Indagine Almalaurea, i giovani pagano il prezzo più alto della crisi

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La XVI Indagine ha coinvolto quasi 450.000 laureati di tutti i 64 Atenei aderenti al Consorzio nel 2013. Oltre a circa 220 mila laureati post-riforma del 2012 – sia di primo sia di secondo livello – ad un anno dalla conclusione degli studi universitari, sono stati intervistati tutti i laureati di secondo livello del 2010 (oltre 72 mila), interpellati quindi a tre anni dal termine degli studi e i colleghi del 2008 (oltre 54 mila), contattati a cinque anni dal termine degli studi.

Infine due indagini specifiche hanno messo sotto la lente di ingrandimento i laureati di primo livello del 2010 e del 2008 che non hanno proseguito la formazione universitaria (53 mila e 44 mila), contattati rispettivamente a tre e cinque anni dalla laurea. Inoltre, per non  tralasciare il mercato  del lavoro, l’indagine ha  esaminato, in particolare: l’imprenditorialità dei laureati italiani in questo contesto di crisi economica, mettendo in luce caratteristiche e propensioni di chi decide di intraprendere un’attività autonoma di questa natura; i laureati italiani di secondo livello occupati all’estero, coinvolti in una specifica indagine web, che ha ottenuto buoni tassi di risposta e che ha consentito di tratteggiare le motivazioni alla base della scelta compiuta, le difficoltà incontrate nel trasferimento all’estero, l’opinione circa le azioni che il nostro Paese dovrebbe intraprendere per limitare la cosiddetta “fuga dei cervelli”.

Dall’indagine il dato che emerge è che tutti i giovani italiani, laureati inclusi, incontrano difficoltà maggiori che in altri Paesi anche se la laurea continua a rappresentare un forte investimento contro la disoccupazione . Questi godono di vantaggi occupazionali rispoetto ai diplomati sua nell’arco della vita lavorativa sia nelel fasi congiunturali negative come quella che il Paese sta vivendo negli ultim i anni. I più colpiti dalla crisi sono i neo diplomati  che registrano un tasso di disoccupazione +14,8 punti contro i 6,5 punti dei neo laureati. Altro dato preoccupante riguarda la percentuale di diplomati che si iscrivono all’università, solo il 30% confermando il dato 2012 pubblicato dall’Ocse che sottolineava come l’Italia si trova agli ultimi posti per la quota di laureati sia per fascia di età 55-64 sia per quella 25-34. 

Meno consolante il dato Eurostat, ripreso nell’indagine Almalaurea, sui manager che nel bel paese sono meno della metà della media europea la quale registra il 53%.