Povertà educativa e sociale. Torricelli “Investimenti per progetti strutturali”

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“Si parla di frequente di povertà di alcune parti della popolazione, di impoverimento della classe media, ma quello che spesso si riscontra è che buona parte di questa perdita di status dipende dalla “povertà educativa e sociale”, è stato questo l’incipit che ha dato il via al convegno organizzato, mercoledì scorso a Roma, da Itinerari Previdenziali.

Tra i relatori intervenuti anche il Presidente dell’Ente di previdenza degli psicologi, Felice Damiano Torricelli, che ha voluto sottolineare alcuni aspetti fondamentali riguardanti i possibili investimenti “sociali”.

“Rispetto agli investimenti possibili in psicologia voglio raccontare l’esperienza maturata in Inghilterra. In Gran Bretagna è stata fatta una riflessione su quanto costassero per la collettività e lo Stato le condizioni di ansia e di depressione delle persone. Dallo studio è emerso che il trattamento della depressione pesa circa l’1,5% del Prodotto interno lordo e causa il 40% della disabilità lavorativa. Oltre ai costi diretti, i costi indiretti toccano aspetti difficilmente quantificabili ma fondamentali per la vita sociale, economica e produttiva del Paese. Ecco perché anche gli economisti si sono occupati della depressione riuscendo a quantificare che un anno senza sintomi fa guadagnare alla collettività 8mila sterline per resa lavorativa. Da qui, nel 2012, ne è nato un progetto che è stato ulteriormente rifinanziato quest’anno con ulteriori 800 milioni di sterline calcolando che ne ritorneranno 16 miliardi in termini di contabilità pubblica complessiva”.

Quanto vale una persona che da avere una condizione di disagio, di  depressione, di non riuscire più a lavorare, di aver bisogno di assistenza e di ricovero in strutture ospedaliere, torni a compiere azioni normali, una vita attiva, a pagare tasse su un lavoro che riesce a mettere in campo, a pagare previdenza? Io penso abbia un valore enormeha ribadito nel suo intervento il Presidente Torricelli – Anche in Italia sarebbe possibile arrivare a un protocollo nel quale si interviene sulle difficoltà delle persone ad essere produttive, si tratta di investire cifre piccole, sperimentali, per essere poi in grado di garantire un sistema nazionale, con un commitment pubblico affinché diventi un progetto strutturale”.

“Le statistiche delle organizzazioni nazionali e internazionali (OMS) indicano che a una riduzione della “povertà educativa e sociale” (PEeS) corrisponde un’altrettanta diminuzione della “povertà economica”, con enormi vantaggi per la realizzazione del percorso umano di ogni singolo individuo, per la spesa pubblica e quindi, in definitiva, per lo sviluppo di ogni Paese.  – ha ribadito nel suo intervento Alberto Brambilla, responsabile del centro studi di Itinerari previdenziali – È più che ragionevole stimare che una riduzione di un terzo di ludopatie, alcolismo, droghe, ridurrebbe di oltre il 20% la povertà economica e migliorerebbe il Pil nazionale. Occorre quindi una grande mobilitazione partendo tuttavia da un presupposto fondamentale: “Insegnare a tutti che non esistono i diritti se non ci sono doveri e che sono proprio i doveri a poter garantire i diritti”. E oltre lo Stato? Per raggiungere questi obiettivi, oltre alle attività filantropiche, occorrono anche interventi innovativi del settore privato, opportunamente incentivati, quali gli investimenti a impatto sociale (social impact investment) attraverso i SIB (social impact bond), il pay by result, il microcredito e gli investimenti in Silver Economy”.