5 anni per le donne (+0,4 in decimi di anno), superando anche i livelli raggiunti nel 2019. Il difficile periodo legato alla pandemia sembra essere ormai superato, con una sopravvivenza che torna a registrare incrementi significativi come in passato. Certamente la pandemia ha lasciato un segno importante, lo testimonia il fatto che ci sono voluti 4 anni per un ritorno alla normalità storica: se la pandemia non avesse avuto luogo, oggi si parlerebbe molto probabilmente di livelli di sopravvivenza ancora migliori di quelli registrati.
Fecondità ai minimi storici
Nel 2024 i nati residenti in Italia sono 370mila, in diminuzione di circa 10mila unità (-2,6%) rispetto all’anno precedente. Il tasso di natalità si attesta al 6,3 per mille, contro il 6,4 per mille del 2023. I nati di cittadinanza straniera, il 13,5% del totale, sono quasi 50mila, circa 1.500 in meno rispetto all’anno precedente.
La fecondità nel 2024 è stimata in 1,18 figli per donna, al di sotto del valore osservato nel 2023 (1,20) e inferiore al precedente minimo storico di 1,19 figli per donna registrato nel 1995.
Il calo delle nascite, oltre che essere determinato da un’importante contrazione della fecondità, è causato anche dalla riduzione nel numero dei potenziali genitori, a sua volta risultato del calo del numero medio di figli per donna registrato negli anni che li ha visti nascere. La rilevanza dell’aspetto strutturale è ben evidente, considerando che la popolazione femminile nelle età convenzionalmente considerate riproduttive (15-49 anni) è passata da 14,3 milioni di unità al 1° gennaio 1995 a 11,4 milioni al 1° gennaio 2025.
Gli uomini nella stessa fascia di età, pari a 14,5 milioni trenta anni fa, sono oggi circa 11,9 milioni. In tali condizioni, nel 1995, con una fecondità di poco superiore a quella odierna, le coppie misero comunque al mondo 526mila bambini, ossia 156mila in più di quelli nati nel 2024.
Nel 2024 continua a crescere l’età media al parto, che si attesta a 32,6 anni (+0,1 decimi sul 2023). Il fenomeno della posticipazione delle nascite è di significativo impatto sulla riduzione generale della fecondità, poiché più si ritardano le scelte di maternità più si riduce l’arco temporale a disposizione delle potenziali madri per la realizzazione dei progetti familiari.
Diminuiscono anche i matrimoni che, ormai da tempo, non rappresentano più un passaggio preliminare all’avere figli. Nel 2024 i matrimoni sono 173mila, 11mila in meno rispetto al 2023. Continua la forte riduzione di quelli celebrati con rito religioso (-9mila) e allo stesso tempo si osserva un calo di quelli celebrati con rito civile (-2mila). Complessivamente, nel 2024 il tasso di nuzialità prosegue lievemente a scendere, portandosi al 2,9 per mille dal 3,1 del 2023.
Cresce lo squilibrio tra popolazione in età attiva e non attiva
Al 1° gennaio 2025 si stima un’età media della popolazione residente di 46,8 anni, in crescita di due punti decimali (circa tre mesi) rispetto al 1° gennaio dell’anno
precedente.
La popolazione fino a 14 anni di età è pari a 7 milioni 19mila individui (erano 7 milioni 186 mila nel 2024) e rappresenta l’11,9% del totale. La popolazione in età attiva (15-64 anni), oggi pari a 37 milioni 342mila, il 63,4% del totale, mostra una riduzione di un punto decimale sull’anno precedente. La popolazione di 65 e anni e più è pari a 14 milioni 573mila unità e costituisce il 24,7% del totale, in aumento di quattro punti decimali rispetto al 2024.
Nel contesto della popolazione anziana cresce il numero di ultra ottantacinquenni,
i cosiddetti grandi anziani, che raggiungono i 2 milioni 422mila individui (+103mila in un anno) e rappresentano il 4,1% della popolazione totale, di cui il 65% donne. In aumento anche il numero stimato di ultracentenari che supera a inizio 2025 le 23mila e 500 unità, oltre 2mila in più rispetto all’anno precedente, anche in questo caso con una prevalenza di donne (83%). L’aumento di questi segmenti di popolazione in presenza di fragilità sociali (es. reti familiari rarefatte, condizioni di solitudine, abitazioni non adeguate, ecc.) possono riverberarsi pesantemente sui caregiver familiari, richiedendo una rafforzata considerazione dei bisogni residenziali e di assistenza dei grandi anziani.
Le variazioni relative su base annuale della popolazione per classi di età non riescono a dare conto dell’intensità delle trasformazioni demografiche in atto: un orizzonte di 20 anni restituisce un quadro differente, all’interno del quale, a parte l’apprezzabile crescita della popolazione anziana e la costante riduzione di quella giovanile, colpisce l’evoluzione in perdita della popolazione in età attiva.
Quest’ultima, rispetto al 1° gennaio 2005, scende di un milione e 179mila individui, passando dal 66,4% al 63,4%.
Altro aspetto saliente riguarda la composizione interna della popolazione in età attiva: venti anni fa questa risultava equamente distribuita tra i 15-39enni e i 40- 64enni; al 1° gennaio 2025 la popolazione attiva risulta più anziana, con una percentuale di ultra quarantenni salita fino al 58,5%.