Il Presidente della Bicamerale di controllo sugli Enti di previdenza privati, Lello Di Gioia, nel suo intervento durante il convegno di primavera organizzato da Itinerari Previdenziali, ha annunciato la costituzione, avvenuta lo scorso 6 marzo, di un tavolo tecnico al quale si sono seduti i rappresentanti del Ministero del lavoro, dell’economia e delle Finanze, dello Sviluppo Economico e delle infrastrutture e al quale verrà convocato anche il presidente dell’Adepp, Andrea Camporese.
Un tavolo tecnico non condiviso dal Presidente della Commissione lavoro della Camera, Cesare Damiano, che lo ha liquidato, nel suo intervento con “Uno in più, uno in meno male non fa…ne sono stati fatti tanti e se ne faranno altrettanti…vero è che fino ad oggi non c’è stata una grande attenzione da parte della Politica sulla previdenza, soprattutto su quella complementare”. D’accordo, invece, con il Presidente Di Gioia sulla necessità di abolire o almeno diminuire il regime di tassazione alla quale sono sottoposte le Casse. “Da tempo sostengo – ha affermato Damiano – che il regime di doppia tassazione vada rivisto, che gli Enti possono essere ancora più incisivi sul Sistema Paese, attenti però a considerare i fondi come possibili finanziatori”.
Eppure proprio Di Gioia aveva richiamato quei “100 miliardi di euro che sono poco utilizzati dal Sistema per lo sviluppo del nostro Paese”. E proprio parlando degli Enti, il Presidente della bicamerale di controllo, ha puntato il dito contro una normativa poco chiara e trasparente. “Le Casse sono enti privati e non pubblici, serve per questo una normativa chiara che cancelli ogni dubbio, con regole precise. A questo stiamo lavorando, spero di realizzarla entro Luglio, massimo Settembre”.
Una normativa che, una volta per tutte, dovrebbe cancellare le incongruenze e violazioni sulla autonomia organizzativa, amministrativa e finanziaria , sancita già da una legge nazionale, alla quale le Casse sono sottoposte a causa del loro inserimento nell’elenco Istat. Autonomia che il presidente dell’AdEPP, Andrea Camporese, reclama anche sugli investimenti. “Non investiamo dove dice il Governo – ha sottolineato nel suo intervento Camporese – Quale sono le linee da seguire per un nostro investimento nel Sistema Paese? Mantenere innanzitutto la nostra autonomia, scegliendo investimenti che diano un ritorno, con strutture manageriali non inquinate dalla politica e con un calcolo di rischio corretto. Una struttura privatistica di investimento è possibile e molto virtuosa”.
La possibilità che l’innalzamento dell’aliquota sulle rendite finanziarie dal 20 al 26%, annunciata dal Presidente del consiglio, Matteo Renzi, possa includere anche le Casse, il presidente Camporese non la prende neppure in considerazione. “Nel giro di consultazioni, che ho avuto con gli esponenti di tutte le forze politiche e di Governo, ho ricevuto rassicurazioni: non saremo inclusi nel provvedimento. Se così non dovesse essere, vi posso assicurare che la reazione sarà molto pesante. Noi ribadiamo la nostra attenzione verso il Paese e la nostra disponibilità a contribuire per rilanciare lo sviluppo convinti che non ci possa essere previdenza senza lavoro. Noi abbiamo dimostrato di avere un’idea di futuro, la capacità di gestione anche durante una delle peggiori crisi che abbia mai investito il nostro mondo. Meritiamo rispetto e attenzione. E’ impensabile che siamo tassati alla stregua di un fondo speculativo. Lo sa bene l’Unione europea che interverrà, a breve, per una omogolazione dei regimi di tassazione. Dopodiché per il nostro Paese sarà la fine della corsa. A chi lo governa il compito di dare seguito a quanto affermato in più occasioni, in più dichiarazioni pubbliche prendendosi l’impegno a ristabilire uno stato di diritto, togliendo il regime di doppia tassazione alla quale siamo sottoposti, diminuendo la tassazione sulle rendite finanziarie, al fine di migliorare le prestazioni nei confronti dei nostri iscritti sia in termini di maggiori adeguatezza delle prestazioni sia nell’offerta di più ampi servizi di welfare integrato”.