Un emendamento sbagliato, una difesa altrettanto sbagliata

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Il comma 474 richiama le raccomandazioni della Commissione europea, la quale, in linea con i principi comunitari, non guarda ad una definizione giuridica di impresa né di professionista. La distinzione tra professionisti ordinistici e professioni “non organizzate in ordini o collegi” ai sensi della legge 4/2013, non appartiene alle logiche comunitarie che dal punto di vista delle politiche per l’auto impiego e la Pmi guarda ad un concetto sostanziale di soggetto economico e di impresa. La dizione utilizzata dal comma 474 ricomprende chiaramente tutti i professionisti, iscritti agli ordini e non. La dizione “liberi”, vorremmo spiegare all’on. Rotta, non significa iscritto ad un ordine.

La legge di stabilità, che in base alle dichiarazioni del governo, vuole essere un provvedimento a sostegno della crescita, elimina ogni dubbio circa l’estensione ai liberi professionisti delle misure e delle politiche in favore delle iniziative di impresa. Eliminazione di barriere, ampliamento degli incentivi, come il super ammortamento o il rinvio dell’incremento dell’aliquota contributiva, sono misure tipiche della Legge di Stabilità.

Rinviare al collegato lavoro, che ha natura ordinamentale pura, significa strumentalmente non voler consentire ai professionisti tutti di accedere alle misure finanziabili con la programmazione 2014-2020, che si sta definendo (con i bandi e gli avvisi) in queste settimane presso le diverse autorità di gestione.

I POR e i PON verranno programmati nella loro implementazione nelle prossime settimane presso i Comitati di sorveglianza. Pertanto rinviare il chiarimento normativo ad un provvedimento che, per i tempi parlamentari, richiede almeno un anno significherà concretamente far perdere ai professionisti delle opportunità importanti. Sembra quasi che si voglia realizzare un rinvio “politico” per favorire gruppi forti e ben organizzati che temono questo emendamento.

L’economia della conoscenza rappresentata dai professionisti, in Italia quasi 3 milioni di operatori, in un contesto di forte globalizzazione e di innovazione tecnologica, richiede misure che ne favoriscano l’innovazione, lo sviluppo, la competitività e l’aggiornamento continuo.

Solo una visione burocratica, rafforzata sulla scarsa conoscenza delle norme e delle professioni, può portare a difendere un emendamento soppressivo di un principio comunitario. Ci auguriamo che il Gruppo parlamentare del PD della Camera escluda questo emendamento dalle proposte emendative al Ddl Stabilità.

 

Roma 3 dicembre 2015